SUBMARINE – dal Festival di Toronto a Rai Movie

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A casa non ci sto mai ma ieri stavo male. La tv non la guardo mai (tranne sepolti in casa e i gipsy di real time) ma ieri stavo male. I film interessanti non li becco mai quando mi capita di accendere a caso. Invece ieri è successo. E stavo quasi per spegnere invece subito mi colpisce l’incipit e già sapevo che era il mio genere.

I ragazzi introversi, gli amori inappagati con strane turbe inespresse, crisi emotive, sociopatici ma soprattutto una ricerca di location, dettagli e, naturalmente stile, alla Juno, Scott Pilgrim, Dear Wendy, … Ma arriviamo al dunque la pellicola in questione è SUBMARINE: nata nel 2010 dal regista Richard Ayoade e tratto dal romanzo di Joe Dunthorne, passata per il Festival di Toronto e finita su Rai Movie esattamente quella sera.

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La trama è semplice e pervasa da un accattivante humor noir (sarà l’influenza del produttore Ben Stiller). Oliver Tate – Craig Roberts, timido, insoddisfatto adolescente sogna due cose: la sua prematura morte (con annessa resurrezione) quale evento che coinvolga l’intero Paese e fare sesso con JordanaYasmin Paige, introversa hipster con tendenze al bullissimo e piromania, a condire il suo stato improntato alla depressione ha una famiglia in crisi con un padre sull’orlo dell’oblio e la madre stile maestrina ex voto che per movimentare la grama vita si diletta con il suo vicino di casa hippy. Oliver monitora costantemente l’attività sessuale dei propri genitori.

Tutto farebbe presupporre un mix per un gustoso cocktail di psicofarmaci. E invece no! I due adolescenti iniziano la loro storia e come sempre la situazione si ribalta: Jordana, inizialmente forte e combattiva, detta le regole del gioco e Oliver si piega ad ogni volontà, dopo lei abbandona la corazza e si rivela gentile e alla ricerca di affetto e lui per tutta risposta scappa. Stronzo. Ogni età ha le sue crisi di coppia. Ogni crisi è ricorrente. Ogni reazione è ciclica.

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Le scene non possono non ricordare il maestro del dettaglio Wes Anderson ma più melanconico, intimista seppure avido di emozioni spontanee che come sottomarini restano ancorate sui fondali. “Lo sai quanto è profondo l’oceano?”

Il punto di vista è quello del protagonista e alterna momenti più visionari ad altri di banalità quotidiana. Tutto è calcolato, studiato con minuzia lasciando poco spazio all’immaginazione come gli scatti a profusione dei baci sotto la ferrovia, la cena di famiglia in casa di Jordana, la prima volta di Oliver.. Fotografie del disagio adolescenziale, umano direi che molti a 30 anni continuano pedissequamente a vivere.

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Perfetto per chi vuole godersi un film in leggerezza con spunti interessanti per come spararsi selfie ed essere speciali, perchè si sa ce lo vogliamo sentire un po’ tutti.

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