Biennale Arte 2015

tutti i futuri del mondo a Venezia

Due giorni non bastano per visitare la 56° Biennale d’Arte a Venezia, ma bastano sicuramente per godere della bellezza della città e farsi un’idea su che direzione stia prendendo l’arte contemporanea, e di conseguenza l’ ”umore” del mondo intero.

All the World’s Futures, tema della manifestazione curata da Okwui Enwezor, racchiude in se le parole mondo e futuro dando una possibilità di interpretazione a 360 gradi, seppure filtrata attraverso tre macrotemi. Vitalità: sulla durata epica, Il giardino del disordine e Il Capitale: una lettura dal vivo.

89 i paesi partecipanti di cui 31 negli spazi dell Arsenale, 29 negli storici, meravigliosi Giardini e i rimanenti in edifici della città. Questi numeri mi danno già idea di quanto ho visto e quanto devo ancora vedere. Tornare non mi dispiacerà affatto perché nulla è più piacevole di un’immersione nell’arte in una delle città più belle al mondo. Soprattutto se a rinfrancare lo spirito dopo tante riflessioni profonde sul futuro del mondo ci aspettano spritz e cicchetti al Bottegon, al Cantinone già Schiavi o ai Zemei. Rinfrancarsi, ma non dimenticare le istanze di artisti di tutto il mondo che aprono un chiaro dialogo con lo spettatore sul senso di precarietà, instabilità e disagio tipico del nostro tempo, caratterizzato da capitalismo, consumismo, inquinamento e potere mediatico.

Dopo una visita a Giardini e Arsenale ecco cosa ci ha colpiti di più e perché.

Italia

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Partiamo dal nostro paese presente all’Arseale con l’esibizione Codice Italia, curato da Vincenzo Trione. 15 artisti di fama internazionale tra cui Vanessa Beecroft, Mimmo Paladino e Kounellis, per citane alcuni. Il padiglione Italia interpreta i futuri del mondo attraverso il recupero della memoria, atteggiamento tipico del nostro paese, che guarda sempre alla storia per costruire le fasi di quello che verrà. Bellissima l’istallazione della Beecroft che, con un omaggio a Duchamp, pone la sua opera fatta di donne di marmo, un po’ nascosta e   visibile solo da una fessura .

Turchia

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Un chiaro esempio di quanto gli spazi dell’Arsenale aiutino a volte a rendere più interessante un’ opera site specific come nel caso del padiglione Turchia nelle sale delle armi. Un arcobaleno firmato  dell’artista concettuale di origini armene Sarkis, che ha dato un nome italiano al suo padiglione: “Respiro”.

“Respirare ed espirare, nonché portare luce: queste sono le mie motivazioni, quando lavoro su idee che instaurano un infinito dialogo. La loro trasformazione dà forma al cuore del mio lavoro…” dice Sarkis

Lasciamo l’Arsenale per i Giardini che incantano per la bellezza delle strutture dei padiglioni immersi in una natura lussureggiante da cui di tanto in tanto si scorge il mare.

Francia

%name Biennale Arte 2015Nel padiglione Francia  i nostri occhi si sono riposati alla vista di un grande pino marittimo in movimento al centro di una sala bianca e luminosa. Una visione salvifica dopo svariati padiglioni bui, lugubri e ipertecnologici. L’opera di Celeste Boursier-Mougenot , raffinata come il paese che rappresenta, invita il visitatore ad accomodarsi sui divani posti ai tre lati del grande albero, adagiato su una zolla di terra da cui escono le sue radici, per attenderne il lento movimento accompagnato da un fruscio di rami. Purtroppo la foga da “quanti padiglioni mancano” non consente lunghe soste e in molti nemmeno si accorgono che la natura di Celeste si muove..

Giappone

%name Biennale Arte 2015Per molti l’istallazione più evocativa di questa edizione della Biennale. In effetti lo è, suggestiva e precisa nel messaggio. The Key in the Hand di Chiharu Shiota riempie gli spazi del padiglione Giappone con migliaia di chiavi, simbolo di qualcosa di quotidiano ma importante, unite da una miriade di fili rossi che pendono dal soffitto circondando una vecchia barca .

Olanda

%name Biennale Arte 2015Ancora natura protagonista nel padiglione Olandese, abitato da rami, pietre, foglie, falcetti disposti intorno a un tappeto circolare di rose secche (Rosa Damascena, 1985-present). All way to be to be to be di Herman de Vires espora l’interruzione del rapporto tra uomo e natura.

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Svizzera

%name Biennale Arte 2015Blu, verde e infine tanto rosa i colori attraverso cui Pamela Rosenkranz rappresenta l’inesorabile modo in cui i prodotti chimici stanno alterando il nostro corpo e la nostra mente. In Our Product infatti, inventa nomi immaginari di prodotti chimici tossici creati fantasiosamente da una industria super tecnologica.

Paesi nordici%name Biennale Arte 2015

Per la prima volta la Norvegia è l’unica responsabile del Padiglione dei Paesi Nordici . L’OCA, Office for Contemporary Art, ha deciso di affidare il progetto a Camille Norment, artista americana residente a Oslo.

“Ho trattato l’edificio come un corpo e ho considerato le vetrate come una pelle composta dalle note suonate da un’armonica di vetro, mentre un coro di voci femminili si diffonde nello spazio attorno.” dice la Norment descrivendo il suo lavoro Rapture, un’istallazione sonora che evoca un evento appena accaduto, in cui il suono ha distrutto cornici e vetri.

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Gran Bretagna

%name Biennale Arte 2015Il più ironico e dissacratorio, il padiglione Britannico espone le opere scandalose di Sara Lucas. Un trionfo di erotismo grottesco fatto di strane creature antropomorfe (a noi sembrano peni e tette giganti ma l’artista afferma di aver voluto rappresentare dei gatti), e parti anatomiche di uomini e donne con sigarette infilate nelle parti intime. Il tutto avvolto da un giallo tra l’ocra e l’acido.

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Sati Uniti

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Riflettevo sull’abuso di installazioni video all’interno della Biennale, quando varcata la soglia neoclassica del padiglione statunitense, vengo rapita dall’opera They Come to Us without a Word di Joan Jonas. Un messaggio positivo di rinascita per questo mondo, rappresentato attraverso una video-performance fatta di immagini fiabesche e sognanti, animali immaginari e bambini vestiti di bianco. Un inno alla natura celebrato con un immaginario “ritorno al futuro” ad un’ era arcaica e mitologica.

Visitatelo per ultimo per uscire dai Giardini con un anelito di speranza, prima di ordinare uno spritz seduti al bar Paradiso.

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