Uscirà il 1°Giugno la retrospettiva che racchiude il lavoro di Linda McCartney. Gli scatti selezionati per la prima volta dal marito Paul e dalle figlie Mary e Stella (fotografa la prima e stilista la seconda), fanno parte di un archivio composto da oltre 200.000 opere. Il libro, intitolato “Life in photographs”, è statodescritto come “il testamento finale” di Linda Louise Eastman e racchiude trent’anni di carriera a fianco dei musicisti più incisivi del tempo.
Anche grazie alla posizione privilegiata come “moglie di” Linda McCartney ha saputo cogliere in ogni scatto il lato più umano e la parte più vulnerabile del suo soggetto, con il piglio fresco e diretto che l’hanno portata al successo. Nel 1966 da semplice segretaria per il magazine “Town and Country” era riuscita a intrufolarsi ad un evento dei Rolling Stones, facendosi notare per i suoi frame così lontani dai canoni della fotografia ufficiale dell’epoca. Sicuramente una delle prime donne con la macchina fotografica, è stata anche la prima artista a vedere pubblicato un suo scatto sulla cover di “Rolling Stone”; da lì sono nate collaborazioni e amicizie con artisti come Eric Clapton, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Janis Joplin, Simon & Garfunkel, The Who, The Doors e the Grateful Dead. Fino ad arrivare al reportage del 1967 sulla Londra “Swinging Sixties” al seguito dei Beatles, durante il quale ovviamente conobbe il futuro marito Paul.
Tutt’ora, Linda è una donna fortemente moderna, il suo lavoro è un’espressione onesta delle sue passioni. Un’ideale di armonia che ha personificato lei stessa con un amore diviso equamente tra musica e ambiente, di cui si era fatta paladina con iniziative a favore dei diritti degli animali e del movimento vegano.
Le sue foto più belle vedono le figlie ancora bambine in paesaggi bucolici e il marito, così lontano dallo stereotipo di rockstar, sorridente a piedi scalzi oppure assorto con sguardo malinconico. Spesso lei li ritraeva allo specchio, come per non volersi escludere da quegli attimi così privati della sua famiglia.
E allo spettatore non resta che sbirciare come un intruso, curioso e quasi invidioso di quei momenti così puri.