“… love that loves us, thank you.”
Nessuno vi dirà che gli è piaciuto poco o che gli è piaciuto abbastanza. Questo tipo di film o li ami, o ti danno la nausea. Io lo ho amato, e vi dirò perché, ma sono d’accordo con chi dice che potrebbe dare la nausea.
Lui (Neil) e lei (Marina) si amano alla follia, lo racconta lei con voce fuori campo in francese mentre sullo sfondo i primi piani di sguardi innamorati che aspettano le maree di Mont Saint Michel farebbero diventare romantici anche i più cinici. Dalla Normandia ad una Parigi meravigliosa il loro amore cresce sempre di più.
“If you love me, there’s nothing else I need” says Marina
Lei ha una figlia avuta da una relazione precedente. Formano una famiglia felice. Lui le porta con sé negli Stati Uniti dove tra cowboys e grandi supermercati il loro amore si spegne pian piano. Lei smette di ballare per lui e diventa malinconica al punto di tornare in Francia.
Lui allora, sempre muto come in gran parte del film, incontra una vecchia amica e intraprende la stessa relazione di mutismo con lei…
“Life’s a dream. In dream you can’t make mistakes. In dream you can be whatever you want.” says Marina
Molto più eloquente, se pur sempre fuori campo, invece Padre Quintana (Javier Bardem) che aggiunge note religioso/filosofiche pur senza partecipare però in nessun modo attivo alla trama del film.
Un film quasi senza trama in effetti, che va avanti per sguardi, silenzi, gesti, incanto e meraviglia (wonder). Un “poema visivo”: un poema sull’amore vero che difatti molto spesso non esige le parole, ma si nutre di azioni e di cose non dette. Un amore che, come una marea, cresce impetuoso per poi ritirarsi. Una scelta estetica e formale quella di Terrence Malick coerente in tutta la sua produzione, tanto più in questo film, che dovrebbe essere parte di una trilogia che comprende The tree of Life e sta per concludersi con l’atteso Knight of Cups.
“You shall love. Whether you like it or not.” says Father Quintana