Giulia è milanese doc, lavora nella comunicazione da anni ed era un leva portante dell’Agenzia con cui ha condotto al successo noti brand, un giorno ci ha comunicato che era arrivato il momento. Con una estrema nonchalance si è liberata delle sue cose superflue con un mercatino casalingo e lì ho notato come già questa decisione l’avesse cambiata, le priorità erano diverse, si partiva dal trovare un lavoro, casa… Era così serena eppure stava per lasciare una stabilità, sicurezze, gli amici, un ruolo importante in ambito professionale per una nuova avventura che si prometteva entusiasmante. Succede così, un giorno prendi e vai!
Ricordi il momento il cui hai detto “Ok, sì lo faccio…vado a Londra”?
Si, me lo ricordo perfettamente.
Dopo mesi di su e giù tra Milano e Londra per fare colloqui e incontrare persone, una mattina mi sono svegliata e ho detto “basta! Lo faccio” anche senza un lavoro. “Se aspetto il lavoro giusto non partirò mai!”.
Una settimana dopo davo le dimissioni e dopo altri sei mesi sono partita!
Cosa ti aspettavi a Londra e cosa effettivamente hai trovato?
Prima di tutto devo dire che ho scelto Londra per la lingua (parlavo inglese fluentemente già prima di partire) e perché è una città dove il mio lavoro esiste (comunicazione e marketing per la moda).
Londra ti da assolutamente tutto quello che promette: libertà, creatività, energia, la sensazione di essere al centro del mondo.
Lo scambio culturale è la cosa più interessante e che ti arricchisce di più. Ti permette di capire cosa vuol dire essere italiana e il suo valore.
Poi devo ammettere che il meteo è quasi meglio che a Milano!
Il lato negativo per me è la dimensione della città e le distanze. Spesso hai la sensazione di passare più tempo negli spostamenti e sui mezzi che a fare quello che devi. La giornata va sempre pianificata in anticipo e con grande precisione.
Parliamo del tuo lavoro. Hai avuto l’opportunità di proseguire nello stesso segmento, hai notato un arricchimento professionale? Come giudicheresti oggi la tua vita lavorativa in Italia?
Penso che cambiare lavoro porti sempre ad un grosso arricchimento sia professionale che personale. Se poi ti sposti in un paese straniero ancora di più.
Nell’ambito della moda gli italiani e l’Italia hanno ancora molto da dire e da insegnare anche se la sensazione è’ che quello che fai in Italia rimanga a livello locale.
Sarà anche semplicemente per una questione linguistica, ma da Londra hai la sensazione di parlare e comunicare al mondo intero.
Le prime 3 difficoltà che si sono presentate al tuo arrivo a Londra e come le hai risolte.
Me ne viene in mente solo una…
A Londra senza un post code non sei nulla. Ci siamo trasferiti in un building nuovo, che è’ stato costruito dal nulla, quindi senza post code per i primi 2 – 3 mesi. E senza post code non puoi avere posta, una carta di credito e quindi niente telefono e internet…è così via. Gli inglesi sono molto organizzati, ma la flessibilità non è’ il loro forte!
Come si fa ad entrare in contatto con i locals? È un’impresa ardua? Che idea ti sei fatta degli Londoners?
Mah… Non sono certa di sapere chi siano i locals… C’è talmente tanta gente, in continuo movimento, divisa in quartieri così distanti tra loro…
Per noi Italiani credo sia abbastanza semplice. C’è una sorta di solidarietà tra gli italiani all’estero che ti permette di creare contatti e nuove reti.
C’è molta più apertura rispetto a Milano. Ti incontri una sera, scambi il numero di telefono e già dal giorno dopo ti senti, inviti, organizzi.
Tutto piuttosto semplice e aperto.
Cosa porteresti a Londra di Milano e viceversa.
A Londra porterei le case e gli appartamenti di Milano… Noi italiani siamo abituati molto bene! A Londra gli affitti sono molto alti per degli appartamenti di cartone.
A Milano porterei tutto il resto: ristoranti, cultura, energia, gente, negozi…