Florence Leontine Mary Welch, poco più che venticinquenne, torna a suonare in una parte di Londra che abbandonati i riots delle proteste giovanili la ospita nel suo famoso Hackney Empire Theatre, un teatro con ben 110 anni di storia alle spalle.
L’attesa per la presentazione del suo nuovo album “Ceremonials” è febbrile; il pubblico, a discapito dell’evento rigorosamente sold-out e trasmesso eccezionalmente in live streaming in tutto il Mondo, è molto concentrato sulla birra bionda che stringe in pugno piuttosto che sulla carica emozionale che già il sipario rosso acceso della music hall riesce ad emanare. Ci sono brusii, silenzi, qualche risata e già alcuni scatti di flash, piccole esplosioni di luce nell’oscurità: un presagio di quanto sarebbe di lì a poco accaduto grazie ai vocalizzi di una Florence in splendida forma.
Le luci si abbassano, il sipario si apre e notiamo subito la presenza di numerosi strumenti: oltre ai classici chitarra-basso-batteria appaiono in una luce quasi sacrale le tastiere di Isabella Machine (nome d’arte legato al gruppo The Machine che accompagna Florence nelle sue produzioni), l’arpa di Tom Monger, vero strumento di caratterizzazione delle sonorità sia del primo disco “Lungs” che di questo inedito “Ceremonials”, e largo spazio anche per i tre coristi ufficiali che si alternano sapientemente alla splendida voce della lead singer. Finalmente un gruppo che suona musica vera, con arrangiamenti curati e grande attenzione fin al più piccolo dettaglio.
Florence appare e la prima cosa che penso quando la vedo è: una fata. Il vestito, un velo color cipria Temperley London che indosso a qualsiasi altra persona avrebbe riportato alla mente forse una vestaglia da notte di una zia con la quale si ha anche poca confidenza, indossato con eleganza innata e trasudante sex appeal mistico le si sviluppa addosso giocando sulle tonalità bianche e fredde della sua pelle, scoperta soprattutto sulle gambe lisce e magre, e su quelle più accese del rossetto rosso scuro in totale armonia con il rosso naturale dei suoi capelli lunghi e mossi come delle lente onde di un’oceano ipnotico all’ora del tramonto. Gli effetti di controluce creati dietro di lei rendono l’esperienza ancor più religiosa, suggerendo il silenzio totale nella music hall dove tutti ormai sono già completamente in balìa di quell’angelo dall’anima musicale e selvaggia, in contatto con il terreno solo tramite i piedi scalzi che spesso si mettono sulle punte, quasi come se fosse una ballerina pronta a danzare su un tappeto di glassa zuccherosa.
“Only if for a night” è il brano con cui Florence sceglie di dare inizio alla cerimonia, così come introdotto al numero uno della tracklist del nuovo disco. La piccola fata inglese alza gli occhi verso le gallerie dell’Empire Theatre stracolme di suoi fan assetati di pozioni magiche e incantesimi canori e dà inizio al canto. Il teatro tutto si trasforma in un bosco, il soffitto si apre magicamente e genera esplosioni di astri inesistenti che si polverizzano in nuvole e polvere di stelle sopra le teste dei fortunati presenti, catapultati in una realtà parallela dove gli arpeggi dettano il tempo tra una carezza ed un pugno nello stomaco, vero alternarsi di toni bassi e poi subito alti che Florence padroneggia come se uno strumento musicale del tutto sconosciuto le nascesse dentro risuonando nella penombra, e illuminandola di piacere.
Piano piano il pubblico, a dir la verità poco partecipe nonostante Florence si esibisca in piroette e movenze indimenticabili per cuori sensibili, ascolta qualche piccola introduzione ai nuovi pezzi che la leader del gruppo concede spesso con grande emozione nella voce da cui si percepisce la sua vera gioia nell’esser tornata in una parte di Londra che l’ha vista nascere musicalmente per poi esser portata alla ribalta grazie a dei live ben calibrati ed alle esibizioni per il canale televisivo e radiofonico della BBC. Sul finire dello show, Florence quasi si commuove nel presentare Kid Harpoon per “Never let me go” (musicista con cui ha scritto la canzone anni fa) che l’accompagna sapientemente collaborando anche ai cori in una sorta di partecipazione collettiva di pura magia. I brani del nuovo disco si alternano perfettamente a grandi successi estratti dal “polmone” mai in affanno del primo album, dando all’audience modo di essere coinvolto fino in fondo con “Cosmic Love” e “Dog days are over”, due luccicanti perle in una collana di praline soul.
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Florence + the Machine concedono un bis prima del gran finale, ideologico parallelo con la nuova lista di tracce di “Ceremonials”, che riporta le persone in una dimensione più terrena e reale suggerendo la strada verso il sicuro e morbido letto di casa con “Bedroom Hymns”, quasi come se Florence portasse per mano ciascun partecipante in un nuovo sogno, stavolta disponibile ad ogni ascolto del CD in uscita il 31 Ottobre, essendo questa l’ultima performance live del 2011; ma senza paura perchè: “it’s always darkest before the dawn”.
Testo di Nccl Sclf !