Da qualche mese abbiamo sentito la crescente necessità di trovarci immersi nella natura, in quel silenzio rotto solo da suoni piacevoli, accoglienti, originari, illuminati dal sole e inebriati dal vento estivo, camminare per ritrovare serenità e unione con l’ambiente circostante.
Questa che vi racconteremo è stata ovviamente un’impresa ancora un po’ estrema per noi, neofiti del trekking in montagna, ma sicuramente l’averla compiuta a dispetto della fatica fisica e mentale ci ha rinvigorito e dato un’enorme soddisfazione!

Quindi provateci quando vi sentite abbastanza pratici, studiate percorsi, meteo e seguite il vademecum di cosa portare… Al massimo si può sempre tornare indietro! Anche se scoprirete che non è vero eheh
Iniziamo con le cose utili da mettere nello zaino (uno comodo con schienale) per affrontare questa gita in alta quota di 2 giorni che prevede circa 40km totali (ne esiste anche una versione di 3 o 4 giorni – sul sito ufficiale tutte le indicazioni).
- BORRACCIA (considerare un litro a testa circa, nel percorso è possibile riempirla alle fontane)
- CAMBIO PER DUE GIORNI (se sudate molto portate un paio di magliette in più di ricambio)
- SCARPONCINI (fondamentale che siano buoni, resistenti, con grip sotto e impermeabili se possibile)
- SACCO LETTO (vi servirà per dormire nel rifugio, lo trovate da Decathlon a meno di 10 euro)
- BACCHETTE/BASTONCINI (la scoperta molto utile di questa esperienza, vi suggeriamo di portarle più avanti capirete perchè)
- PILE (si arriva a 3000mt e potrebbe esserci neve e ghiaccio)
- IMPERMEABILE/MANTELLA (in montagna il tempo cambia molto repentinamente)
- BARRETTE ENERGETICHE/FRUTTA SECCA (credetemi ne avrete bisogno)
- INTEGRATORI
- RAMPONI
- CORDA (per aiutarsi nei punti più ripidi)
- SCOTCH (per riparare eventuali scarponi rotti o altro)
- SACCHETTI DI PLASTICA (per proteggere oggetti o scarpe dall’acqua)

Si arriva il venerdì sera al Rifugio Forni, in Alta Valtellina, al centro del Parco Nazionale dello Stelvio (da Milano si impiegano circa 3 ore e mezza). Il posto è molto carino, quel tipico posto di montagna con le tendine a quadretti dove si mangiano i tipici pizzoccheri fatti in casa! Rifocillatevi e andate a dormire presto domani mattina si parte : )

La mattina sveglia presto inizia il cammino passando per la val Cedec per raggiungere sempre più in quota il passo Zebrù A 3000 metri.



Da qui la fatica della salita sarà ampiamente ripagata con una vista a 360 gradi di tutta la vallata e i monti circostanti. A questo punto sebbene questo percorso sia accessibile solo nei mesi estivi (da giugno a settembre) ci siamo imbattuti nella neve!





Durante il percorso abbiamo incontrato stambecchi e volpi selvatiche!

Bacchette ed eventuali ramponcini saranno molto utili per seguire il tracciato e scendere verso la val Zebrù per 400 mt fino alla bellissima cascata che si alimenta dal ghiaccio della Miniera, da qui si vede finalmente il tetto giallo della nostra destinazione e in circa 1 ora e mezza si giunge finalmente al Rifugio Quinto Alpini dove ceniamo, ci rilassiamo, facciamo stretching, vediamo il tramonto, giochiamo a carte e infine dormiamo nelle confortevoli camerate.

Sappiamo che i veri pro del trekking considerano la montagna un momento da vivere in solitaria ma per quanto mi riguarda l’aver condiviso questa avventura con gli amici ha reso questa esperienza ancora più completa e motivante, ci siamo spronati e aiutati a vicenda, abbiamo riso e quasi pianto ma non abbiamo mollato!


Un piccolo suggerimento se avete un minimo di forza ancora salite alle spalle del rifugio in pochi minuti vi troverete su un picco da cui osservare i ghiacci perenni di un bagliore azzurro meraviglioso.

- Tempo di percorrenza: dalle 5 alle 6 ore
- Dislivello: salita 1100 mt – discesa 400 mt
- Pernottamento: al Rifugio Quinto Alpini

Secondo giorno di cammino
Dal Rifugio Quinto Alpini al Rifugio Forni, non vi mentirò la camminata che state per affrontare è molto molto lunga (circa 8 ore) ma meno difficoltosa di quella del giorno precedente perchè si snoda tutta nel bosco e nella radura e quindi in gran parte anche ombreggiata.
Si parte con una discesa sterrata (ecco le bacchette fondamentali per non sforzare troppo sulle ginocchia) si raggiunge un sentiero e guardandosi indietro verso il rifugio dove abbiamo trascorso la notte non ci sembra vero di aver veramente affrontato quel dislivello.

Si prosegue lungo la strada sterrata che porta nella verdeggiante e fiorita Val Zebrù fino al piccolo ponte prima del Rifugio Campo dove i cartelli che indicano le Baite di Cavallaro vi guideranno attraverso ripidi tornanti nel bosco che sembra non finiscano mai, per arrivare in alto e avere una panoramica di tutta la val Zebrù (i cartelli non sono molto visibili infatti noi abbiamo sbagliato strada).

A questo punto dovreste incontrare una casa tipica in pietra (è chiusa ma all’esterno ha un tavolo con le panche) in cui potrete appoggiarvi per rifocillarvi (con i panini preparati al Rifugio V Alpini), riempire le borracce con acqua fresca e rilassarvi un momento sul prato.
Si prosegue in falso piano fino alle Baite di Cavallaro e poi verso le baita del Confinale sempre in direzione del Rifugio Forni tra pascoli, rivoli d’acqua e prati fioriti.
Un’altra pausa è possibile all’agriturismo Ables a circa 1 ora di cammino dal Rifugio Forni ma noi una volta arrivati così vicini alla meta abbiamo scelto di prodeguire.
- Tempo di percorrenza: dalle 6 alle 7 ore
- Dislivello: salita 600 mt – discesa 1250 mt
- Arrivo al Rifugio Forni


Concludo dicendo che se avessi saputo tutto questo molto probabilmente avrei pensato di non farcela, di non essere abbastanza tenace e mi sarei persa l’opportunità di vivere questa esaltante avventura che invece resterà nei miei pensieri per molto tempo!

Foto di Marco Greco