Dal 30 giugno potremmo finalmente vedere le opere di Borondo realizzate per Chained a Milano. L’artista spagnolo, classe ’89, ha raggiunto ormai fama internazionale grazie alla particolarità con cui coniuga tecnica e sperimentazione per raccontare la solitudine e la tristezza del vivere. Le sue figure sembrano sempre apparire dalla superficie per sottrazione. Borondo dipinge e incide, gratta via, per mostrare quello che il passante non riesce a vedere.
Che futuro avranno le gallerie d’arte e perché tu preferisci la strada?
Cerco di non pensare molto al futuro, ancora meno a quello delle gallerie. Penso che il fenomeno di Internet abbia cambiato molto il rapporto tra l’artista e lo spettatore/collezionista, visto che non serve più come prima una mediazione per arrivare al lavoro degli artisti. Se parliamo della strada ancora di meno, la comunicazione è totalmente diretta. Spero che questo fatto faccia sì che le gallerie si sforzino di più per dare supporto agli artisti; cosa che non sempre succede.
Parlaci del tuo processo creativo. Come vengono alla luce le tue opere?
In generale, i miei lavori nascono da una sorta di esperienza contestuale legata al “dove” e al “quando” le opere vengono concepite. Spesso arrivo a mani vuote e lascio che la situazione mi porti a trovare l’idea e il modo di farlo piú adatto. In questo caso sto lavorando con tante tecniche diverse, cercando di adattarle al senso dell’opera.
Nell’Istituto Cervantes ho scelto di usare paglia e vetro. Invece, nello spazio dell’Hangar di Via Amari, lavoro con materiali recuperati in loco. Nella collaborazione con Edoardo Tresoldi ho eseguito un lavoro di pittura e scultura sul muro localizzato nel piazzale adiacente all’Università Bicocca.
Avrai l’opportunità di indagare il tema dell’Expo 2015. Quale è la tua opinione in proposito?
Non sono ancora andato a visitare il sito espositivo dell’Expo, quindi non mi sento di opinare delle cose che non conosco in prima persona. Il mio punto di vista è che l’uomo è il piu terribile degli animali, e che è probabile che tra poco – magari giusto per moda – ci inizieremo a “mangiare” tra di noi, di nuovo. Purtroppo in questi giorni l’ambizione è piu forte della morale.
Come tradurrai questo concetto per Chained?
Via Dante. Paglia. Origine. Memoria dell’essenziale e del primario. Come mostra del nostro continuo distacco dall’elemento naturale. Con il processo di industrializzazione ci siamo allontanati dal contatto con la materia prima.
Via Amari. Lavoro sul tempo. Di nuovo la memoria e la decandenza accaduta grazie alla costante divorazione che fomenta il nostro sistema di mercato.
Piazzale Bicocca. Il senso del passaggio, l’elevazione , oltrepassare i propri limiti… Insomma, la speranza contro il mio dichiarato pessimismo.

Hangar Via Michele Amari 18, Milano: dal 30 giugno al 31 luglio 2015. Martedì-Domenica, ore 16 – 20.
Instituto Cervantes, Via Dante 12, Milano: dal 2 luglio al 22 luglio 2015. Lunedì-Venerdì, ore 15 – 19.
– Ingresso libero –