Di questi tempi la voglia di un Risotto ai funghi con spuma di taleggio da accompagnare con un buon Polletto alla Diavola non si può ignorare, come non si può far finta di non aver letto sul menù che è presente il Pasticciotto salentino al cacao e amarene. Ma non è tutto. Il progetto che prende il nome di “A Casa | eatery” rende felice il mio palato e giustifica la frase “Pancia mia fatti capanna”. Intervisterò Giacomo Pastore, salentino di origine, trasferitosi a Milano nel 2005 per frequentare l’Università Bocconi. La lontananza da casa e dalle tradizioni culinarie del Sud lo portarano a concretizzare il sogno di un ristorante nel 2014.
Come nasce il progetto “a Casa” ?
Il progetto “a Casa” nasce dalla voglia di riportare l’attenzione sulla cucina tradizionale del Sud Italia. Vuole essere un omaggio alle Nonne, alle Mamme e alle Zie, figure indispensabili della famiglia che con tanto amore, giorno dopo giorno e in maniera instancabile, inventano e preparano prelibatezze fortemente radicate alla tradizione. A questo filone “romantico” si affianca una esperienza di consumo comoda e spaziosa, ma allo stesso tempo intima e affettuosa. Tutte caratteristiche difficilmente reperibili a Milano, dove la fretta e gli spazi minimi condizionano la maggior parte dei ristoranti.
I colori dell’arredamento di “a Casa eatery” trasmettono una certa intimità. A cosa si deve questa scelta?
Come dicevo, la voglia di ricreare e offrire un ambiente familiare e casalingo. Difatti, i colori delle mura richiamano 3 ambienti principali:
– mura bianche/senape (volutamente lasciate grezze, con un intonaco irregolare) simboleggiano la zona del pane. In questa zona si vuole ricordare il tavolo dove le massaie impastavano pane e pasta. (il tavolone di marmo con i cassetti laterali e la pastiera con i cassetti a vetro, venivano veramente utilizzati in un pastificio).
– mura verdi e blu: zona della cucina, arredata con legno e formica, corredata di cucinotto economico e lavabo in marmo.
– mura porpora: è il salottino, elegante e privato, caldo e intimo. Con tanti libri e delle poltrone per aumentarne la comodità e il relax.
Qual è la vostra specialità indicata per palati raffinati?
Non abbiamo una vera e propria specialità per un semplice motivo: seguiamo in maniera stringente (quasi ossessiva) la stagionalità dei prodotti. Il menu quindi sebbene possa risultare corto (5 antipasti, 5 primi, 5 secondi e 5 dolci) varia ogni mese a seconda degli ingredienti che madre natura ci offre. Solo in questo modo possiamo offrire pietanze che amplificano il loro gusto grazie alla naturalezza e alla freschezza della materie prime. Detto ciò, i Gamberi alla Conza Siciliana e il Pasticciotto salentino sono sicuramente i piatti che hanno riscosso (finora) il maggior successo.
Infine, chi si nasconde dietro “a Casa eatery”?
Dietro “a Casa” si nasconde una famiglia salentina (unita e felice) e un team di ragazzi molto giovani. In cucina e in sala le braccia ma soprattutto le menti vanno dai 18 ai 28 anni. A dimostrazione del fatto che la bellezza e la bravura dell’Italia non è del tutto spacciata.