IL DESIGN SECONDO LISSONI – Nespresso Taste Code

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TASTE CODE:
lo spazio multisensoriale di Nespresso pensato da Piero Lissoni per il Fuori Salone 2012

Nel cuore di Zona Tortona, all’interno dello spazio post industriale della Torneria, Piero Lissoni ha immaginato per Nespresso un contenitore di esperienze multisensoriali su due livelli. Il designer ha scelto la capsula Nespresso come simbolo del brand e oggetto esso stesso di design che ha replicato in migliaia di unità per formare un pattern sensibile che avvolge come una seconda pelle le superfici dello spazio della prima sala. Un rivestimento vivo, fonte sonora e luminosa capace di veicolare effetti cromatici, musicali, immagini in movimento, codici della contemporaneità urbana che generarano efftetti claustrofobici ed estranianti.

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Si passa poi alla seconda sala dove avviene la decompressione, il rilassamento attraverso il momento della degustazione affidato ad un  ambiente luminoso e accogliente di un bistrot belga. Uno spazio in cui è possibile degustare un Grand Cru Nespresso, in cui vivere il brand attraverso l’olfatto, il gusto e la vista: ancora una volta i sensi piacevolmente coinvolti.

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Taste Code indica un doppio codice: di gusto e visivo si tratta di un luogo impregnato dall’aroma del caffè, che è anche costruttore di immagine. Tutto intorno a un semplice elemento, la capsula.” spiega l’architetto Piero Lissoni.

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Incontriamo Piero Lissoni che ci illumina con parole lucide e coerenti, il suo pensiero arriva veloce e diretto e dopo il colloquio abbiamo raggiunto una nuova prospettiva, una crescita verso l’elevazione da uno stato confuso e rumoroso che circonda i nostri sensi e a volte è  solo lo specchio di una grande carenza. ll design è importante, deve avere rispetto! Riportiamo le sue parole e speriamo che suscitino in voi lo stesso senso di consapevolezza che ci hanno lasciato.

Com’è è cambiata la sua concezione della forma da quando ha iniziato ad oggi?

Per essere una domanda durante la settimana del Salone del Mobile è una domanda impegnativa.. In realtà non è cambiata molto, si è evoluta come credo ogni cosa che ci circonda, ma non ho cambiato molto ho cominciato così un po’ di anni fa e continuo così, io cerco di separare quelle che sono alcune parti  delle emozioni comuni rispetto a quello che poi si trasforma in un disegno. Nel mio lavoro ho sempre cercato di essere abbastanza semplice e di mettere la complessità alle spalle quindi la complessità è un mio problema, la semplicità è la mia faccia pubblica. Ho cominciato così e continuo così, vorrei continuare così, la possiamo definire disciplina, coerenza.. incapacità ci possono essere modelli differenti di riferimento.

L’equilibrio nella collaborazione con un brand. Dagli esempi più “estrosi” di alcuni designer ai suoi progetti sofisticati e rigorosi, come si trova l’armonia con l’Azienda?

Io credo, anzi sono sicuro che l’equilibrio sia sempre un elemento di scelta. Noi quest’anno abbiamo realizzato questa collaborazione con Nespresso, ci siamo trovati, io di fatto ho accettato di lavorare con loro e non lo sto dicendo con aria arrogante da rock n’roll star, semplicemente quando si apre una collaborazione binaria c’è un feedback di andata e uno di ritorno: Nespresso mi ha proposto un progetto ed io ho controproposto a loro la continuazione di quello che loro mi avevano chiesto, da questo è nato il progetto. Alcune volte è molto più semplice intervenire a piedi uniti, lei ha usato il termine estroso..è molto più facile trasformarsi in quello che sembra semplicemente per seguire o estremizzare quello che è! Lei si ricorda il fim Essere John Malkovich? Il concetto veicolato era interessante, io nn voglio essere nessun altro a me piace essere me stesso primo, secondo non voglio diventare un tuttista disegno delle cose, preparo delle architetture o preparo degli eventi temporari in assoluta sovrapposizione con l’Azienda ma rimango ancora me stesso non mi interessa di massificarmi, se mi succede bene, altrimenti meglio! E’ inutile cercare di mimetizzarsi, è una questione di scelte, sei o non sei e se sei John Malkovich conviene che tu sia lì!

Quali sono le Aziende illuminate che sanno capire il cambiamento e continuano a sperimentare con nuove sfide?

Le Aziende quelle serie che hanno sempre lavorato bene negli anni migliori e continuano durante la crisi. Era pericoloso adesso quanto prima, abbiamo vissuto 20 anni di ubriacature colossale, mondiale, ma le aziende buone hanno lavorato, sperimentato, cambiato, innovato continuamente magari con cambiamenti poco visibili perchè innovazione non è tentare di essere a tutti i costi strani ma cercare tutti i giorni di essere il più onesti possibile nel miglior modo possibile non necessariamente nel modo più rumoroso possibile. Le aziende con le quali io collaboro si sono presentate con grande coraggio, sebbene questo tsunami che da un paio di anni ci travolge.

Il panorama dei giovani designers.

Spostandoci di qualche grado vediamo i giovani designer e gli architetti. Il grossissimo errore è  sempre quello di pensare di presentarsi alla famolo strano nell’espressione romana del termine, più strano mi presento più virtualmente creativo cerco di farmi vedere, uso questa virtualità creativa per spendermi nel migliore dei modi e più male faccio. Mi sono trovato a discutere con uno, che è convinto di essere un bravissimo designer, e l’anno scorso ha realizzato una performance con delle pizze sollevate da mongolfiere, il design non è questo! Il designer, la professione dell’architetto, è un mestiere difficilissimo, durissimo con una disciplina quotidiana nell’applicazione. Se devo fare una festa per i miei figli faccio quella se durante la settimana del design trucco la mia non capacità di essere un vero e serio lavoratore in un altra cosa costruisco una colossale bugia intorno al mio mestiere e molti inesperti, giovani ci cascano. Quando sento alcuni miei colleghi che parlano di etica e poi fanno delle cose questa specie di giocattoli penso che stanno mandando allo sbaraglio intere generazioni, così come insegnano ad essere questo nelle università. Infatti mi sono sempre chiesto perchè con i nuovi mezzi di comunicazione non si siano alzate delle voci a porsi domande, lo chiedo io, da interno al sistema, alla community: il futuro che ci aspetta qual è? E’ un futuro colto o un futuro di performances? Il mondo del design e dell’architettura che sono strettamente connessi, io faccio il designer ma sono architetto e siccome mi piace essere anche leggermente schizofrenico sono anche grafico, la cosa che mi spaventa quando parlo con i miei studenti di università o con quelli che vengono definiti giovani creativi è scoprire non delle nuove qualità ma che si stanno muovendo come i miei bisnonni, che non sono concentrati nell’imparar bene ma sul quando cominceranno ad essere pubblicati a fare interviste, è un modo totalmente sbagliato di cominciare. Possiamo vederlo quì intorno, ci sono designer autoprodotti, è il primo passo verso il baratro perchè non ti confronti con nessuno, fai una cosa piace a te, la produci e speri anche che qualcuno te la compri! Io sono per la parte più tradizionale: prima discuto con il cliente e poi inizio a lavorare sul progetto.

Che modalità hai in testa?

Non faccio di mestiere il mago e mi piace pensare positivo, io voglio continuare ad essere curioso, a rimanere un bambino, ma soprattutto sono sicuro che domani sarà un altro giorno e avrò delle cose da fare come leggere, studiare, passeggiare, bere un caffè, guardare una ragazza, ho comunque delle cose da fare, più di così?!

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