Siamo sinceri, chi mentre puliva casa mezzo nudo non ha mai cantato a squarciagola “Ironic”? Chi in doccia non ha mai interpretato con convinzione “You oughta know”, pensando magari a qualche ex? Chi non si è mai lasciato totalmente ipnotizzare da “Uninvited”? Questi sono solo tre dei motivi per cui quando ho sentito che Alanis Morissette il 18 luglio sarebbe venuta in concerto a Milano (all’Ippodromo di San Siro) ho capito che non volevo assolutamente mancare.
Tra nuove (contenute nel nuovo album “Havoc and bright lights” in uscita a fine agosto) e vecchie canzoni, Alanis delizia il pubblico milanese in un crescendo di emozioni. Se all’inizio, nonostante sul palco è stata da subito energetica, mi sembrava un po’ timida e a tratti poco convincente(ogni tanto le mancava un po’ di grinta), poi si è ripresa in modo splendido, regalando intensi momenti: scatenarsi e cantare con lei con le già citate “Ironic” e “You oughta know” è stato bellissimo, come pure è stato bellissimo sentirla suonare l’armonica o percepire la sua grinta ed energia in “Numb” e l’intensità e l’intimità di “Havoc”, due canzoni inedite. Anche se è nel primo dei due bis in cui Alanis ci regala il meglio di se, con una bellissima interpretazione di “Hand in my pocket” e con “Uninvited”, in cui la cantante si lascia completamente possedere dal brano. E noi con lei.
Certo, non ha cantato perle come “Everything”, “That I would be good” o le più recenti “Versions of violence” e “Not as we”, ma la perdoniamo.