NAM JUNE PAIK – capire la videoarte. A Modena

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Alcuni pensano che la video art sia una forma di “fare arte facile”. Spesso è vero. Ma ci sono personaggi che hanno saputo sdoganare i media per dare spazio al dialogo e proporre una visione d’avanguardia che ha sovvertito schemi mentali fissi e soverchiato lo schermo.

Nam June Paik nasce nella splendida Seoul, Corea del Sud, nel 1932. Inizia il suo percorso come compositore, performer, videoartista e grande sperimentatore mediatico e si lega giovanissimo all’irriverente movimento neo-dadaista dei Fluxus che univa arte, musica e poesia in happening coinvolgenti, un fluire interrotto di gesti quotidiani apparentemente casuali per un nuovo senso estetico. Definito “un artista consapevole del proprio tempo”, ha utilizzato oggetti come televisore e telecamera come elementi sono solo di produzione di videosculture e videoinstallazioni ma soprattutto come componenti vitali delle sue performance.

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A partire dagli anni Ottanta la sua ricerca si è concentrata sulla tecnologia satellitare e sul mondo dell’interattività, lasciando spazio a collaborazioni importanti con alcuni dei maggiori esponenti delle arti del XX secolo: John Cage, Peter Moore, Laurie Anderson, Joseph Beuys e Merce Cunningham.

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 “Il bel canto è stato il primo rapporto che ho avuto con l’Italia. La cosa che più mi intriga della cultura italiana è certamente la qualità e la complessità della Grande Opera Italiana. L’Opera rappresenta quello che ricerco nell’arte elettronica, in un’Opera c’è tutto: la musica, il movimento, lo spazio. Così, se un’operazione di arte elettronica riesce con successo, ritengo che debba essere considerata un’Opera elettronica”. Nam June Paik
Testimoniano questo particolare legame dell’artista con la nostra cultura i robot dedicati a Luciano Pavarotti e Maria Callas e l’opera del 1995 dal titolo “Oriental Painting, Direttore d’Orchestra”.

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Dal 16 febbraio le sale espositive della Galleria civica di Modena, Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini, ospiteranno la mostra “Nam June Paik in Italia”, a cura di Silvia Ferrari, Serena Goldoni e Marco Pierini. La mostra riflette l’influenza dell’artista coreano in Italia a vent’anni esatti dalla vittoria del Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1993.

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Il percorso espositivo presenta una significativa selezione di opere, con oltre cento lavori, provenienti da importanti collezioni italiane e si propone di ricostruire il rapporto dell’artista con il nostro Paese di cui è stato ospite assiduo, dagli anni Settanta a tutti gli anni Novanta, da solo o con altri artisti della galassia Fluxus,  impegnato in performance, mostre, scambi e dialoghi con critici, collezionisti, istituzioni.
Sono inoltre esposti documenti e testimonianze fotografiche e filmate scaturite da un’ampia ricognizione condotta sul territorio emiliano, dove Paik ha trovato molta attenzione da parte di galleristi appassionati e di accorti collezionisti.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=kedncd2LF8A[/youtube]

La mostra sarà aperta al pubblico con ingresso gratuito dal 16 febbraio al 2 giugno con i seguenti orari:

Dal 16 febbraio al 29 marzo
mercoledì-venerdì 10.30-13.00; 15.00-18.00
sabato, domenica e festivi 10.30-18.30
lunedì e martedì chiuso.
Dal 30 marzo al 2 giugno
mercoledì-venerdì 10.30-13.00; 16.00-19.30
sabato, domenica e festivi 10.30-19.30
lunedì e martedì chiuso

Galleria civica di Modena, corso Canalgrande 103, 41121 Modena