Diversi anni fa approdai a Seoul e, sebbene avessi già avuto un sana propensione allo spirito orientale sin da piccolissima, fu un’esperienza indimenticabile. Persi la testa per quella città in cui contemporaneo e tradizione vivevano un equilibrato rapporto di reciprocità, i mall aperti accaventiquattro e i piccoli cortili segreti del centro storico ed io unica occidentale nei paraggi. Tonerò, lo so.
Oggi continuano a sorprendermi le installazioni site-specific dell’artista coreano Do-Ho Suh, strutture di velo leggerissime eppure così dense, riempiono lo spazio e il palazzo incantato prende forma.
Le sculture immateriali hanno una duplice valenza riproducono infatti un palazzo a Rhode Island, prima abitazione dell’artista, in scala 1:1, e, all’interno, una tipica abitazione coreana in cui ha trascorso l’infazia.
Il concetto di abitazione, a me molto caro in questo ultimo periodo di vita, è lungi dall’essere materia composta da tetto, mattoni e pavimento, piuttosto intrinseco alla nostro personalissima interpretazione del “sentirci a casa”.
Sarà possibile “entrare” e ammirare le meravigliose sfumature indaco di Home within home al Seoul’s National Museum of Modern and Contemporary Art fino all’11 maggio 2014.