JIMMY EDGAR – Arte e visionarietà sul palco del Tunnel Club

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Il talento di Jimmy Edgar è luce pura che risplende ovunque. Da sempre. Lo è da quando appena quindicenne suonava ai rave nella nativa Detroit condividendo la console con gente come Juan Atkins, Derrick May e Kevin Saunderson, lo è da quando le prime uscite su etichette come Merck e Poker Flat, ancora minorenne o giù di lì gli diedero immediatamente credito su scala globale, lo è da quando l’electro venata di jazz e di psichedelia futurista delle sue uscite su Warp (l’eccezionale lp “Bounce, Make, Model” ad esempio) lo ha consacrato uno dei grandi dell’elettronica contemporanea. Lui prende tutto con tranquillità, classe innata e una sensibilità artistica totale, che gli permette di essere non solo esperto di musica creata al computer ma anche un preparatissimo polistrumentista (tastiere, percussioni, sassofono…), e infine un quotatissimo fotografo di moda. In ogni suo gesto, in ogni sua idea, ci sono arte e visionarietà.

La musica, però, rimane il primo amore e il suo primo obiettivo è far evolvere costantemente il suo suono, sia da solo sia con altri progetti, come quello in chiave electrofunk targato Her Bad Habit, o il Black Affair creato insieme a Steve Mason della Beta Band, e poi ancora Plus Device, X District, Michaux, dove riesce a far incontrare sperimentazione, dilatazioni temporali, suggestioni hip hop e mille altre cose.

Nel 2012 pubblica un EP con Machinedrum sotto il nome di Jets, con il quale fonda anche l’etichetta Ultramajic, ed esce inoltre con un LP intitolato Majenta, è un’estensione del viaggio, con undici tracce di robo-pop erotica, che parte dal suono del passato per poi segnare un cambiamento nella sua coscienza in continua evoluzione e un nuovo capitolo nella sua eccitante carriera musicale. 

Sabato 15 marzo l’appuntamento con Jimmy è a Le Cannibale, al Tunnel Club.

Noi non mancheremo.  

 

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