Osteria dell’Orsa

La trattoria. Quella vera.

Lo storico locale Bolognese non può essere ignorato da chi insegue la qualità del gusto e del sostentamento. Quella sera Piazza Maggiore era ricoperta da soffici fiocchi di neve. Le crescentine fritte avevano conquistato il mio cuore dalla porta d’entrata: non potevo tentennare ulteriormente. Dopo aver girato la maniglia del peccato di gola di via Mentana 1, si pensava già ad un’intervista.
Le domande sono rivolte a Fabio, uno dei soci, che ci ha gentilmente parlato dell’Osteria Dell’Orsa.

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Quando nasce “Osteria dell’Orsa”?
Si dice che dove ora c’è l’Orsa, già dopo la Grande Guerra ci fosse un posto in cui potevi bere e mangiare qualcosa, ma queste voci si perdono nella leggenda.

L’Orsa nasce dov’è ora tra il 1976 e il 1978. Due fratelli aprono in quello che prima era un bar (pare che si chiamasse Bar Italia), un’osteria vera e propria: si beve, si fanno panini. Al piano sotto si gioca a calcetto e si suona: l’Orsa diventa il punto di riferimento in città per la musica punk (da qui il mio avvicinamento a questo locale ai tempi dell’università vent’anni dopo), i Nabat sono di casa e si tengono concerti nella sala sotto (il palco erano i tavoli tuttora in uso accatastati l’uno sull’altro in fondo alla sala) e risse nella strada fuori.  L’epopea punk dura qualche anno, poi la prima trasformazione: dal punk al jazz, anche per rinfrescare l’immagine del locale non solo per giovanissimi e non solo per “alternativi”. Residuo dei tempi, il pianoforte ancora “parcheggiato” nell’angolo infondo a destra della sala di sotto, su cui hanno suonato alcuni tra i più grandi jazzisti italiani. Sul palchetto dell’Orsa, che ora non c’è più, Tavolazzi, Fresu e Rava, solo per nominarne alcuni.
A fine anni ottanta entra Franco Nanni, per noi il ri-fondatore dell’Osteria, che la indirizza, con Marco Orienti, cuoco di professione, verso la strada della ristorazione e porta la stagione del jazz al suo massimo splendore. Una prima ristrutturazione nei primi 2000 permettono alla microcucina dell’Orsa di diventare sempre più “ristorantino” e sempre meno tavola calda. Poi l’arrivo di ben quattro cuochi professionisti e l’apertura del laboratorio di pasta fresca la trasformano in quello che è oggi.

 

Chi si nasconde dietro il successo dell’Osteria?
Dietro il successo dell’Orsa c’è un’eccezionale rapporto qualità prezzo: alla cifra con cui di norma in centro mangi un panino, da noi ti siedi, prendi un piatto di pasta cucinata al momento e fatta in casa nel nostro laboratorio, bevi un bicchiere di vino e se vuoi anche il caffè hai speso otto euro e mezzo. Direi che basta questo, no? Poi c’è lo statuto, indicativo della nostra filosofia e perla destinata solo ai più attenti tra le centinaia che si siedono ai nostri tavoli:

 
Qui non può esserci nessuna autorità perché si lavora in comune.
Si lavora per giungere alla cosa stessa che è in questione.
Di conseguenza l’unica autorità è la cosa stessa.
Si tratta di arrivare a toccare la cosa stessa,
e di esserne toccati. 

 

Quali sono i piatti caratteristici offerti dall’Osteria, di cui può andarne orgogliosa?
Quelli particolarmente tipici sono i primi piatti: le tagliatelle al ragù, i tortellini in brodo e le paste ripiene fatte ogni giorno dai nostri sfoglini nel nostro laboratorio (la porta a fianco all’osteria). Poi è famosissima la cotoletta impanata gigantesca e fritta alla perfezione (ti svelo un segreto: basta cambiare l’olio spessissimo), le nostre patate fritte. I secondi di carne ma anche le insalate veramente gigantesche.

Infine, i dolci fatti ogni giorno sempre e solo dai nostri cuochi che sono una vera delizia. Il primo fra tutti i dolci: la crema di mascarpone con cioccolato ed amaretto.
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