PROUST A COLORI – un viaggio nell’atlante pittorico del grande scrittore del Tempo

“Il colore sta allo stile come il disegno sta alla trama, e le grandi opere non sono , in fondo, che una combinazione riuscita dei due elementi. Ma uno dei due finisce sempre per prevalere sull’altro e in pittura, come in letteratura, si è coloristi o disegnatori”.

Questo l’assunto alla base di Proust. I colori del Tempo. Partendo dalle opere del più grande scrittore “visivo” del Novecento, Eleonora Marangoni, giovane scrittrice romana, racconta il caleidoscopico universo di colori che compone l’intera Recherche, e intraprende un ambizioso e sinestetico viaggio nell’immaginario cangiante del grande scrittore del Tempo.

 

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“Alle minuziose descrizioni ottocentesche, tipiche della prosa di Balzac e dei suoi contemporanei, Proust sostituisce pennellate impressioniste: egli “non fotografa, dipinge: i suoi ritratti non fissano dettagli sulla carta, liberano essenze nell’aria che lasciano il lettore libero di interpretarle e seguirle dove vuole”, scrive Eleonora Marangoni.

 

Nella Recherche, Macel Proust  fa riferimento a più di 100 pittori, da Giotto a Velasquez, e la sua opera è un’immensa galleria di ritratti.

“E’ dai tempi di Newton, Goethe, Schopenhauer, che scienziati e intellettuali si interrogano sull’essenza dei colori” – scrive Alessandro Piperno nella sua introduzione al testo, “la teoria del colori di Proust, non ha alcuna ambizione scientifica o sistematica. La sua teoria dei colori si chiama Memoria”.

Nella Recherche il colore è ovunque, come il Tempo, e Proust lo modula e visualizza a seconda del sentimento vissuto, nel presente o nel passato, colorando le epifanie in cui si imbatte durante l’esperienza estetica ed esistenziale della sua vita.


Il Giallo

“è tipico colore terreno, non può mai avere un significato profondo”, scrive Kandinskij, ne “Lo spirituale nell’arte”, è surrogato dell’oro e della preziosità dei materiali, è luminoso e intenso, parabola di splendore e miseria, dalla florida ricchezza delle chiome delle donne botticelliane, agli ansiogeni campi di grano di Van Gogh, figlio degenere dell’oro, nonché traditore ( nelle pitture antiche l’abito di Giuda è spesso di colore giallo).

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Il Blu

Il colore spirituale per eccellenza, da Giotto a Matisse, da Kandinskij a Yves Klain è il colore dell’eternità, della religiosità intesa come propensione dello spirito al trascendente, è il colore delle distese sconfinate nelle cui immensità l’uomo è perduto e, non a caso, è anche il colore storicamente più prezioso, tratto dal lapislazzulo, proveniente dalle traversate d’Oriente, ma è anche il colore che prelude alla morte di Swann il cui viso si andava coprendosi di “piccole chiazze di Blu di Prussia”. E’ il colore che lo accompagnerà alla fine.

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Il Verde

E’ il colore del Tempo, “velluto inimitabile degli anni”. Il verde dell’attesa, associato a tutto ciò che è mutevole e volubile, come l’infanzia, l’amore, la speranza, la fortuna, il caso. I greci non lo vedevano, i giocatori di carte veneziani e francesi del XVII secolo ne abusano; regna nelle fulminazioni nostalgiche e atemporali degli scrittori del 900 citati dalla Marangoni. Colore buono se associato alla natura, ma temibile e diabolico se associato alla natura umana, forse anche per colpa della sua instabilità chimica (che uccise Napoleone).

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Il Rosa

Se il verde e il Blu sono rappresentativi di sentimenti astratti dalle mille sfumature, il Rosa è il delicato colore della carne, della sessualità, mai troppo carica di erotismo, caratterizza le sfumature della seduzione e della leziosità che da sempre accompagna le grazie dell’universo femminile. Tuttavia il rosa è colore generico, nella Recherche accompagna i volti, gli abiti, l’immaginario di tutte le sue donne. Gli abiti voluttuosi di Odette, il portamento algido di Oriane, il volto sensuoso di Albertine.

In  Proust il rosa per antonomasia è il rosa Tiepolo, altrettanto vaporoso e inconsistente, lezioso e rococò, ingenuamente artificioso, quasi inconsistente.

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Il Viola

Il viola in Proust è il colore di Odette e della moda del tempo, è colore forte e ambizioso, “Odette può ostinarsi a cambiare marito, abito, pettinatura, ma il viola la accompagna in tutta la Recherche” afferma la Marangoni, “dissoluto, impuro, fortunato e astuto”, “l’unico in grado di conciliare la prepotenza del rosso e la tenerezza del Blu”.Il viola è colore esclusivo, che arricchiva gli abiti di imperatori, consoli e cardinali. E se il prezioso blu rappresentava il potere divino, il viola quello “temporale”, terreno, altrettanto glorioso.

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Il Rosso

“E’ il fuoco il sangue, l’amore e l’inferno” scrive Pastoreau nel suo Libro dei Colori.E’ storicamente il colore del potere, dell’impero, dell’autorità, dell’opulenza.Papi e imperatori se ne fregiano, è “divisa ufficiale dei potenti”, ma come si legge nella Recherche rappresenterà anche le atrocità e la prepotenza della vita mondana simbolizzata dalle scarpette di Madame di Guermantes.

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Potremmo proseguire ancora il viaggio intrapreso in questo spettacolare atlante del colore, ma rischieremmo di smarrirci… “I colori, come le parole, sono carichi di simboli, evocano, trascendono: sono troppo preziosi per essere ridotti ad una sola sfumatura”.

Il libro non è soltanto un racconto delle visioni estetiche proustiane, ma una guida per chi voglia avvicinarsi alla Recherche in modo originale, dall’angolo privilegiato delle immagini che la compongono.

Come per il sommo Orazio nel “Ut Pictura Poesis”; o per i Simbolisti, nutriti di variopinte “Correspondance”, anche la Marangoni ricerca in Proust la sintesi tra le due arti e la estrapola con delicatezza e spessore immergendovisi come ispirata da un’appassionante inclinazione e familiarità spirituale con il grande scrittore del Tempo.