Giovanni Pastori, classe 1989, nasce a Milano da papà attore mamma maestra. Dopo gli studi di Design al Politecnico di Milano si specializza nel 2012 in Illustrazione Editoriale al Bauer di Milano. Sogna New York ma inizia a farsi qualche esperienza in Italia. Incontra gli amici di Madeincopernico con cui sperimenta la serigrafia fatta in casa e l’autoproduzione editoriale. Inizia a disegnare per il mensile Vita e, collezionista di pezzi di carta, porta avanti progetti personali legati al paper-cutting in lavori editoriali e “performance” dal vivo per eventi di vario tipo.
E proprio mentre si esibiva dal vivo nel “papercutting” presso un evento di Womade, che abbiamo incontrato Gio Pastori. Affascinate da come tagliando piccoli pezzi di carta colorati riusciva a ritrarre i presenti alla festa abbiamo deciso di fargli qualche domanda.
Sulla carta di solito si disegna. Quando hai deciso di iniziare invece a tagliuzzarla?
Colleziono pezzi di carta da un sacco di tempo. Pacchetti, volantini, biglietti, vecchie foto, involucri, ogni tipo di packaging, tovaglioli, sotto-torta, tappezzerie. E ormai lo faccio in modo quasi maniacale: vedo della carta che trovo interessante e penso che “prima o poi potrebbe essermi utile per fare qualcosa”. E la aggiungo alla collezione.
Mi sono innamorato della tecnica del collage l’anno scorso, durante un corso di Illustrazione: è semplice, cruda ma ha una valenza comunicativa fortissima. Ho unito questa nuova passione alla mania di accumulo e all’ amore di grandi maestri del passato e attuali (Matisse, Tom Wesselman, Blexbolex tra i tantissimi) e ho cercato di trovare una modalità personale per rappresentare quello che vedo.
Ti ispiri sempre a personaggi reali o anche di fantasia?
Non credo molto nei personaggi di fantasia. Sono tutti frutto di elaborazioni mentali legate a qualcosa / qualcuno che risiede nella mia memoria visiva.
Quanto questo progetto è legato alla moda?
Il progetto nasce come “personale”, è stato reso pubblico lo scorso marzo, durante Womade#6, un evento di Arte, Musica, Moda e Design a Milano: ho realizzato ritratti dal vivo a paper-cutting. Gran parte del pubblico apparteneva all’ambito moda e proprio grazie a quella “performance” sono nate collaborazioni con alcuni brand e magazine. Mi piace, ci sono un sempre un sacco di buoni stimoli creativi.
Preferisci esibirti dal vivo o lavorare nella tranquillità di uno studio?
Sono due cose molto diverse. Dal vivo sono più attento all’aspetto della quantità, della velocità e al rapporto con le persone; i lavori finali sono più approssimativi e semplici. Quando lavoro in studio riesco ad essere molto più preciso, pulito e a studiare un progetto. E non sempre è un bene, spesso preferisco la freschezza di un ritratto fatto in due minuti al lavoro di un intero pomeriggio.
Per realizzare i tuoi “ritratti” devi attuare un grosso processo di sintesi delle forme. Cosa ti colpisce di più nei soggetti che ritrai ?
Ogni soggetto è diverso e ognuno ha il particolare che mi colpisce. Il mio tentativo è quello di delineare l’atteggiamento di una persona, valorizzando gli elementi che preferisco. Mi piace ritrarre persone eccentriche, che mi guardano come se mi stessero mettendo alla prova. Capita anche che mi trovi davanti persone noiose e mi cali immediatamente l’ispirazione.
Che modalità hai in testa?