Moda e Comunicazione sono concetti elastici che continuamente si intrecciano nelle dinamiche della nostra società; la moda appartiene a quella classe di fenomeni che ha marcato in modo irrimediabile il corso della modernità.
Abbigliamento è il termine che indica l’insieme degli ornamenti con cui l’essere umano, nelle varie civiltà, ricopre e adorna il proprio corpo.
L’uso di abbigliare il corpo è diffuso tra gli esseri umani fin dalla preistoria mostrando una correlazione diretta con la risposta a necessità naturali, come proteggersi dalle intemperie.
Gli abiti tendono a conformarsi alle diverse esigenze dell’essere umano vive; la ragione principale per cui ci si veste è che l’abbigliamento è uno strumento essenziale della comunicazione corporea: è attraverso gli abiti che i corpi umani comunicano tra loro in una lingua comune, sufficientemente fluida e complessa da consentire l’intesa reciproca e insieme l’individualizzazione delle espressioni. I vestiti e le decorazioni corporee sono mezzo di comunicazione, con un proprio linguaggio e un proprio codice.
La realtà sociale presenta una miriade di uniformità socioculturali frutto del processo di condivisione delle pratiche di costruzione simbolica e della loro reiterazione. Se un’idea, un atteggiamento oppure un dato modo di vestire non si presentano come uniformi per un certo numero di persone, non possono essere considerate come fenomeno moda. Nelle società premoderne il costume era solitamente stabile nel corso dei secoli in maniera proporzionale alla stabilità della struttura sociale, il fenomeno moda era ancora sconosciuto.
La variabile tipica dell’abbigliamento di moda è sorta e si è sviluppata in parallelo con il progresso della mobilità sociale consentito dalla società moderna.
Il vestito è strumento di comunicazione in quanto è insieme strumento di espressione del sé di chi lo indossa; raccoglie e manifesta la volontà dell’attore sociale di definire una propria identità che sia soddisfacente per sé e insieme compatibile con l’ambiente in cui si muove. Il raggiungimento del sottile equilibrio tra questi due elementi definisce la buona riuscita comunicativa di una scelta di abbigliamento.
Come ha osservato Umberto Eco al principio degli anni Settanta nella sua riflessione sull’aspetto vestimentario: “una ragazza in minigonna a Catania è leggera, a Milano è moderna, a Parigi è semplicemente una ragazza e ad Amburgo forse è un ragazzo”.
Nonostante la crescente democratizzazione della società. Il successo posteriore della moda è sempre legato all’esigenza della distinzione; la moda si è sempre sviluppata demarcando le differenze tra i gruppi e accentuando l’identità intra-gruppo. Un capo, sebbene unisex, comunica sempre immediatamente l’appartenenza di genere di chi lo indossa e quando non lo fa esprime una situazione ambigua, confusa, androgina, transgender.
Il consumatore costruisce la propria immagine sulla base delle opzioni che la produzione gli offre attraverso una sorta di cross dressing, ossia l’uso di combinare capi di vestiario e accessori di diversa provenienza stilistica, geografica, culturale e temporale.
La proliferazione dell’offerta a tutti i livelli della piramide della moda e la moltiplicazione degli stili dei prodotti offerti hanno aperto lo spazio per un consumo trasversale, libero, imprevedibile, dettato dalle esigenze di costruzione e comunicazione della propria identità sociale da parte del singolo consumatore.
Abito è il modo di abitare il corpo, di significarlo, di metterlo in scena, veicola significati; è un luogo privilegiato del simbolico, registrazione dei mutamenti e degli immaginari sociali. Nel passaggio dall’Haute Couture al pret-à-porter il “luogo geometrico” della creatività, che per cent’anni era stato l’atelier degli stilisti parigini, si moltiplicò dando vita al cosiddetto policentrismo della moda contemporanea disarticolando la struttura molare e centralistica del sistema e lasciando libero spazio al creatore di stile.
Se la comunicazione, con il crescente sviluppo dell’Industria Culturale, promuove il processo di estetizzazione della vita quotidiana conducendo il quotidiano nel
cuore dello spettacolo, la moda completa tale processo con la quotidianizzazione dell’estetica, che socializza progressivamente le conquiste del gusto.