Ispirato in parte alla vita del folk singer Dave Van Ronk, “A proposito di Davis” (presentato a Cannes lo scorso maggio) ci porta nel 1961, in quel Greenwich village ancora inconsapevole del boom che presto la musica folk avrebbe avuto, e che tanto significava per molti talentuosi ragazzi in cerca di una vita diversa da quella dei loro genitori.
Llewyn Davis (interpretando magistralmente da Oscar Isaac) è uno di questi: musicista di talento certo, ma anche vagabondo, animo malinconico e tormentato, testardo e con un caratteraccio che non gli permette di scendere a compromessi…I fratelli Coen ci raccontano una settimana della sua vita in cui capiamo che il ragazzo è perseguitato da una sfiga pazzesca, di cui in parte è responsabile.
“A proposito di Davis” è un film molto forte e per nulla scontato e immediato, che prima ti coccola e ti culla con la meravigliosa musica folk (curata dal leggendario T Bone Burnett, e qui aiutato da Marcus Mumford, leader dei Mumford&sons) e che poi in modo cinico e quasi crudele ti sbatte in faccia la realtà. Una ballata folk intima e un film in perfetto stile Coen in cui troviamo tanti elementi cari ai due cineasti: incontri enigmatici con eccentrici personaggi (interpretati tra gli altri dai bravi Carey Mulligan, Justin Timberlake, Garrett Hedlund, John Goodman e e da un meraviglioso gatto arancione che riuscirà perfino lui a far sembrare un perdente il protagonista della storia), colonna sonora in primo piano e humour nero e decisamente tragicomico.
“A proposito di Davis” è una celebrazione della musica folk poetica, disillusa e struggente, che inizia dove finisce e che è malinconica in qualsiasi suo elemento. I Coen portano sul grande schermo quello che risulta essere uno dei più bei perdenti visti sul grande schermo e in cui in molti si potranno immedesimare.
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