“Le vent se lève,(…) l faut tenter de vivre” è il verso del poeta francese Valéry che conferisce il titolo all’ultima fatica del maestro Hayao Miyazaki, il lungometraggio tanto atteso e acclamato che sancisce il ritiro del Walt Disney dell’oriente dallo storico Studio Ghibli.
Il premio oscar alla carriera questa volta sceglie di appassionarci con la storia di Jiro Horikoshi, personaggio realmente esistito e noto per aver ideato i rivoluzionari modelli Mitsubishi A6M Zero, tristemente conosciuti per essere stati utilizzati dai kamikaze durante la seconda guerra mondiale.
La storia del giovane progettista attraversa i primi decenni del 900 giapponese e inizia da suoi stessi sogni.
Da sempre è chiaro l’obiettivo e la passione che lo spingerà ad un impegno costante, quello della costruzione di aerei all’avanguardia, simboli del progresso e metafora della legittimazione di una vita.
Seguendo le orme dell’estroso progettista italiano Giovanni Caproni che come alter ego lo accompagnerà costantemente nelle visioni oniriche, Jiro si laurea all’università di ingegneria di Tokyo e inizia la sua carriera nella Mitsubishi. Assiste al terribile terremoto del ’22, e comincia a viaggiare per perfezionare le sue conoscenze tecniche e studiare i modelli più avanzati d’Europa (e i tedeschi non ci fanno una bella figura).
Durante questi viaggi incontrerà l’amore della sua vita, la donna che come il vento, lo ispira e lo accompagna durante tutto il suo percorso creativo.
Non farò spoiler, ma questa storia, oltre ad essere trattata con quel garbo e quell’eleganza estetica di fondo tipica dell’animazione miyazachiana, commuove e ispira, ma disincanta anche.
La ragioni della storia e le sue guerre sovrastano il sogno dell’intelletto e la forza rivoluzionaria delle idee. Le grandi menti idealiste e innovatrici sono destinate a produrre ricchezze per essere messe al servizio della lotta alla supremazia.
Dopo diversi fallimenti e le complicazioni di un amore delicato e sofferto quanto forte e appassionato, l’opera pionieristica d’ingegneria prenderà il volo, ma non sarà destinata a trasportare famiglie oltreoceano, come avrebbe auspicato anche il predecessore italiano, ma kamikaze in guerra.
L’ultimo capolavoro dello studio Ghibli rappresenta un’eccezione: lontano dal linguaggio favolistico, Miyazaki realizza il film più personale della sua carriera. Il regista infatti è figlio di un ingegnere navale e dopo Porco Rosso (sempre di aerei si parla) è l’unico ad avere come protagonista un personaggio maschile, ma a differenza del primo, dipinge un racconto fortemente tradizionale e narrativo, stavolta davvero destinato solo a un pubblico di adulti.
Colgo l’occasione di introdurre brevemente tutta la filmografia dello studio Ghibli, un’istituzione dell’animazione 2D, che da 30 anni appassiona il mondo con disegni, personaggi e storie indimenticabili.
Nausicaä della Valle del vento (1984) già agli esordi della carriera dello studio Ghibli, si rintracciano tutte le componenti fondamentali della sua poetica, protagonista femminile coraggiosa e determinata, un mondo di valori da riscattare, la condanna di ogni guerra, la natura da proteggere.
Laputa – Il Castello nel cielo (1986) – Ispirato da “I viaggi di Gulliver”, il disegnatore di Conan il guerriero prosegue l’intento di migliorare il mondo attraverso l’arte. Anche in questo lungometraggio, ecologismo, antimilitarismo, amicizia, lealtà, coraggio per riconquistare la pace.
My neighborg Totoro (1988) Il mitico, nonché iconico “volto” di Studio Ghibli ci trascina nell’estetica ghibliana della bellezza magica e potente, della spiritualità benefica e misteriosa della natura.
Una tomba per le lucciole – (regia di Isao Takahata) (1988), post guerra nucleare, crudo e commovente, ti sbatte in faccia le verità storiche che furono con tratto acceso, espressionista e magistrale.
Kiki – Consegne a domicilio (1989) La storia di una giovane strega che deve affermarsi nel mondo degli umani, stabilirsi in una nuova città e conoscere meglio se stessa e i suoi poteri. Uno dei miei preferiti.
Omohide poro poro (regia di Isao Takahata) (1991), la storia di una giovane donna di Tokyo e della sua vita sentimentale, il ritorno ai luoghi di origine, il riaccendersi di alcuni sentimenti. Adulto, realistico per grandi.
Porco Rosso (1992) basato sull’omonimo manga di Miyazaki, poetico, appassionante, uno dei pochi film ad avere un protagonista maschile (anche se non propriamente umano).
Pom Poko (regia di Isao Takahata) (1994) ovvero i leggendari Tanuki mutaforma che proteggono il loro boschi dalla minaccia umana. Esilarante quando impegnato.
Whisper of the Heart (regia di Yoshifumi Kondo) (1995) – ricordi di un’amicizia, di una fetta di storia del giappone, della costruzione di un sogno.
La Principessa Mononoke (1997) – intenso, epico, eroico, magico. capolavoro assoluto.
Hōhokekyo tonari no Yamada-kun (regia di Isao Takahata) (1999), quasi sconosciuto offre un quadretto di genere ritagliato su una famiglia giapponese, comico e reale.
La città incantata – (2001) – Ispirato al romanzo “Il meraviglioso paese oltre la nebbia” di Sachiko Kashiwaba è forse il film più conosciuto e premiato di Miyazaki. Impossibile non esserne rapiti.
The Cat Returns – (regia di Hiroyuky Morita) (2002) – godibilissima avventura tra le vicende del reale e una dimensione dominata da gatti parlanti molto più astuti di noi umani.
Il castello errante di Howl – (2004) – Basato sul romanzo di Diana Wynne Jones. Forse il più complesso, il più allegorico, Incantevole.
I racconti di Terramare esordio da regista del figlio Goro Miyazaki (2006) – Basato sul ciclo di romanzi di Ursula Le Guin, interessante, ma non all’altezza delle trame, della fantasia e dello spessore dei lungometraggi del padre.
Ponyo sulla scogliera (2008) – Ispirato a racconti folkloristici giapponesi, M. anima e ci fa immergere in un mondo sottomarino magico e minaccioso, disegni irresistibili.
Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, regia di Hiromasa Yonebayashi(2010) – Basato sui racconti di Mary Norton, ancora una volta la natura, i mondi nascosti, l’incontro tra realtà diverse e un tripudio di colori.
La collina dei papaveri (regia di Goro Miyazaki) (2011) – delicata storia di ragazzi, scolaresche giapponesi, passati misteriosi e sentimenti celati nel Giappone anni 60.