MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO – la toccante storia di Oskar

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E dopo il delizioso film del 2005 “Ogni cosa è illuminata” (con un bravo Elijah Wood e che vede l’esordio alla regia dell’attore Liev Schreiber), anche il secondo libro del talentuoso Jonathan Safran Foer è stato trasportato sul grande schermo. Sto parlando di “Molto forte, incredibilmente vicino”, pellicola candidata a due premi Oscar(come miglior film e miglior attore non protagonista a Max Von Sydow), in uscita nelle sale italiane proprio domani 23 maggio.
Il film racconta di Oskar(Thomas Horn), un ragazzino assai sveglio ed intelligente che dopo aver trovato una misteriosa busta contenente una chiave appartenuta al padre(Tom Hanks), morto nell’attentato alle torri gemelle, intraprende un incredibile e frenetico viaggio per la grande mela per cercare di capire cosa apra quella chiave.
Un’avventura che il giovane ragazzo intraprende nella speranza che egli possa trovare un ultimo messaggio del padre, e una maniera di scappare dalla realtà dei fatti,  per sentire ancora al proprio fianco l’amato padre.
Ma anche un avventura in cui Oskar riuscirà ad elaborare il lutto, grazie anche all’incontro di vari personaggi, come ad esempio un uomo anziano(Max Von Sydow) che, a causa di una tragedia avvenuta a Dresda durante la guerra, non parla e si esprime solo attraverso messaggi scritti al momento, e con cui cui si crea un’alchimia davvero speciale.

 

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Paragonandolo al libro da cui l’opera è tratta, il film mi è piaciuto, ma non mi ha entusiasmato. Ma la cosa non mi sorprende. Infatti l’opera di Foer è davvero complessa e difficile da portare su pellicola.
Sono molti, forse troppi infatti i livelli che la storia ci propone, livelli che se su carta reggono bene(grazie anche all’aiuto di disegni e fotografie), ogni tanto su pellicola invece  arrancano( non sono spiegati bene alcuni passaggi, come ad esempio le similitudini tra l’attentato dell’11 settembre e il bombardamento degli alleati a Dresda.)
Detto questo credo abbiano fatto comunque un buon lavoro.
La regia è affidata all’inglese Stephen Daldry(suoi i meravigliosi “Billy Elliot”, “The Hours” e “The Reader”), che al solito ci regala una regia davvero sofisticata ed elegante, in cui nulla è lasciato al caso e che riesce a creare un film che racconta dell’America post 11 settembre riuscendo però a non cadere in un banale patriottismo. Sicuramente un maestro dei giorni nostri.
La sceneggiatura di Eric Roth(suo l’ormai classico “Forrest Gump”) come già detto si perde un po’, ma tutto sommato è buona, mentre le musiche e la fotografia le ho trovate appropriate.
Nota di merito infine al cast: strepitoso Thomas Horn (sono certo sentiremo ancora parlare di lui), bravissimi davvero anche  Von Sydow, Sandra Bullock(che dopo aver vinto l’Oscar per “The blind side” ci regala un’altra buonissima performance) e la superlativa al solito Viola Davis.

La storia del piccolo Oskar emoziona e non poco, come pure emoziona vedere una New York post 11 settembre così vulnerabile, così ferita, spaventata. Impossibile infatti rimanere impassibili, il film in un modo o nell’altro vi colpirà. In modo molto forte, incredibilmente vicino.

 

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