Alcuni pensano che la video art sia una forma di “fare arte facile”. Spesso è vero. Ma ci sono personaggi che hanno saputo sdoganare i media per dare spazio al dialogo e proporre una visione d’avanguardia che ha sovvertito schemi mentali fissi e soverchiato lo schermo.
Nam June Paik nasce nella splendida Seoul, Corea del Sud, nel 1932. Inizia il suo percorso come compositore, performer, videoartista e grande sperimentatore mediatico e si lega giovanissimo all’irriverente movimento neo-dadaista dei Fluxus che univa arte, musica e poesia in happening coinvolgenti, un fluire interrotto di gesti quotidiani apparentemente casuali per un nuovo senso estetico. Definito “un artista consapevole del proprio tempo”, ha utilizzato oggetti come televisore e telecamera come elementi sono solo di produzione di videosculture e videoinstallazioni ma soprattutto come componenti vitali delle sue performance.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=3G3XomkkTPY[/youtube]
A partire dagli anni Ottanta la sua ricerca si è concentrata sulla tecnologia satellitare e sul mondo dell’interattività, lasciando spazio a collaborazioni importanti con alcuni dei maggiori esponenti delle arti del XX secolo: John Cage, Peter Moore, Laurie Anderson, Joseph Beuys e Merce Cunningham.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=RkjxG_k0VDo[/youtube]
“Il bel canto è stato il primo rapporto che ho avuto con l’Italia. La cosa che più mi intriga della cultura italiana è certamente la qualità e la complessità della Grande Opera Italiana. L’Opera rappresenta quello che ricerco nell’arte elettronica, in un’Opera c’è tutto: la musica, il movimento, lo spazio. Così, se un’operazione di arte elettronica riesce con successo, ritengo che debba essere considerata un’Opera elettronica”. Nam June Paik
Testimoniano questo particolare legame dell’artista con la nostra cultura i robot dedicati a Luciano Pavarotti e Maria Callas e l’opera del 1995 dal titolo “Oriental Painting, Direttore d’Orchestra”.
Dal 16 febbraio le sale espositive della Galleria civica di Modena, Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini, ospiteranno la mostra “Nam June Paik in Italia”, a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini. La mostra riflette l’influenza dell’artista coreano in Italia a vent’anni esatti dalla vittoria del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1993.
Il percorso espositivo presenta una significativa selezione di opere, con oltre cento lavori, provenienti da importanti collezioni italiane e si propone di ricostruire il rapporto dell’artista con il nostro Paese di cui è stato ospite assiduo, dagli anni Settanta a tutti gli anni Novanta, da solo o con altri artisti della galassia Fluxus, impegnato in performance, mostre, scambi e dialoghi con critici, collezionisti, istituzioni.
Sono inoltre esposti documenti e testimonianze fotografiche e filmate scaturite da un’ampia ricognizione condotta sul territorio emiliano, dove Paik ha trovato molta attenzione da parte di galleristi appassionati e di accorti collezionisti.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=kedncd2LF8A[/youtube]
La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso gratuito dal 16 febbraio al 2 giugno con i seguenti orari:
Dal 16 febbraio al 29 marzo
mercoledì-venerdì 10.30-13.00; 15.00-18.00
sabato, domenica e festivi 10.30-18.30
lunedì e martedì chiuso.
Dal 30 marzo al 2 giugno
mercoledì-venerdì 10.30-13.00; 16.00-19.30
sabato, domenica e festivi 10.30-19.30
lunedì e martedì chiuso
Galleria civica di Modena, corso Canalgrande 103, 41121 Modena