Un nuovo capitolo, un’area di Milano si apre ai nostri occhi pronta per essere studiata e scoperta. Palazzi ed edifici dinnanzi a noi si differenziano raccontandoci la storia di una borghesia illuminata che negli anni ’50 e ’60 commissionò a noti architetti progetti unici per unità abitative, e non solo, eterne.
Ticinese, Porta Romana.
Colazione da Gattullo. Storico bar della vecchia Milano, punto di partenza ideale per il nostro itinerario. Brioches artigianali che fanno la differenza e commensali che sono un tutt’uno con il locale.
Luigi Caccia Dominoni, Convento e Istituto della Beata Vergine Addolorata, via Calatafimi 10
Considerato tra i più autorevoli interpreti di quella tradizione milanese e lombarda dell’architettura riconducibile ad una disciplinata adesione alla realtà, in cui ogni soluzione architettonica, pur non rinunciando a ricercate soluzioni formali, è sempre ricondotta ad una logica razionalista. L’edificio, progettato nel 1946 su commissione dell’Istituto Beata Vergine e ultimato nel 1955 in varie riprese, doveva essere destinato a residenza di un istituto religioso femminile. L’architettura presenta un disegno in pianta molto regolare, articolato su cinque livelli. L’aspetto dell’edificio ed il suo assetto complessivo sono fortemente condizionati dalla vicina Basilica di Sant’Eustorgio: la facciata rivolta verso via Santa Croce presenta un’articolazione volumetrica maggiore dovuta ai vani scale ed ai servizi rivestititi alternativamente con elementi esagonali di grès pieni che si combinano, seguendo un disegno a maglie rettangolari, con elementi identici ma cavi, dando luogo a superfici alternativamente grigliate e riparando nel contempo le zone più private dell’edificio.
Spuntino da Squisini aperto da pochi mesi è un progetto che vuole valorizzare tutte le diversità e le eccellenze della cultura gastronomica italiana in modo semplice e genuino con un gesto unico: una bolla! Realizzata in morbido impasto, simile alla pasta brioche, al cui interno vengono inseriti piatti e prodotti tipici della tradizione regionale italiana. Dalla parmigiana di melanzane allo lo speck e asiago ai fagiolini con patate e pesto al ragù con besciamella e ovviamente una ampia selezione delle varianti dolci… Vi abbiamo fatto venire l’acquolina in bocca? Passateci per un veloce spuntino dolce o salato!
Giuseppe Pagano, Gian Giacomo Predaval, Università Bocconi, via Sarfatti 25
L’Università Bocconi a metà anni Trenta ottenne dal Comune di Milano un’area di proprietà pubblica dove realizzare la nuova sede. Incaricato del progetto fu Giuseppe Pagano, direttore della rivista Casabella e protagonista del rinnovamento in architettura, dopo svariate vicissitudini e non senza opposizioni riesce a imporre un progetto fortemente innovativo, formato da volumi disposti liberamente sul lotto senza riconoscere il vincolo del perimetro dell’isolato. Lo schema cruciforme, in parte derivato dalla sede del Bauhaus di Walter Gropius, permette di areare e illuminare correttamente tutti gli ambienti. Ogni volume ha dimensioni differenti in base alla funzione contenuta. Le severe geometrie dei volumi e delle aperture sono regolate da un attentissimo studio delle proporzioni e la purezza delle forme è rafforzata dalle cromie delicate dei materiali. Mentre gli interni sono accuratamente disegnati, con una particolare attenzione per i materiali innovativi in cui si riconosce l’ammirazione di Pagano per le sperimentazioni di Alvar Aalto. Questa architettura è anche il testamento di un uomo convinto del valore morale del progetto, che, dopo essere stato pluridecorato nella prima guerra mondiale, fervente fascista e volontario in Albania, decise poco dopo il completamento della Bocconi, di entrare nelle file della Resistenza fino a pagare con la propria vita in un campo di concentramento nazista.
Giovanni e Lorenzo Muzio, Residenza Bocconi, via Bocconi 9/12
Dalla metà degli anni Cinquanta diventa indispensabile la costruzione di una residenza per studenti dell’Università Bocconi. La residenza è suddivisa tra maschi e femmine in due edifici di cinque piani ciascuno e ha una pianta insolita rispetto all’impostazione classica della maggior parte dei progetti di Muzio. Lo scopo dichiarato è di evitare i lunghi corridoi e di suddividere le camere in gruppi di dodici, favorendo il crearsi di piccole comunità di studenti.
Pranzo da Mariù kebbaberia gastronomica. Una perfetta combinazione di culture culinarie differenti. Si parte dalla scelta del pane (arabo, puccia salentina, piadina) alla carne (arrosto di pollo e di vitello e l’alternativa vegetariana) per poi passare ai prodotti sfiziosi da inserire come crema di tartufo, mostarda di frutta, salsa al pistacchio, pinoli, noci… Davvero per tutti i gusti non c’è altro da fare che lasciare libera la fantasia!
Vittorio Gandolfi, Chiesa di San Francesco di Sales, via Della Commenda 37
La chiesa viene realizzata tra il 1968 e il 1970 da Vittorio Gandolfi architetto razionalista della seconda generazione. Chiamata anche “casa-chiesa”, colpisce per il carattere urbano e il raffinato inserimento nel serrato tessuto del centro storico di Milano. Disposta planimetricamente a “L” in un lotto rettangolare, si ancora agli edifici adiacenti. All’interno la chiesa si compone di una navata maggiore e di due navate laterali minori scandite da otto pilastri a base quadrata smussati agli angoli che si concludono con una sorta di capitello tronco-piramidale. Una serie di finestre basse dalla cornice in rilievo catturano la luce e la filtrano attraverso vetri colorati, in esse è raffigurata la storia di San Francesco di Sales: queste bolle di luce costituiscono una nota colorata che cattura l’attenzione staccandosi notevolmente dai toni pacati e naturali dell’intero edificio.
Una pausa da Coffice. Ufficialmente il primo spazio a Milano dove si può lavorare, rilassarsi, trovarsi con gli amici e, perché no, incontrare gente nuova. Un format che deriva alla Russia in cui si paga il tempo consumato, un co-working con caffè e tè illimitato, un buffet di spuntini dolci e salati, WiFi illimitato. Luogo ideale per fermarsi e studiare le prossime tappe!
Gian Carlo Malchiodi, Condomio, via Anelli 9
Ermenegildo Soncini, Eugenio Soncini, Clinica La Madonnina, Via Quadronno 29
Definita per i suoi aspetti tecnico-funzionali “una lezione di aggiornamento”, la clinica si compone sostanzialmente di due corpi connessi ai diversi livelli da una serie di percorsi sospesi e trasparenti sui lati. Una hall disegnata tra grandi aperture in ottone, aperta sul verde con pareti rivestite di boiserie e marmo, anticipa il passaggio sospeso che immette nella zona ristorante-bar e all’area di distribuzione con gli ascensori e il notevole corpo scala dal plastico corrimano in legno curvato, la pedata inclinata e le pareti rivestite in tesserine gialle. Memori dell’importanza del rapporto con la natura e con la luce, sulla scia dell’esperienza aaltiana i Soncini impostano le stanze tutte uguali di una forma esagonale per la privacy dei pazienti ma anche per ricavare una loggia per ogni camera aperta sul verde del bel giardino.
A. Mangiarotti, B. Morassutti, Edificio per abitazioni, Via Quadronno 24
L’edificio si inserisce nel programma di riqualificazione del lotto compreso tra via Crivelli e via Quadronno, concepito come uno spazio verde permeabile all’aria ed allo sguardo. La scelta tipologica è stata orientata verso l’edificio a torre, che ha permesso ai progettisti di svincolarsi dall’obbligo dell’affaccio su strada, abbracciando un sistema ad edilizia aperta. La peculiarità principale dell’edificio è data dal progetto dell’involucro: su una struttura tradizionale di solette in cemento armato rette da pilastri arretrati rispetto al filo esterno, è stato concepito un sistema completamente flessibile, che ha generato la possibilità di personalizzare la distribuzione interna agli appartamenti e di scegliere tre diverse soluzioni per l’involucro esterno, avvicendando pannelli ciechi in legno, serramenti o loggiati metallici. In questo modo, il progettista introduce variabili che esulano dal proprio controllo, lasciando che aspetti anche rilevanti del progetto come l’impaginato delle facciate e le piante degli appartamenti siano totalmente customizzabili. Anche la presenza sin dall’origine di un essenza rampicante che oggi è arrivata a coprire gran parte dell’edificio, si inserisce in questa concezione del progetto come elemento dinamico e non rigidamente definito una volta per tutte in ogni sua parte.
Fausto, Lucio e Vincenzo Passarelli, Giuseppe Chiodi, Complesso per abitazioni, via Beatrice d’Este 24
Uno degli edifici più ricchi di suggestioni e significativi di tutto il movimento per l’arte concreta è probabilmente la casa d’abitazione di via Beatrice d’Este, chiamata anche “Casa astratta” di Perogalli e Mariani, ispirata all’opera di A. Magnelli, pittore astratto di origini toscane ma attivo a Parigi. Mariani stesso, in una intervista rilasciata nel 2001, affermava: “Considero quel condominio il nostro migliore risultato in quest’ambito: l’idea non era quella di far “scomparire” il condominio, ma di vederlo il meno possibile in una composizione di soli elementi architettonici coincidenti con le parti strutturali della casa. Abbiamo così creato il motivo astratto dei balconi blu, giocando sul motivo del colore e su quello dei pieni e dei vuoti”. Lo stesso disegno viene ripreso in negativo all’interno dell’androne dove un intarsio nel pavimento di gomma ha lo scopo di istituire uno stretto rapporto tra la facciata e lo spazio interno, dove si trova inoltre una scultura di Mariani.
El Buscià pit stop bollicine in questo accogliente wine bar con bancone e tavoli in legno che si fa notare grazie alle grandi vetrate. Il nome deriva da “el vin che el buscia”, che in dialetto milanese significa il vino che ha le bolle, infatti sono specializzati in spumanti e champagne. Qui si possono trovare oltre 450 etichette provenienti da tutta Italia, dalla Francia e non solo e tutte le sere c’è l’aperitivo degustazione con calici di vino: si può scegliere tra una vasta scelta di etichette in mescita e si accompagna il bicchiere con pane e salame, ma per chi preferisce qualcosa di più sostanzioso c’è un menù con piatti a base di salumi, formaggi.
A seguire una bella cena da Trippa piccolo locale aperto da nemmeno un anno eppure sembra una di quelle trattorie paesane in cui si va per mangiare bene, e infatti è sempre pieno! Piatti semplici e gustosi con ingredienti che oggi sono diventati prelibate rarità, tagli di carne o pesce dimenticati e ovvio la trippa! Loro poi non mancano mai di simpatia e gentilezza nel raccontare vini e pietanze, consigliatissimo!