L’orso

L'intervista in attesa del live del 2 aprile all'Alcatraz

Quando si parla de L’Orsonato da un’idea di Mattia Barro, ora accompagnato da Omar Assadi, Niccolò Bonazzon e Francesco Paganelli, è davvero difficile non considerare i numeri fatti in soli 4 anni: più di 2 milioni e mezzo di visualizzazioni su Youtube, 2 milioni di ascolti su Spotify, oltre 350 concerti. Numeri che vedremo crescere ancora di più dopo l’ultimo album “Un luogo sicuro“, uscito l’11 marzo per Garrincha Dischi e prodotto da Marco “Cosmo” Bianchi (Cosmo/Drink To Me) e Mattia Barro e  che verrà presentato il 2 aprile all’Alcatraz a Milano (prevendite).

 

1) Come nasce l’orso e perché è cambiata la formazione
L’orso nasce nel 2010 a Ivrea. Negli anni ha cambiato tante formazioni perché la musica è più importante delle singole che ne fanno parte, a mio avviso. L’orso ha un suo sviluppo che segue la sua naturalità e il suo istinto. Omaggiamo chiunque ne abbia fatto parte in questi sei anni, ma L’orso è un’idea e un sogno e deve evolversi in quel modo.

 

2) Cosa rappresenta il nuovo album ‘Un luogo sicuro’ In termini di evoluzione per l’orso?
Finalmente arriviamo ad un disco dove la produzione e la scrittura partono dalla stessa persona e quindi corrono su binari omogenei. È il primo passo per la consapevolezza, per l’autodeterminazione compositiva!
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=DIDwauMT9Os[/youtube]

 

3) Su dlso affermi che Cosmo ‘È colui che mi ha fatto fare pace con il fare musica’. Dimmi di più..
L’approccio in studio con lui è stato naturale. Mi ha fatto ritrovare la confidenza e la tranquillità necessaria nella composizione abbattendo qualche limite che in questi anni mi ero creato. Ho messo a tacere qualche trauma. Il lato umano del produttore deve pareggiare quello artistico.

 

4) Avete fatto un tour con tantissime date in Italia e all’estero. Quale è il live che vi è piaciuto di più e perché?
Tutte quelle suonate davanti alla propria famiglia. Quella a teatro con l’orchestra. Quelle più disperate. Nel 2011 a Frosinone suonammo davanti a tre persone. Nel 2015  in qualche festival davanti a 3000. In mezzo un overdose di situazioni assurde, con palco, senza palco, per strada, sotto la pioggia.

 

5) Suonare all’Alcatraz! Nervosi?
È un palco così importante. L’ultima volta ci ho visto St. Vincent, quindi c’è il peso della responsabilità artistica. Che poi è un bel peso. Ad avercelo sempre.

 

6) Fantastico quel live oltretutto. Che musica ascoltate?

Siamo tanto diversi nei gusti! Io arrivo dal rap, con un padre che fu deejay elettronico ad esempio. I generi non esistono, esistono le attitudini, gli ambienti, le tradizioni. ‘Per spiegare un’attitudine come la mia’, diceva Bassi Maestro, dovremmo fare un’intervista davvero nerd!

7) Ora che siete famosi rimorchiate di più? 🙂

Abbiamo la fortuna di essere già così belli anche senza strumenti e velleità artistiche! Haha, comunque sì, viva l’onestà. Ma c’è il lato oscuro della medaglia: più hai possibilità di ‘rimorchiare’ meno ne hai di innamorarti.

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