Instagram accompagna i nostri momenti “morti”e la mattina per molti ha sostituito il quotidiano.
Da piccola sul vasino ci passavo delle ore: leggevo, giocavo, sentivo le favole e imparavo le poesie. Oggi sto all’iphone a leggere le email e gli aggiornamenti di facebook, twitter e gli amici social vari. Ma c’è qualcuno che ha conservato quel momento intimo e ha voluto condividerlo con un tocco di creatività.
Lui è Fabio Messana, fashion editor di Vogue Accessory, e trovate la sua collezione di scatti su instagram con l’hashtag #fabiomessana.
Fabio realizza delle scenografie, crea dei piccoli set con i suoi piedi protagonisti come fossero la Kate Moss della foto. E poi invece di tirare lo sciacquone shera sulla piattaforma social.
Ma come ti è venuto in mente? Cioè in quei momenti di solito la gente legge, chatta o fa il cruciverba…Vorrei che ci raccontassi il momento della folgorazione!
Ho cominciato per caso, anche se credo che il caso non esista. Apparentemente sembrerebbe un modo come un altro per ammazzare l’empasse di un momento quotidiano, Ma, se vogliamo andare oltre la superficie, credo ci sia altro. In uno stato di intimità con me stesso si è manifestata in maniera naturale l’esigenza di comunicare con un’immagine uno stato d’animo attraverso un percorso di senso dato dal legame che si instaura tra due o tre oggetti. Unendo tra loro questi segni, si costruisce il senso del racconto o, se preferite, l’anima della foto. Un gioco in cui mi diverto a creare mondi nei quali i calzini si parlando con i peluche, le stringhe delle scarpe si legano a oggetti della memoria, le pietre colorate brillano sulle risate di una cena tra amici nella stanza accanto.
Le selfie, il food…E poi tu ad immortalare l’evacuazione attraverso il riempimento degli spazi tra i piedi. Trovo geniale il modo in cui innalzi ad “arte” un momento così intimo, quotidiano e noioso. Come avviene il processo di ideazione e realizzazione?
La gestazione dell’idea è intima, fisiologica. Spesso è un’intuizione che ha bisogno di una lunga metabolizzazione, altre volte è un’epifania improvvisa. Di fatto, quando sento che è il momento di fare la foto, tutto è già pronto intorno a me, come se un processo magico avesse portato a compimento quello che mi frullava in testa da un po’: sono nella location giusta, con gli accessori e il look giusto, intorno a me gli oggetti necessari. Scattare la foto, a quel punto, è il meno.
All’inizio erano scatti abbastanza semplici. Poi le scenografie sono diventate molto più elaborate. Che tipo di “stimoli” hai avuto a continuare? Che reazioni hanno avuto follower e brand che hashtagghi?
L’apparente casualità con cui è nato questo progetto inizialmente mi portava a fare scatti dalla composizione basica e abbastanza veloce. La consapevolezza che ho maturato andando avanti, sentendo i commenti divertiti e entusiasti di amici e follower o dei marchi che usavo, mi hanno portato ad avere un pensiero cosciente che si è tradotto in styling più complessi. Tuttavia sono sempre istantanee con un carattere improvvisato che credo sia la forza che le fa vibrare.
Il potere degli accessori nella moda.
Nel mio lavoro di fashion editor mi occupo da anni di accessori. Sono la mia passione! Quello che più mi piace è la loro capacità di virare la percezione di un look. Non lo cambiano né tantomeno lo stravolgono, ma hanno il potere sottile di sfumare la connotazione percepita. Come un piccolo strumento musicale che si insinua nel crescendo dell’orchestra e che non cambia la melodia, ma, senza che nessuno se ne accorga, la rende più allegra, o più incalzante o malinconica. Sono le sfumature alla sostanza!
Da Piero Manzoni al fetish passando per il selfie. Oggi è mania scattare qualsiasi cosa. Sarà una tendenza da archiviare in pochi mesi o ci vedi dei possibili nuovi sviluppi stilistici? (Intanto noi te l’abbiamo soprannominato INSTA FEET!)
Non so immaginare il futuro di questo processo in movimento, un rutili nel quale cambiano, tornano e poi cambiano ancora gli stilemi dell’immagine. Quello che so è che adesso siamo qua e non possiamo prescindere da questo. Non nutro un sentimento apocalittico a riguardo, ma mi spaventa il possibilismo che deriva da questi fenomeni: tutti possono fare tutto. Mi auguro che, dopo questa bulimia ossessiva di immagine, ci sia una selezione naturale che premi, sempre e comunque, l’intelligenza, la cultura e la forza delle idee.