Abbiamo provato il box delivery di Altatto e ci siamo innamorati di questo progetto. Abbiamo approfondito ponendo alcune domande alle tre fondatrici in questo momento storico particolare in cui la ristorazione soffre ma riflette anche sul futuro.

Altatto nasce come progetto di catering a cui si aggiunge poi un bistrot. Raccontateci brevemente la vostra storia…
Altatto nasce 5 anni fa da una forte amicizia, nata nella cucina del Joia di Pietro Leemann, nelle pause lavorative pensavamo a quale potesse essere una strada per esprimere il nostro modo di vedere e vivere la cucina.
Inizialmente, vista la poca disponibilità economica, abbiamo affrontato l’apertura del catering, che necessitava meno costi fissi e un investimento inferiore, con meno rischi d’impresa. Dopo 4 anni di catering, che si è dimostrata una scelta vincente, sentivamo forte la nostalgia di un servizio di alta ristorazione e di poter esprimere liberamente la nostra visione di cucina e l’identità che piano piano si era costruita.
Piu mature di prima e consapevoli abbiamo quindi reinvestito parte dei guadagno del catering in questa nuova ed entusiasmante avventura che è il bistrot, un luogo informale ed essenziale dove sperimentare continuamente e divertirci coccolando chi viene a trovarci.
Lo scopo era di servire alta cucina in un ambiente informale e intimo, un locale accessibile a tutti, con costi limitati, ingredienti di primissima qualità e una scelta molto ridotta di pietanze per garantire massima freschezza evitando sprechi.
Nel nostro ristorante volevamo combinare quindi la sensazione di sentirsi in un locale semplice eliminando tutto ciò che fosse accessorio, concentrando l’attenzione del cliente al piatto, al cibo di alta qualità.
Il catering rimane la nostra attività principale, quello che ci permette di andare avanti e crescere, e il bistrot è un laboratorio creativo in crescita.

Eravate tutte vegetariane da prima di impostare in questa visuale il progetto? Immagino che oltre che una scelta di professionale sia una scelta di vita e le cose sono difficili da separare… Penso che nel mondo del food il vegan sia ancora troppo una moda e non un’esigenza (non nel vostro caso). Voi cosa ne pensate?
Il consumo della carne è diventato in una città come Milano insostenibile, selezionare capi allevati nel rispetto dell’ ambiente evitando i grandi mostri intensivi è sempre più complesso, ecco che quindi abbiamo scelto di rinunciare alla carne nella quotidianità. Un’alimentazione vegetariana, equilibrata e studiata attentamente, così come sono studiati i nostri menù, non ci costringe a rinunciare a nessun apporto, ma ci fa sentire sane e energiche. Quindi abbracciamo assolutamente la scelta vegetariana, della quale abbiamo scelto di diventare ambasciatrici in prima persona, permettendo anche a chi consuma normalmente carne di rimanere soddisfatto quando viene a cena nel nostro ristorante. Sara e Cinzia, che si occupano della creazione del menù salato, dove l’assenza di carne potrebbe essere più significativa, prima di intraprendere questa avventura consumavano carne, e questo permette loro di interpretare le esigenze e le possibili mancanze che spesso i clienti onnivori sentono nel frequentare un ristorante vegetariano. Questo a nostro parere più competitive e ci premette di avere una clientela varia e spesso onnivora nel nostro bistrot.
Anche per quanto riguarda la pasticceria, che viene seguita nello specifico da Giulia con l’aiuto di Caterina, facciamo molta ricerca per riuscire ad offrire sempre un’alternativa vegana.

Come tutti i ristoratori avete dovuto chiudere a lungo il bistrot e fermare l’ attività di catering. Alcuni ristoranti hanno iniziato attività di delivery di piatti cucinati, invece voi avete creato un box “fai da te” con i prodotti che occorrono alla realizzazione di una ricetta. Noi abbiamo provato il primo box e l’abbiamo trovata l’idea bellissima perchè permette di capire come è composto il pasto che mangiamo, e di fare un’esperienza in casa oltre che di assaggiare un buonissimo piatto. D’altronde andare in alcuni tipi di ristoranti è legato un’esperienza oltre che al cibo in se stesso. Come avete avuto l’idea e perchè questa scelta .

Vogliamo immaginarci di entrare nelle case e cucinare insieme a chi sceglie Altatto a casa tua. Abbiamo arricchito la ricetta con preziosi consigli e abbiamo creato un box con un packaging super hand made fatto con ritagli di carta scritti a mano per dare un nome a tutti gli ingredienti e un fiore raccolto il giorno stesso. Vogliamo dare calore, un’ esperienza e il divertimento di un pranzo o una cena diversa a chi ci segue. L’offerta sta crescendo ci saranno già due piatti diversi da poter scegliere con una proposta anche vegana. Per accompagnare il box una selezione di vini che fanno parte della carta di Altatto Bistrot tutti rigorosamente naturali!

Non vi chiederemo il futuro della ristorazione o degli eventi perché ci sono troppi indovini in giro a fare previsioni, ma vi chiediamo se c’è qualcosa che avete capito o imparato da questo momento di difficoltà, di pausa forzata e che metterete a frutto non appena potrete ricominciare a lavorare.
In questo momento di difficoltà e di fermo, che per un mese per noi è stato totale e completo, ci siamo finalmente fermate a pensare e riflettere sul lavoro fatto fino ad ora e sulle nostre vite. Ci siamo purtroppo rese conto di quanto siamo piccoli e instabili in questo mondo che va a cento all’ora, e quanto difficile sia fermarsi in un flusso che funziona solo se ininterrotto. E’ stato un periodo duro ma anche una grande opportunità; abbiamo speso gli ultimi 5 ani a correre e rincorrere il nostro sogno, siamo riuscite a realizzarlo nel nostro piccolo, e in un’attimo tutto è stato messo in discussione. Ci piacerebbe in futuro trovare un modo per rendere più lento e consapevole il nostro ritmo, prenderci cura del nostro ambiente come già facciamo, ma assecondandone anche il ritmo. La velocità e la schizofrenia che rispecchia la nostra professionalità devono essere riviste: numeri più piccoli, più cura del singolo e processi culinari che assecondino il ritmo della natura. Ad esempio Sara ha iniziato in questo periodo ad avvicinarsi al ciclo della crescita dal seme delle piante che adoperiamo nella nostra cucina e sta coltivando l suo orto, Cinzia si sta dedicando moltissimo alla lievitazione naturale, tutti processi lenti che ci dissociano da una realtà frenetica che rappresenta soprattuto noi milanesi. Queste nuove ispirazioni entreranno sicuramente a far parte del nostro lavoro di ricerca, qualsiasi forma dovesse prendere nel futuro incerto ed enigmatico che ci attende.
Quindi sembra che a volte per ripartire sia necessario rallentare!
Grazie a Giulia, Sara e Cinzia
