Il 1982 è l’anno di nascita di uno dei collettivi di videoarte italiani più importanti del nostro secolo. Erano in 3, poi in 4, hanno sapientemente esplorato espressioni e linguaggi diversi, dalla fotografia al video, dalla grafica ai sistemi interattivi, sfruttando le potenzialità della tecnologia, hanno intrapreso un percorso progettuale complesso, elaborando videoinstallazioni e videoambientazioni interattive che coinvolgono lo spettatore in un racconto di immagini e sensazioni. E’ come essere al centro del palcoscenico, immerso in un mondo in cui percezione e dimensione stravolgono l’abituale equilibrio.
Loro sono Studio Azzurro e quello che presentano durante REVERSO – Festival di Archeologia Musicale è un video in esclusiva che anticipa i loro 35 anni di attività. “Facce di Festa” la loro prima produzione cinematografica con un lungometraggio girato nell’arco di poche ore durante una festa tenutasi in una casa privata, a Milano nel 1979.
Due parole con Fabio Cirifino, direttore della fotografia di Studio Azzurro.
Milano ai tempi di “Facce di Festa”?
“Facce di Festa è il primo lavoro che abbiamo prodotto insieme, con la storica formazione, avevamo il desiderio di metterci in gioco con una produzione cinematografica, fino a quel momento lo Studio Azzurro, nato in realtà nel ’78, era uno studio di fotografica di design e architettura, era arrivato il momento di fare un passo in più. Il film nasce con l’intenzione di capire quel movimento giovanile in cui la voglia di fare festa è forte e pulsante, ci ritrovavamo anche 2/3 volte a settimana a partecipare a party in casa tra musica e giovani quindi lo spunto è stato naturale! Abbiamo cercato di capire le nostre generazioni attraverso camere nascoste, video che giravano in pista e interviste volte a mettere in luce un fenomeno nuovo, quello che stavamo vivendo in quel periodo intenso e di grandi ideali”.
Ci domandiamo come sarebbe “Facce di Festa” se fosse girato oggi…
“Ci abbiamo pensato, ce lo hanno anche proposto a dire il vero, se mai dovessimo rimetterci in gioco su questo tipo di progetto sarebbe difficile perchè non esistono più le stesse condizioni sebbene le problematiche alla fine siano le medesime, le generazioni di ieri come quelle di oggi condividono uno stato di difficoltà mai noi almeno avevamo le speranze. In questi anni ho paura siano sparite. Sarebbe interessante capire come reagirebbero i giovani contemporanei e quali sarebbero le loro risposte alle nostre domande da confrontare poi con quelle del ’79”.
La tecnologia è sempre stata il filo conduttore di tutti i vostri lavori. Come si è rinnovato nel tempo questo rapporto?
“Abbiamo grosse difficoltà a capire certe condizioni attuali in cui le nuove tecnologie hanno cambiato radicalmente il modo di pensare e agire. Quello che abbiamo tentato di fare in questi anni non è stato privilegiare le macchine ma i contenuti, i racconti! Un lavoro come Tavoli (vedi di seguito) ha una semplicità, consiste in un microfono piazzato in un piano di legno, che supera la tecnologia utile solo come mezzo scelto per un racconto”.
L’offerta culturale di ieri e di oggi
“Facce di festa è un lavoro datato che racconta quello specifico periodo: le musiche, i vestiti… In 30 anni sono successe così tante cose! Nel 1976 io, Leonardo, Paolo e altri avevamo occupato una chiesa di Brera, in piazza San Capofaro, un embrione di un centro sociale e per due anni abbiamo ospitato concerti e spettacoli è stata un’esperienza molto intensa. Era un periodo vitale in cui nascevano tanti altri centri sociali, un momento di straordinario cambiamento che univa sia i frequentatori che coloro che sostenevano questo tipo di progetti. Oggi è sempre più complesso affidarsi alle istituzioni, ottenere sovvenzioni ma il modus operandi resta lo stesso: mettersi in gioco con qualsiasi tipo di iniziativa che abbia un valore etico e sociale, cerchiamo sempre di parlare poco e metterci in gioco!”
“Facce di festa” è costruito assemblando materiale raccolto con diverse tecniche cinematografiche: camera nascosta, interviste comportamentali, immagini descrittive. L’intenzione, parzialmente dichiarata nel finale, dove la camera si rivolge verso i registi, era creare un’interferenza delicata ma tenace tra la narrazione dell’autore e la percezione dello spettatore. La cinepresa diviene veicolo per forzare la narrazione cinematografica cercando un nuovo spazio alla presenza dello spettatore, un’anticipazione della poetica che tuttora accompagna il lavoro di Studio Azzurro.
Il film, girato nell’arco di poche ore a una festa tenutati a Milano nel 1979, si configura come una riflessione su un frammento di realtà giovanile dispersa e in cerca di nuovi riferimenti. Giovani che, usciti da anni di intenso attivismo politico e di profondi cambiamenti sociali e culturali (gli anni ’70), stanno per entrare in un nuovo decennio (gli anni ’80) vissuto all’insegna del rampantismo e dell’edonismo. Un documento attento ai comportamenti individuali, agli spunti originali, agli intenti comunicativi che vanno al di là di linguaggi inariditi.
Nel 1980 Facce di festa fu tra i film che inaugurarono la prima edizione di Filmmaker e fu presentato alla rassegna L’altro Cinema Europeo, della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Durata 60′, 16mm, colore
Ideazione Armando Bertacchi, Fabio Cirifino, Gianni Rocco, Paolo Rosa, Leonardo Sangiorgi
L’anteprima del lungometraggio e molto altro è nella ricca programmazione della seconda edizione di REVERSO – Festival di Archeologia Musicale sabato 11 marzo. Il festival che racconta la scena disco italiana, le sue origini ed i suoi volti leggendari, tracciando una linea immaginaria tra chi ne ha scritto importanti pagine passate, chi ne racconta il presente e chi inventa le sue traiettorie future.
REVERSO: evento proiezione
REVERSO FESTIVAL
Ingresso Gratuito
Musica / Conferenze / Workshop / Mostra / Proiezioni / Cibo
Sabato 11 marzo
Dalle 11.00 alle 3.00
Santeria Social Club – Viale Toscana 31