Se digiti su google “foxhound” esce una razza di cani da caccia, una parola in codice della NATO e un videogioco Metal Gear. Poi esce anche una band di Torino, quattro elementi classe 1992 che suonano insieme dal Liceo.
Lo scordo weekend al Traffic Festival di Torino abbiamo avuto l’occasione di conoscere Filippo, il batterista dei Foxhound. Un’intervista poco tradizionale, dietro il palco, così nel mezzo di Piazza San Carlo. Ogni 5 minuti passava qualcuno ad abbracciarlo e spintonarlo amichevolmente, commentando il concerto. Cercavamo di chiedergli com’è la scena musicale torinese oggi, dato che se ne parla molto, ma con tutte queste interruzioni e dopo l’emozione di aver aperto il palco agli XX, Filippo rispondeva spesso “Vedi?”.
Questo sabato siamo andati a rivederli al MI AMI Festival a Milano. Di pomeriggio, con calma, sul prato abbiamo chiacchierato del tour, che li porterà in giro per i prossimi mesi, e abbiamo scattato qualche foto. Cercavamo di capire se già se la tirano questi torinesi, e loro ci dicevano “Ma no, siamo così, ci vedi!“
Sì. Vedo. Vedo un gruppo di appena ventenni che ha una positività e un’energia fuori dal comune. Vedo un collettivo, Woodu?, che funziona da network di band come i Foxhound e i Drink To Me per supportarsi e organizzare insieme. Vedo dei musicisti che non negano di essere influenzati da tutti i generi possibili, inclusi quelli da far storcere la bocca ai puristi dell’indie rock, ne prendono atto e poi suonano quello che cavolo vogliono. Vedo un album, Concordia, che sta attirando non poco l’attenzione. Vedo una band che anche live sul palco non delude.
Ma ci sono cose anche non vedo. Non vedo un gruppo che si lamenta della scena piatta italiana, ma quattro ragazzi che si attivano. E non vedo ancora un’etichetta. Non vedo un genere che li possa incanalare e magari soffocare al suo interno. Non vedo chi urla al talento precoce che poi si esaurisce.
Non ho capito bene che genere vogliono suonare questi Foxhound, ma per questo ho intenzione di non perderli assolutamente di vista.
Foto di Chiara Apperti
