Qualche settimana fa ho visitato Villa Necchi Campiglio, tesoro architettonico nascosto e poco noto alle spalle del parco di Palestro, a Milano. Patrimonio del FAI, a seguito della donazione da parte dell’ultima erede della famiglia di industriali Necchi (quelli delle macchine da cucire), la villa è stata la location di un film che ho molto amato e che avevo dimenticato. Affascinata dalla visita guidata con cui ho ripercorso le sale e gli ambienti in cui si è mossa Tilda Swinton, diretta dalla sapiente regia del regista siciliano Luca Guadagnino, ho rivisto il film con altri occhi.
La guida, oltre a raccontarci la storia del concepimento della struttura e degli arredi e dei dettagli della splendida abitazione dei Necchi, ci parla della famiglia che la ha abitata, degli illustri ospiti, delle abitudini, facendoci entrare un po’ nella vita di una famiglia borghese di Milano ad inizio secolo. Tra le curiosità ci svela che il film di cui vi voglio parlare è stato girato in Agosto… mentre è ambientato a Dicembre , con tanto di neve.
La bravura del cast e degli scenografi non tradisce affatto la finzione. La costumista non risparmia alla Swinton tubini di lana (bellissimi, di Jil Sander) e cappotti da gran freddo.
La trama: Emma è la moglie straniera di Tancredi Recchi, ricco industriale lombardo. Emma e Tancredi, sposati ma non innamorati, vivono nella sopracitata villa al centro di Milano insieme ai figli: Elisabetta, Edoardo e Gianluca. Edoardo tradisce gli ideali borghesi decidendo di gestire un ristorante bucolico insieme con Antonio, un giovane chef di provenienza “proletaria”. Per una serie di eventi Emma e Antonio diverranno amanti, portando nella congelata atmosfera borghese e meccanica una ventata calda di passione e dramma. Finale tragico.
Abituati come siamo ad un cinema italiano che predilige puntare l’obiettivo sulle famiglie borghesi, Io sono l’amore ci sorprende per la coerenza e l’altissima attenzione formale dell’insieme, come dei dettagli. Paragonabile più a un Visconti che a registi contemporanei, Guadagnino non lascia nulla al caso, seziona ogni personaggio solo attraverso le immagini, non rendendo le cose facili allo spettatore. Unica pecca a mio avviso è l’eccessiva “freddezza” che avvolge tutto come una coltre che congela sensazoni e vita, anche quando la narrazione richiederebbe invece calore e spinta emozionale.
La curiosità: I piatti realizzati da Antonio sono creati dallo chef Carlo Cracco.
Il Cast: Oltre a Tilda Swinton e Flavio Parenti, spicca Alba Rohrwacher , a mio avviso una delle attrici più interessanti del nostro panorama cinematografico, nel ruolo di Elisabetta Recchi. Bellissima nonostante l’età Marisa Berenson.
Consigliata visione del film e visita alla villa.
Foto ricordo
Per leggere il post sulla prima proiezione del film in Italia nel 2010 clicca qui.
Thanks to Tokyo.