PIG ISLAND
by PAUL MCCARTHY
by PAUL MCCARTHY
Milano, 20 maggio 2010
Materia, carne, da osservare e toccare che sembra morbida in realtà è dura come l’aspra critica di chi non ha confini morali, di chi urla che l’uguaglianza non è data dal sesso ma dalla natura intrinseca e maiala di un’umanità in loop da serial tv.
La materia si fa compatta e fallica o liquida e sanguinolenta e l’odore acre avvolge i pensieri di un pubblico che interpreta binomi ambigui e orgiastici, siamo nell’officina di un meccanico contemporaneo che costruisce e sostituisce pezzi, siamo solo pezzi smembrati, pezzi in tre dimensioni troppo stupidi per capire dove ci stanno dirigendo.
Il paese delle meraviglie di McCarthy si ritaglia spazio sulla scena contemporanea presentando una grottesca fiaba alla George Orwell che attinge alle performance di body art come la Fura dels Baus e cannibalizza l’attenzione dello spettatore che si aggira sperduto in un labirinto postindustrale dai muri scrostati, calcinacci e polvere .. al centro “un” guerrafondaio in rosa chewingum che sodomizza godurioso un maiale .. Chi dei due sarà il porco?
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