AUSTRALIAN GRAFFITI – la prima mostra di Lister a Milano

 

 

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Images Courtesy and Copyright of Daniele Fragale Photography

E si parla ancora di Urban Art: dal 22 marzo al 28 aprile 2012, Avantgarden Gallery  presenta “Things We Shouldn’t Talk About” la prima mostra personale di Anthony Lister a Milano. Non male il giovane Mr. Lister, che ormai è diventato un nome di rilievo sulla scena del movimento underground internazionale (nonchè parte della collezione della National Gallery of Australia di Canberra!).

Torniamo dunque a parlare del fenomeno Urban Art, sempre più in voga, ormai pienamente accreditato e definito movimento culturale fondamentale. l’AvantGarden gallery lo aveva già intuito e anche stavolta ha il merito di ospitare un pezzo forte della scena Urban e Street contemporanea che ci offre un’assaggio delle sue nuove sperimentazioni.

Anthony non è cambiato molto rispetto agli anni ’90 in cui imperversava tra le strade di New York e Brisbane. Apparte per il taglio di capelli un pò piu’ hipster,  l’energia, l’entusiasmo e la carica espressiva che trapela dalle sue opere è rimata la stessa. Anche quando i soggetti della nuova produzione sono essenzialmente ballerine. Modalità acid-tutu’.

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Ancor prima di varcare la soglia della galleria, vengo accolta proprio da una ballerina in carne ed ossa…e passamontagna, che tra un arabesque e pirouette si fa qualche tiro di sigaretta. Non male dar vita ad una delle sue creazioni paradossali il cui fascino criminale colpisce più della leggiadria della sua danza.

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Le ballerine dipinte invece, lisergiche apparizioni indefinite, ma concrete in tutta la loro nevrotica vividezza, vengono de-idealizzate e ricollocate tra le icone della sulla personale mitologia contemporanea carica di super/anti-eroi e colti riferimenti ad opere degli storici maestri “pop”, in uno stile che coniuga il graffitismo all’action painting, tra un’estetica baconiana e quella del fumetto americano.

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Queste figure, si trovano a fare i conti con il lato oscuro della psiche e dell’inconscio, protagoniste dei vizi e dei peccati immorali di cui, per per l’appunto, “we shouldn’t talk about”. Tra oniriche scene di incubi orgiastici ed immagini iperdinamiche che fluttuano nelle composizioni astratte, le opere su pannello rifiutano il supporto e si espandono in divenire generando turbinii di velocità futurista.

E’ inevitabile, un vero street artist non riesce ad ignorare l’istinto naturale di appropiarsi dello spazio circostante, di contagiare, con la carica dirompente del colore, piu’ porzioni di parete possibile assecondando l’impulso imprescindibile del rifiuto di ogni gerarchia e  forma di controllo.

Addentrandosi nelle sale e superato l’effetto macabro dell’installazione-cadavere imbustato che pende dal soffitto, si è attirati da una curiosa e calva figurina, provocazione chapmaniana, che si rifà ad un grottesco decisamente piu’ ironico e leggero. Un modellino di Collina (si, proprio Pierluigi Collina l’arcinoto arbitro affetto da alopecia) vestito di tutu’ e diadema rosa shocking. Non mi chiedete perchè. Lo spazio del ludus immaginifico non ha confini.

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Passando nella saletta accanto troverete una situazione ancora diversa, una black room con istallazione site specific che vi farà flashare in uno spazio distorto da una semplice e originale trovata fluo.

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Al vernissage c’erano anche Mr Wany, Ozmo, e altri Street artist, con i quali Lister sarebbe andato poi a graffitare un pò piu’ in la! Adoro l’effetto aggregante e partecipativo che solo l’esperienza artistica sa generare.

Prima di lasciare a voi il giudizio sulla mostra in galleria, vi consiglio di uscire in strada, guardarvi intorno e non lasciarvi sfuggire, poco prima di raggiungere la galleria in via Cadolini, una delle sue street faces a cielo aperto, come Street Art comanda. (impossibile non notarla!).

Testo di Eleonora Macioci

Foto di Daniele Fragale .