HER a Spike Jonze love story

Life in the digital age

L’altra sera una mia amica mi fa: “l’hai visto quel film in cui lui si innamora del computer?” Ci penso un momento e mi rendo conto di averlo voluto vedere ma l’ho perso.

Per fortuna puoi sempre rimediare. Ed ecco la sera seguente era già tra i titoli da recensire. Il caso vuole che poco prima della visione mi imbatto in una riflessione relativa ad un cambiamento notevole dell’era del digitale, l’immediatezza. L’attesa che prima era scontata per l’uscita di un libro, film o disco, l’emozione che suscitava aspettare un messaggio o una telefonata oggi è stata totalmente sorpassata, non ricordiamo nemmeno più che significa perché se lui/lei hanno il flag hanno ricevuto e letto ed è frustrante non avere subito una risposta!

Questo è in parte la tematica sviluppata da Her, la pellicola di Spike Jonze che racconta un uomo avvilito, solo, che ha perso l’amore della propria vita ma continua a sognarla e riversa le sue attenzioni su un sistema operativo. Una voce sempre presente che lo conforta, lo diverte e “cresce” insieme alle informazioni che condivide con lui e con l’invisibile web.

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Tempi diversi ma mi salta subito all’occhio il film Una voce umana di Rossellini con la meravigliosa Anna Magnani che viveva la disperazione dell’abbandono attaccata alla cornetta o all’ultima puntata della seconda serie di Black Mirror che parte dallo stesso spunto del film e arriva a conclusioni futuristiche oltremodo inquietanti.

Saranno i problemi di asocialità, psicologici, l’estrema sensibilità o l’invasione del digitale in ogni aspetto della vita quotidiana ma sta di fatto che Joaquin Phoenix resta incastrato con “lei” con cui sperimenta gioia, sesso (si anche quello con relativi problemi corporali) dolore, gelosia insomma tutte le emozioni tipicamente umane e tutto tramite un telefono e un auricolare.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=ZSfUcWw9zto[/youtube]

La trama procede senza alcuna impennata, non saprei se vale un Oscar per la migliore sceneggiatura originale, e l’unica ragione a mio avviso per vedere questo film resta il segno del tempo visibile dalle scene delle persone tutte prese dai loro apparecchi, specchio senza dubbio della società di oggi.

Interessante sebbene poco approfondito il lavoro di lui che scrive tutti i giorni lettere ricolme di sentimento per gli altri, un po’ come gli scriba facevano un tempo per gli analfabeti. Saremo, stiamo diventando, schiavi, solitari, impauriti dal confronto con gli altri, terrorizzati dal rifiuto?!

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