IL CAPITALE UMANO – Il cinismo del nuovo film di Virzì
Devo ammetterlo me la immaginavo così la vita in Brianza. Con le BMW e i SUV, i piumini Moncler e le villette che nascondono lo squallore familiare di chi pensa di essere arrivato, di avere tutto solo per scaltrezza, furbizia perchè si sa i soldi chiamano i soldi.
Poi c’è la famiglia dal falso perbenismo, quelli che vogliono aspirare ad avere perchè non hanno nulla che macerie nascoste sotto ai tappeti e desiderano “più parabole sul tetto che San Marco nel Vangelo” come recitavano i Frankie Hi Nrg. Quelli sono i peggiori, falsi, ridicoli, ipocriti, poveri dentro e pronti a calpestare il prossimo chiunque sia.
4 capitoli che mostrano 3 diversi punti di vista e un ultimo in cui succede qualcosa di totalmente inaspettato che ti scuote pericolosamente dal tintinnio del dio denaro e ti conduce a giocare una partita su un campo pubblico, democratico dove sei svestito e senza ruolo e la domanda è: cosa resta di questo individuo?
Questo è il Capitale Umano che in ambito assicurativo-finanziario è il valore monetario di un individuo in base a parametri come aspettativa di vita, qualità e quantità delle relazioni, eventuale reddito, è il titolo dell’ultima pellicola di Paolo Virzì che abbandona i toni noir da commedia mediterranea per analizzare il complesso rapporto tra le categorie sociali, il potere del profitto e le relazioni umane che tanto mi riporta alla mente il capolavoro di Sam Mendes “American Beauty”. Non si scherza più, il gelo ci ha avvolto e anche l’ironia ha perso la sua valenza.
Bellissima l’interpretazione di Fabrizio Bentivoglio che rinnega la dignità e ricopre i panni del raggirato ed ignorante Dino Ossola, giovane ed energica, anche se forse po’ troppo da fiction, Matilde Gioli nel ruolo della figlia Serena che resiste a mantenere il segreto, una poco convincente Valeria Golino. Nel cast Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Valeria Bruni Tedeschi.
Aldilà del piacere o meno questo è un film che mi ha lasciato un vuoto, una riflessione profonda su ciò che conta, è una visione lucida dell’ossessione per il possesso, la brama di potere e i soldi, i soldi, i soldi … E infine la solitudine data dalle cose, dai pezzi di carta che ci portano avanti e scelgono per noi spesso come condurre la nostra vita ma non colmano che vane aspettative, desideri da fast food. Se sei rimasto indifferente chiediti perchè, forse è già troppo tardi.