Durante il mio viaggio in Sud America ho sentito spesso nominare il concetto di permacultura, esistono infatti moltissime iniziative che stanno nascendo sulla base di questa filosofia: creare e vivere in un ecosistema che sia sostenibile e autosufficiente.
Incuriosita dai molti racconti positivi di volontariato di altri backpackers, ho deciso di sperimentarlo in prima persona. Perchè alcune indicazioni base, come osservare e imparare dalla natura, sfruttare ogni cosa al massimo del suo potenziale, pensare in termini di cooperazione e non competizione, etc. possono aiutarci a riflettere sul significato di permacultura, ma vi assicuro che, solo vivendolo, si riesce ad intenderne il funzionamento e a riconoscerne i benefici, sia a livello ambientale che personale.
Vengo a conoscenza del progetto Akasha da un ragazzo francese che incontro a Bogotà, decido di mandare la richiesta di volontariato e parto per la destinazione dopo pochi giorni dalla conferma.
San Gil è una piccola cittadina conosciuta come la capitale colombiana dell’outdoor, una vera perla della natura all’interno del dipartimento di Santander. È qui che nasce la finca Akasha, a circa mezz’ora dal centro, in una valle verde, contornata da fiumi e cascate di acqua cristallina. Paola e Marlon, lei argentina di Buenos Aires, lui colombiano, iniziano il progetto circa due anni fa, dedicandolo alla cultura del caffé e cacao, secondo i principi della permacultura – “Riteniamo sia la tecnica migliore per utilizzare al meglio il potenziale della terra e della sua energia”, affermano.
In Akasha si apprendono le tecniche specifiche della permacultura, il processo del caffè, del cacao, come coltivare un orto, come riutilizzare l’organico ma si impara anche a vivere in comunità, a lavorare in team, a collaborare, a fare le cose con amore e a cucinare, Paola è una chef bravissima! Si sperimenta un modo alternativo di vivere, una nuova coscienza verso il mondo, una riconnessione con l’ambiente che ci circonda.
“Akasha è il quinto elemento, ciò che in sanscrito indica l’etere, lo spazio dove tutti gli altri elementi prendono forma, l’essenza base di tutte le cose del mondo”, mi spiegano Paola e Marlon. La loro motivazione è contagiosa, sono loro che ti guidano, ti insegnano, ti danno consigli, si prendono cura di te, si impegnano affinché tu possa apprendere il più possibile, cominciando dai piccoli gesti e dalle cose più semplici.
Ma la ri-scoperta più interessante è la natura stessa: è lei la maestra indiscussa, è lei la miglior scuola di vita, lei la guida spirituale. Vivere in Akasha è stata per me una esperienza di riconnessione con la natura e con me stessa, un viaggio interiore di rinascita. Lavorare con le mani nella terra, camminare a piedi scalzi, mangiare ciò che si coltiva, fare il bagno nel fiume, svegliarsi con il cinguettio dei colibrì, è come respirare e ricaricarsi ogni giorno di un’energia nuova.
Descrivetemi una giornata tipica in Akasha.
Paola e Marlon: la giornata nella finca inizia alle 6 della mattina con quaranta minuti di yoga per preparare il corpo al lavoro fisico nel campo. Al termine, si organizzano gli spazi della casa, si fanno le pulizie, si fa colazione tutti insieme con avena, frutta, caffé della finca e vengono assegnati i compiti – tareas – della giornata. Verso le 8 iniziano i lavori nel campo e nell’orto: l’obiettivo è quello di insegnare e trasmettere i metodi, i processi, gli strumenti – herramientas – ai volontari che intendono imparare e far propria la tecnica della permacultura. Si fa una pausa a metà mattinata e si pranza verso le 14 tutti insieme e nel pomeriggio ognuno è libero di dedicarsi a ciò che preferisce: c’e’ chi legge, chi fa yoga, chi suona o chi fa una camminata nei dintorni. Alla sera ci si ritrova per vedere un film, per un circolo di parole o seduti intorno ad un fuoco a cantare.
Cosa consigliate alle persone che vogliono approcciarsi alla permacultura?
Paola e Marlon: consigliamo di fluire il più possibile con l’energia, cercando di abbandonare i pregiudizi e le strutture mentali predefinite; sono molti i giovani che si stanno interessando a questo progetto, all’idea di vivere in comunità, di condividere, di collaborare; il lavoro della terra è abbastanza tosto ma è fondamentale anche la parte spirituale, di connessione con la natura e con se stessi.
Quale è la vostra opinione sulla formula del volontariato?
Paola e Marlon: siamo molto felici delle persone di tutto il mondo che sono passate e hanno supportato il progetto, sia dal punto di vista economico che spirituale; ognuna a modo suo ha contribuito ad alimentare la buona energia della finca.
Se volete vivervi un’esperienza unica, intensa e che vi lasci il segno, prendete in considerazione questa opportunità e ricordatevi che non si finisce mai di imparare e sono le cose più semplici che ci fanno stare bene!
Qui trovate tutte le informazioni circa le opzioni di volontariato ed eventuali contatti: http://ecofinca-akasha.org/