TORNANO I BLUR – brit pop live @Ippodromo

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Credits Alessandro Papi

 

Ci sono dei gruppi che ognuno di noi ama, e per i quali pagheremmo oro pur di vederli live.

Ecco: se i Blur si erano sciolti e queste speranze si erano vanificate,  la notizia della reunion e di un tour con delle tappe italiane ha riacceso il sogno di molti italiani. Due date: domenica 28 Milano e lunedì 29 luglio Roma.

Eccomi giunta quindi alla consueta calda domenica milanese, culminata però in un Ippodromo del Galoppo bello satollo di gente: mods, hispters, non-hipsters, qualche lunga chioma da metallaro (eh si, anche quelli!), teenagers fomentati, 30-40enni nostalgici, musicisti, fan impazziti…un  pubblico che più eterogeneo non si può. Siamo  tutti qui per lo stesso motivo: i Blur e la riscoperta della nostra eterna adolescenza.

Mentre le birrette vanno giù come l’acqua e le zanzare aleggiano in squadroni sulle nostre teste, rifletto un po’ per ingannare l’attesa. I Blur non hanno bisogno di presentazioni: sono la punta di diamante, insieme ad Oasis e Pulp, di quel fenomeno chiamato Brit Pop esploso nei primissimi anni ’90, che ha abbracciato un pubblico vastissimo, dai mods agli amanti del pop-rock fino agli hooligans incalliti; chi più chi meno, tutti siamo stati vittime consenzienti della loro musica, orecchiabile ma mai scontata. E l’amore per questo gruppo persiste: guardandomi intorno noto che nessuno è qui per caso, e siamo tutti ansiosi di assistere ad un concerto che, ancor prima di cominciare, profuma già di garanzia.  Tra striscioni trasudanti amore per i Blur e bandiere inglesi, l’inizio del concerto si fa aspettare e la gente scalpita…

Arrivano le 9.30 circa, e con un ritardo più che accademico ecco Damon Albarn, inconfondibile allure cockney e incisivo d’argento (!!!) che vola sul palco con gli altri tre Blur (anche loro piuttosto immuni al corso del tempo, anche nell’outfit) con  “Boys and Girls”, per inaugurare con un’esplosione di pogo la loro data milanese dopo anni di assenza dai palchi italiani.

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La scaletta è super, una successione di successi del gruppo messa a punto per fomentare anche gli spiriti più restii: non c’è un momento esente da isteria collettiva di salti,  urla, canzoni cantate a squarciagola. Tranne quando Damon Albarn inforca la tastiera, e allora ciao…  Insomma,  ci sono tutti i pezzi che ci hanno fatto amare i Blur: There’s no other Way, Beetlebum, Country House, Parklife, Tender, The Universal…e per farsi amare ancora di più e lasciarci un bel ricordo finale, hanno anche terminato con Song 2, la chiusura perfetta tra estasi e sudore di un’ora e mezza di concerto.

Insomma, qui lo dico e non lo nego: i Blur hanno dimostrato che chi è cresciuto a pane, vinili e amplificatori nei dorati anni ’80, è ancora in grado di tenere testa alle nuove leve da una stagione e poco più : un’energia e una qualità musicale impeccabili, un pirata Albarn (che sto dente d’argento se lo poteva pure risparmiare, bellino com’è)  che la voce ce l’ha e che ha saltato come un ragazzino per ben 17 pezzi, e Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree in formissima. Un bellissimo concerto, punto.

Per dovere di cronaca ho fatto un video con i miei potenti mezzi tecnologici che testimonia bene la leggera euforia generale (audio pessimo, vi ho avvertito):

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=2K2DMcySm_g[/youtube]

Ah, un plauso speciale va al ragazzo che, durante Coffee & TV, è salito sul palco vestito da cartoncino del latte e ha ballato con il gruppo per tutta la durata della canzone. Inutile dire che post-concerto è stato letteralmente assalito dai suoi nuovi fans per un miliardo di foto ricordo, l’ultima della serata, con l’uomo-latte.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=6oqXVx3sBOk[/youtube]

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Testo, foto e video di Maria Vittoria Cervigni