ALT-J – Triangle is my favourite shape

 

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Come da copione 4 ragazzi inglesi si incontrano all’università e tra una festa e un esame strimpellano sognando di diventare una band. Studi di letteratura per Gus Unger-Hamilton (tastiere), belle arti per Gwil Sainsbury (chitarra/chitarra basso), Joe Newman (chitarra/voce), e Thom Green (batteria). Così tra Leeds, Brixton e Cambridge nascono gli Alt-J che si pronuncia  (dal comando Mac per ottenere la lettera greca delta): quel delta che nelle formule vuol dire cambiamento , e che è stata la vera svolta nelle loro vite.

Uno stile difficile da definire , tra folk, indie-rock, pop , un pizzico di hip-hop, elettronica e suoni sintetizzati. Il tutto con richiami romantici ed intimisti soprattutto nei testi che a  volte contengono  richiami persino culturali.

Ho sentito per la prima volta Fitzpleasure questa estate da una playlist di un amico. L’ho dovuta ascoltare più volte per capire se fosse di mio gradimento ma poi l’ho amata e ho apprezzato l’intero album An Awesome Wave.

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Dal vivo gli Alt-J sono molto spontanei, un po’ ancora acerbi, ma molto promettenti. Nonostante la pessima acustica dei Magazzini Generali, il concerto vale il biglietto. Tutti cantano i pezzi più famosi :   le dita dei ragazzi sotto il palco formano triangoli con le dita e Let’s Tesselate diventa un nuovo modo di dire. Letteralmente vuol dire “incastrarsi” , esplicito ma poetico.

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La voce di Joe Newman è sicuramente riconoscibile tra mille, a volte un po’ ripetitiva ma molto adatta al sound dei loro pezzi che ripongono negli  arrangiamenti la verà originalità del sound.

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