ARCHITETTURE A MILANO (con pause food)

Zona Città Studi

Una nuova serie di passeggiate a Milano alla scoperta delle opere di grandi architetti. Edifici religiosi, complessi urbani, abitazioni d’arte che si ergono davanti ai nostri occhi ma ai quali spesso non attribuiamo il valore che meritano, ovviamente intervallate dai posti belli e buoni della zona per un arricchimento di testa e di pancia!

Città Studi (Metro Piola)

Piero Portaluppi, Casa Corbellini-Wassermann, viale Lombardia 17

P anche come plurale: architetto, docente e poi preside della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, fumettista brillante e raffinato disegnatore e milanocentrico!
Le sue architetture, realizzate tra gli anni ’20 e ’60, sono inconfondibili e testimoniano un gusto personale e al contempo aperto a molteplici influenze. Nella domanda l’edificio, di cinque piani fuori terra, era definito “ad uso civile abitazione, tipo medio” e rispecchiava le esigenze dei committenti, appartenenti a quel ceto borghese costituito da professionisti e medi imprenditori che per le proprie residenze, ma anche per costruire edifici condominiali da reddito, aveva scelto la zona a ovest della Città degli Studi, negli anni Trenta ancora ai margini del nucleo urbanizzato, ma dotata di una buona qualità edilizia. L’ascrizione al tipo abitativo medio oggi può apparire incongruente con le dimensioni degli alloggi e la qualità delle finiture di casa Corbellini-Wassermann, che nonostante la presenza di tagli più modesti, ospitava due appartamenti padronali occupanti rispettivamente l’intero piano rialzato e primo, composti da 27 locali ciascuno e collegabili. Inoltre la descrizione particolareggiata delle opere acclusa alla domanda illustra i materiali di rivestimento previsti da Portaluppi per le facciate: “breccia dorata greggia oppure ceppo di Brembate […] portale in ricco marmo polito”.
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Colazione da Utopia. Un caffè e un dolce tra le novità e non (c’è anche una sezione di libri “rari” e in offerta) della letteratura, quella che non si scorre con il dito ma con la mente!
 
Vico Magistretti, Facoltà di Biologia, via Celoria 26
Espressione di uno dei migliori architetti e designer italiani, esponente di un approccio alla progettazione che ha sempre rifuggito le costruzioni teoriche, sapendo operare attraverso quella che si potrebbe definire una «teoria della prassi» conferisce all’architettura di questo edificio una forte riconoscibilità, attraverso l’uso espressivo di alcuni elementi iconici: i quattro volumi cilindrici dei camini, i pannelli prefabbricati di tamponamento con inserti di piastrelle bianche e tondi verniciati color oro, la sottolineatura cromatica di alcuni elementi strutturali. Lo scheletro dei volumi è sì reso esplicito, ma allo stesso tempo trattato come un elegante grafismo espressione della sua radicale modernità.
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Giordano Forti, Gio Ponti, Piero Portaluppi, Facoltà di Architettura, via Bonardi 3

La sede centrale del Politecnico di Milano, università fondata nel 1863, è formata da nove padiglioni che occupano un grande isolato affacciato su piazza Leonardo Da Vinci. Per la Facoltà di Architettura, istituita nel 1933, viene immaginata una sede autonoma con un edificio rettangolare di tre livelli, organizzato attorno ad un cortile completamente vetrato. Il fronte su via Bonardi è formato da un basamento cieco a cui è sovrapposto un volume dal profilo obliquo che ospita una serie di piccole aule ad anfiteatro, anch’esse cieche, illuminate da pozzi di luce in copertura. Tra i due blocchi orizzontali si apre una grande fascia vetrata che illumina le sale di lettura della biblioteca. Il prospetto laterale su via Ampére, incompiuto, è una composizione astratta ed asimmetrica che rende leggibile la sezione dell’edificio. La facoltà vuole essere un edificio antiretorico. Scrive Gio Ponti: «la sua essenzialità ha assorbito ogni velleità di caratterizzarsi attraverso formule ed estetismi estranei e transitori. […] rappresenta non la testimonianza di un momento ma quella di un principio». In questo modo si attuerà un “insegnamento ambientale” specifico per gli studenti di architettura, con l’ambizione di essere un prototipo per le scuole di progetto di tutto il mondo.

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Giò Ponti, Chiesa di San Luca Evangelista, via Ampere 75

Sebbene abbia lavorato in tutto il mondo Milano è la sua città natale e professionale ed è anche il luogo in cui egli ha realizzato alcune delle icone più note della propria opera. Dalla casa borghese alla chiesa le sue opere sono accomunate da una costante ricerca tesa al rinnovamento dello spirito di un’epoca. Questo edificio in particolare è il primo per il culto disegnato a Milano e trasformatosi in una sorta di laboratorio sperimentale per tutte le riflessioni sul tempio cattolico.

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Pausa pranzo Upcycle. Dalla strada vedi un tunnel di edera, lasci la bici nel posteggio interno e si apre un’immensa area cooworking, ci fermiamo nel lungo tavolo che unisce sconosciuti e gustiamo le proposte del giorno, sempre gustose e realizzate con ingredienti selezionati e freschissimi. Menzione d’onore al pane, di cereali e fatto a mano!

Luigi Lorenzo Secchi, Piscina Romano, via Ampère 20

Nel 1928 Secchi pubblica un articolo sulla rivista “Il Politecnico” in cui presenta un progetto-tipo di piscina all’aperto. Questo progetto prevedeva una grande vasca da 4000 mq per 1500 bagnanti, sul cui asse longitudinale era collocata la palazzina dei servizi generali e gli spogliatoi, affiancata da due piccoli padiglioni contenenti le docce e i gabinetti. “La soluzione avanzata dal Secchi si poneva nella linea, incoraggiata dal regime, di un coordinamento dei servizi più numerosi e diffusi mediante una tipizzazione, individuando cioè i requisiti essenziali e le prestazioni standard propri di quel tipo e offrendo ai progettisti una soluzione corretta dal punto di vista distributivo e tecnico, adattabile di volta in volta alle necessità specifiche del lotto scelto“.

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Franco Albini, Quartiere IFCP Fabio Filzi /1935-1938, viale Argonne, via Birago, via Illirico

Architetto e designer italiano ha traghettato la cultura e la prassi disciplinare dell’architettura moderna italiana attraverso il conflitto mondiale. Il progetto per il quartiere Fabio Filzi è l’esito di un concorso per la progettazione di tre nuovi quartieri di edilizia popolare bandito dall’Istituto Fascista Case Popolari (Ifacp) nel 1932. Franco Albini, Renato Camus e Giancarlo Palanti partecipano presentando proposte per due delle tre aree; il gruppo di giovani architetti raggruppatisi attorno alla rivista “Casabella”, sostenitrice di una architettura moderna e antiaccademica ispirata agli esempi europei più avanguardisti, vince il progetto.
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Aperitivo a La SanteriaSarebbe riduttivo essere quì solo per gustare un buon cocktail, La Santeria è musica, proiezioni, dischi ma soprattutto un luogo d’incontro!

Giulio Minoletti, Palazzo del Fuoco, piazzale Loreto 2

Un immenso palazzo per uffici con pareti vetrate illuminabili, un unico serramento modulato di 685 finestre con tende alla veneziana manovrabili elettricamente. L’edificio, in cemento armato, era altamente innovativo e complesso, dal punto di vista sia strutturale sia impiantistico: sul tetto vi erano un grande orologio, una stazione meteorologica che indicava le previsioni del tempo a seconda dei colori assunti da una sfera a cerchi concentrici e un giornale luminoso formato da 10.200 lampadine.

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Cena da Mao Hunan Restaurant. L’insegna è rimasta quella di una vecchia gelateria, ma se osservi bene una bandierina su via Porpora 14 saprà indicarti un vero cinese! Accogliente e minuscolo è una novità assoluta del quartiere.

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