Nel luglio 2011, all’Arena Civica, ho avuto la fortuna di assistere a un concerto con una line-up senza senso: House of pain, Public Enemy. Cypress Hill.. Passato alla storia, perlomeno in Italia. Nonostante la caldana avevo passato quattro ore a saltare e farmi del male fisico, chi c’era sa di cosa sto parlando. Potevo quindi perdermi i Cypress Hill quando ho saputo che sarebbero tornati a Milano?

Arriviamo giusto in tempo per l’inizio del live, in un Ippodromo del Galoppo con umidità pari al 99% dopo la bomba d’acqua delle 20:30 che ha l’unico merito di aver annientato le zanzare (o forse è stata la nuvola di ganja nell’aria). Questa volta, complice la fanga stile Woodstock sono rimasta defilata in prossimità del bar, a godermi uno spettacolo rivelatosi davvero speciale.
Fondamentalmente il concerto è stato un greatest hits suonato dal vivo, Sen Dog e B-Real in forma smagliante (sarà l’erba), con performance notevoli di Eric Bobo e Julio D lanciati in assoli di congas e scratch. Speciale perché i pezzi storici li hanno fatti tutti ed è incredibile come da 30 anni suonino gli stessi pezzi con la stessa coinvolgente energia di quando erano sbarbi. Scenografia minimale, i ragazzi non hanno mancato di mostrare la loro devozione a Mary Jane mentre B-Real fumava porri giganti alla faccia del servizio di sicurezza (c’era anche un vigile in mezzo alla folla, non s’è capito se era fan pure lui)
Per chi avesse bisogno di rinfrescare la memoria , i Cypress Hill sono una pietra miliare del latin rap West Side e del rap americano in generale, in breve coloro che hanno aperto la strada a tutto un particolare genere che racconta di tugh life di strada losangelina intrisa di spirito chicano a base di tatuaggi, mota, gang e pistole. Con il passare del tempo e l’evolversi dello stile hanno sperimentato il crossover fondendo il loro flow con sonorità di musicisti mitologici come Tim Armstrong dei Rancid e Tom Morello dei Rage Against the Machine. Un rap che suona bene con la chitarra elettrica non è male, no?
Se vi interessa approfondire un po’ l’argomento testimone e documentarista di questa nicchia è il fotografo Estevan Oriol, parte integrante della grande familia che ruota intorno al gruppo. Scatta -quasi- esclusivamente in analogico bianco e nero, le sue foto le riconoscete perché caratterizzate da quella cornicetta nera che ci piace tanto e che non è altro che il bordo del negativo stampato. Nulla di costruito o artificioso dietro le sue foto, i soggetti che ritrae sono esattamente quelli che probabilmente incontrereste inoltrandovi nei ghetti di L.A.




…ma non preoccupatevi, al concerto dei Cypress Hill non li trovate. Quindi la prossima volta che suonano dalle vostre parti non perdeteli!