Appuntamento immancabile di ogni anno, il Sonar 2015 è stato più ricco che mai. Con una line up strabordante e decine di set di cui sarebbe valsa la pena di parlare, ho preferito ridurre a cinque i ricordi di questo festival che continua ad emozionare e a collezionare successi.
CHEMICAL BROTHERS
Una energia inaspettata, quella che ha scatenato lo spettacolo psichedelico che ripercorre la carriera del duo e lancia il nuovo album. Rimasto un Brother solo, ché l’altro ha deciso di continuare a produrre ma evitare il tour per dedicarsi alla sua cattedra di storia medievale, divide il palco con Adam Smith, il suo visual artist, che mi sento di dichiarare la vera star dello spettacolo. In 25.000 a bocca aperta a fissare il palco del SonarClub, il palco principale della Noche. Ho l’impressione di aver assistito a qualcosa di oltre: la scenografia con i due enormi robot di latta con lo sguardo laser e l’aria vintage, che nel fumo e nell’oscurità sembravano due ologrammi – e invece erano veri – e un set formidabile che ha fatto ballare l’infinito pubblico dall’inizio alla fine sono stati senza dubbio la parte più emozionante di questo Sonar festival.
KORELESS & EMMANUEL BIARD
The Well è il nome dello stupefacente spettacolo che ha riunito due grandi artisti: da un lato, il giovane ma già esperto produttore gallese Koreless, uno degli artisti più importanti del roster dell’etichetta Young Turks e dall’altra Emmanuel Biard, un artista visivo di origine francese che vive a Manchester, già responsabile della la messa in scena di un altro dei concerti al Sonar 2015, quello di Evian Christ. “The Well” è uno spettacolo audiovisivo che vola alto, in cui le luci e la scenografia di Biard illustrano le composizioni ipnotiche di Koreless. Impossibile da spiegare, onirico e sperimentale, emozione pura.
KATE TEMPEST
Di lei abbiamo già parlato ma un conto è scriverne, un conto è descriverla. Una energia senza pari che non si ferma nemmeno di fronte alle difficoltà tecniche (audio che salta, e lei non si arrende, e va in free style senza microfono). Poco rimane da dire se non che il suo enorme talento con le parole è stato definito “Poetry in motion” e non vedo cosa altro possa descrivere meglio il lavoro di questa, all’apparenza, timida ginger inglese. Big up per Kate!
FLOATING POINTS
Sam Shepherd è un dottore: neuroscienziato, scriveva musica mentre studiava per il dottorato di ricerca. Ma il dottor Shepherd è soprattutto un dj e produttore che mescola sapientemente house, soul, hip hop e jazz in una miriade di modi. Con un risultato spettacolare: cominci a ballare e non ti fermi più finché non ha finito l’ultimo disco. Energia e connessione fra le persone questo è quello che Floating Points è riuscito a creare durante il suo set al SonarDôme.
LAURENT GARNIER
Non è chiusura al Sonar senza il set del fuoriclasse Laurent Garnier mentre sorge l’alba alle sue spalle. Il ricordo più bello, con una punta di tristezza perché anche quest’anno è finito, ma con il cuore che ti si apre al pensiero che il prossimo giugno saremo ancora tutti sotto allo stesso palco.