Maria Calderara, nota per le sue collezioni di gioielli che potremo tranquillamente definire sculture contemporanee da indossare, in occasione dei trent’anni del suo spazio milanese ospita una mostra dedicata al rapporto tra Andy Warhol e il mondo dell’illustrazione di moda.
Il 10 novembre, per soli 6 giorni, nello showroom di Via Lazzaretto, una ex fonderia dai disarmanti effetti di contrasto strutturale e culturale, saranno esposti disegni e pagine delle migliori riviste americane degli anni Cinquanta che si contendono i più affermati o considerati promettenti, art-director, scrittori, fotografi e illustratori e costituiscono in quel periodo delle vere e proprie risorse di espressione e sperimentazione.
Vogue o Harper’s Bazaar si rivolgevano alla donna alto borghese colta e sofisticata, mentre Mademoiselle privilegiava le studentesse bene dei college, Glamour la donna già inserita nel mondo del lavoro, American Girl e Seventeen l’adolescente sportiva, Good Housekeeping e McCall’s la casalinga middle class, o infine Esquire l’universo stilistico e culturale del nuovo businessman americano.
Osservando questi supporti editoriali è impossibile non riflettere sull’attuale condizione della stampa che continua a misurarsi con il web emulandone stile e sembianze quando l’unica soluzione possibile per la sua sopravvivenza sembra essere tornare alle origini, realizzare dei volumi collezionabili, copie rilegate, curate nella scelta della carta e delle immagini, con sezioni di approfondimento che costituiscano non solo un contenuto inedito ma siano anche da arredo.
Si tratta di orientamenti e aspettative editoriali che Andy Warhol sapeva interpretare con grande talento e versatilità, adattando ai diversi target la cifra stilistica e il contenuto delle sue illustrazioni. Che si modificano nel tempo per risultare congeniali a pubblici eterogenei e conformarsi ai budget e alle art direction di committenti diversi.
Sebbene le immagini create ad hoc per queste riviste rappresentino un significativo capitolo della carriera del pop artist per eccellenza, la quasi totalità dei disegni originali venne via via distrutta dopo l’utilizzo nei layout delle pagine. Questa era una pratica comune poiché era il prodotto finale, la rivista, a rappresentare l’originale, mentre il disegno era considerato solo una fase del processo realizzativo.
Le pagine esposte rimangono dunque l’unica possibilità di accesso allo straordinario contributo di Andy Warhol alla storia dell’illustrazione. Inclusi nell’allestimento, alcuni apparati multimediali consentiranno ai visitatori di calarsi nell’ambiente sociale e artistico in cui Warhol operò dal momento del suo arrivo a New York nel 1949.
Le sue celebri illustrazioni di scarpe dalla punta sottile sembrano animarsi sulla pagina, vive, attraenti, inesauribilmente straordinarie e impossibili da ignorare, hanno inaugurato un modo di rappresentare e comunicare abiti, capi di biancheria e accessori.
Un approccio all’immagine redazionale e pubblicitaria che trascende la mera utilità, evidenziando come e quanto un’interpretazione artistica, più di una rappresentazione oggettiva, può sintetizzare e diffondere una tendenza della moda, un sofisticato concetto di glamour e di eleganza. E abbattere le demarcazioni tra high & low, prodotto e opera.
Lavorando come illustratore il geniale Warhol fu uno dei primi a comprendere perfettamente le strategie del consumismo e il ruolo fondamentale dei mezzi d’informazione e comunicazione nell’immaginario collettivo sino al punto di trasformare quella consapevolezza nella sua forma d’arte per eccellenza: un’opera Pop consumabile come un qualsiasi altro prodotto commerciale, trasposta dagli scaffali del supermercato all’interno di musei e gallerie.
10-16 Novembre 2015
Spazio Maria Calderara
Via Lazzaretto 15, 20124 Milano