Uno stile ben delineato ed elementi e caratteristiche uniche sempre presenti in ogni film. Ci sono registi che ormai sono una certezza, e il cineasta francese Michel Gondry è sicuramente uno di questi. Reo di averci regalato capolavori quali “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (mi rifiuto di chiamarlo con l’abominevole titolo italiano) e “L’arte del sogno”, e capace di portarci ogni volta in mondi onirici e irreali, abitati da personaggi dalla personalità stravagante e dove tutto può succedere. “Mood Indigo” (“La schiuma dei giorni” in italiano) è il titolo della sua nuova fatica cinematografica, e certamente non fa eccezione.
Trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Boris Vian, il film si muove a ritmo della musica jazz di Duke Ellington e narra la storia di Colin (Romain Duris), allegro parigino benestante, che si innamora di Chloe (Audrey Tautou), incarnazione dell’omonima canzone di Ellington, I due vivono una magica e spensierata storia d’amore e presto convolano a nozze. Tutto procede nei migliori dei modi insomma, se non fosse che una ninfea inizia a crescere nei polmoni di Chloe, mettendola in serio pericolo di vita e portando tutto il mondo di Colin a mettersi in discussione.
“Mood Indigo” è un intricato film composto da due parti ben distinte, una per ogni “umore” del protagonista. La prima parte, in cui il protagonista è felice, ti fa letteralmente sognare ed è cosi contagiosa e cinicamente divertente che è impossibile non rimanere incantati, con stampato in volto un super sorrisone a 32 denti.
Tutto quello che però viene costruito nella prima parte della pellicola viene distrutto nella parte successiva, a causa del turning point che la storia prende (la malattia della ragazza e la conseguente tristezza di Colin). I colori vivaci della prima parte si decolorano e lasciano spazio ad un mondo buio, angosciante e quasi spiazzante, anche se necessario a ciò che la storia vuole raccontare.
Insomma, attori bravi e scenografie da mozzare il fiato per una prima parte di film che funziona e che ti conquista e una seconda parte che invece convince decisamente meno. Il motivo? Visivamente tutto diventa talmente troppo da soffocare e non lasciare mai respirare la storia e le emozioni che il film dovrebbe dare. Lo spettatore infatti è continuamente distratto dal lato visivo del film e il film risulta quasi freddo, il che è un vero peccato, considerando che il film proprio si basa sulle travolgenti emozioni del protagonista.
In ogni caso, per quanto mi riguarda, la pellicola non sfigura nella cinematografia del regista francese, che regala ai suoi spettatori quello che si aspettano, ovvero due ore di fuga dalla realtà.
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