Berlino, “the place to be” di questa decade. Prima c’é stata Londra, e Barcellona, un domani chissà, probabilmente ci sposteremo sempre più a est.
Berlino, la città che tutti sognano perché, oh, i locali stanno aperti 24 ore nel week end, la vita costa poco, c’è una libertà che in Italia possiamo solo sognare, lavori poco e lo stato ti aiuta, ci vivi anche se non sai la lingua.
Vero, in parte. Ma se Berlino ti da tanto, anche tu devi darle qualcosa in cambio, non è una scelta univoca.
Abbiamo intervistato a questo proposito Giulia, psicologa, e Mattia, creativo e creatore di Le Balene Possono Volare, che hanno fatto la scelta consapevole di trasferirsi in questa città come coppia, e che dopo solo un anno hanno deciso di fare, sempre come coppia, il passo successivo: si sono sposati a Berlino, con un meraviglioso matrimonio – civile – in stile anni ’20.
Com’è nata la decisione di andare a vivere a Berlino nonostante non foste costretti per mancanza di lavoro a lasciare l’Italia?
Eravamo entrambi arrivati ad un punto di saturazione lavorativo. Avevamo perso ogni tipo di stimolo, anche perché non vedevamo possibilità di crescita nei nostri rispettivi impieghi. Avevamo capito che saremmo rimasti, probabilmente, ancorati ad un modello tutto italiano, poco meritocratico. Abbiamo sentito che la strada da prendere poteva essere una sola: ricominciare da zero. Ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti se davvero fossimo disposti a lasciare un contratto a tempo indeterminato (Mattia) e una buona posizione clinica (Giulia). La risposta è venuta da sé.
E’ stato difficile perché questo comportava mutare i rapporti con i nostri amici e le nostre famiglie, ma sull’ago della bilancia ha pesato di più la nostra crescita personale e professionale.
Avete trovato la vostra dimensione, lavorativa e personale, è stato un percorso complicato o semplice e naturale?
Berlino non è il paradiso di cui parlano i media, forse è più appropriato considerarlo come il Paese dei Balocchi. Il divertimento non manca, se sali sulla giostra non puoi fare a meno di riscontrare quanto sia divertente vivere qui, ma è anche vero che rischi di svegliarti ciuccio da un momento con l’altro.
Questo vuol dire che Berlino devi saperla prendere, tenerle le redini e capire cosa è giusto fare e cosa no. Questa è la cosa più difficile. Noi siamo partiti con qualche soldo che avevamo messo da parte, ma, a differenza di molti altri, non ci siamo dati un periodo di prova. Abbiamo detto: Andiamo e non torniamo.
Questo non vuol dire che dentro di noi non ci fossero dubbi o che non valutassimo l’idea di un ritorno in caso di sfortune varie, però davanti a tutto c’era l’idea di costruire, non di provare.
I primi mesi è stato difficile, era tutto nuovo e c’erano muri che parevano insormontabili (come per esempio la lingua, che lo è tutt’ora) e noi siamo arrivati con il concetto milanese del dover correre e mai rincorrere, di essere sempre con un piede davanti agli altri. La competizione. Beh, Berlino ti fa capire che non è una cosa che puoi fare. Ti devi tranquillizzare e saper aspettare, imparare e ponderare.
Noi avevamo degli obiettivi, primo fra tutti realizzarci, altrimenti sarebbe stato inutile lasciare i nostri lavori e la nostra terra. E allora abbiamo combattuto. Ora ci manteniamo facendo quello che amiamo. Non sappiamo quanto durerà, ma è ovvio, anche la vita non sai per quanto durerà.
Quando avete deciso di sposarvi? Sbaglio o se foste rimasti a Milano sarebbe stato un progetto che avreste rimandato a data da destinarsi?
Mattia: Ottobre 2013. La modalità è stata un po’ atipica, perché ho chiesto a Giulia di sposarmi sulla Ring-Bahn, in viaggio per Potsdam dove lei aveva appuntamento per un colloquio. Niente anelli, tranne il Ring stesso ☺ .
Ci stavo pensando già da diverso tempo, ma c’è un motivo e probabilmente risponderà anche alla seconda parte della tua domanda.
Berlino è una città giovanissima, dove la percentuale di anziani è ridotta all’osso, ci si sposa molto presto, di qualunque classe sociale tu sia e qualunque stile di vita tu abbia. Per questo, la Città Stato aiuta le giovani coppie sposate economicamente e burocraticamente.
Giulia: Da quando siamo partiti il nostro era anche un progetto di coppia e quindi, nell’ottica di proiettarsi nel futuro, non eravamo più soli, ma in due. Decidere di sposarci ci è venuto molto naturale.
Mattia: Ad ogni modo, ci vogliamo anche del bene.
Perché avete deciso di celebrare la cerimonia a Berlino nonostante le vostre famiglie e la maggior parte dei vostri amici abitino in Italia?
La nostra vita è qui, nonostante parecchie delle persone che amiamo siano ancora in Italia. Abbiamo trovato altrettanti amici con cui ci siamo legati molto e con cui abbiamo condiviso esperienze particolari e tappe importanti dell’essere emigranti. Anche questa è stata una decisione naturale.
Allo stato attuale, anche in previsione di fare dei figli (se ti sposi prima o poi li fai), tornereste a vivere a Milano?
Giulia: Dopo la Germania al momento, non tornerei mai a Milano e se dovessi avere dei figli sarebbe un motivo in più per starne lontana.
Mattia: Figli? Cosa sono? (sorride) Ad ora Berlino è l’unica città in cui vivrei, ma non nego che, parlando spesso con Giulia, abbiamo seriamente valutato l’idea di spostarci, fra qualche anno, in un’altra parte del mondo. E’ un piccolo sogno, ma dipende da tantissimi fattori che in questo momento non possiamo sapere, come per esempio quella cosa che tu chiami figli.
Mi ripeto, Berlino è una città difficile, si fa fatica a trovare lavoro (è la città tedesca con il più alto tasso di disoccupazione), stanno aumentando i prezzi degli affitti e della vita, ma è anche una città che ti dà delle possibilità, se sai afferrarle allora sali sulla barca.
Photo Agusta Briseide, Marco Ormas, La Waris