BECHO

Il bistrot sostenibile che apre il cuore

Negli ultimi tempi una domanda ci ossessiona… Quali sono i ristoranti a Milano in cui dopo il primo effetto novità, foto instagram ci piacerebbe davvero tornare? La risposta si trova sulle dita di una sola mano! Abbiamo voglia di mangiare bene, di autenticità e di trovarci in posti accoglienti che non siano monotematici perchè i nostri amici sono celiaci, intolleranti, pescivori, vegani o carnivori e ci piace accontentare tutti!

In questo striminzito elenco includiamo un nuovo indirizzo del distretto di Zona Tortona, si chiama BECHO, come best choice, si esatto la migliore scelta che voi e noi potessimo fare ma perchè? Il motivo è alla base del progetto nato da un’idea dei proprietari di GESTO (a Milano sono due uno sui Navigli e l’altro in via Sirtori) che sin dalla sua nascita ha scelto un approccio sostenibile utilizzando ingredienti di realtà locali che rispettano il pianeta. 

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Da questa esperienza è nato un nuovo modo di pensare che grazie a semplici accortezze e tecnologie innovative consente ogni giorno di ridurre notevolmente l’impatto dei nostri gesti sull’ambiente, BECHO infatti rinnova la promessa di conservazione e tutela dell’habitat. 

La sostenibilità per BECHO significa gestire l’impatto sociale e ambientale della propria attività sia formando il proprio personale ad osservare una serie di comportamenti sostenibili sia stimolare i clienti a compiere scelte più responsabili. Best Choice appunto che condividiamo e diffondiamo specie in questo momento in cui siamo sempre più consapevoli che non avremo un “Planet B”.

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Da Becho ogni spreco è minimizzato, come ci racconta lo chef Patrick Kreidl quando ci serve una piccola entrée di deliziosa crema di pesce con una sfoglia di riso e gambi di verdure sminuzzati e macerati: “il pesce arriva e lo teniamo un giorno per i crudi, dopo lo lavoriamo, lo rendiamo altro per ridurre al minimo lo scarto. Questo animale ha dato la sua vita per noi ed è giusto rendergli onore! Lo spreco avviene quando non sai come impiegare ciò che hai.”

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Il menù ideato dal giovane chef altoatesino Patrick Kreidl, proveniente da cucine stellate europee come al BROR a Copenaghen, il ristorante dei due former souschef del Noma, risente delle influenze internazionali ma sempre rispettando la natura e la freschezza delle materie prime stagionali accuratamente selezionate da produttori che tutelano l’eco sistema.

La proposta culinaria è varia e sfiziosa si passa dalla battuta di fassona alla tortilla spagnola al falafel di legumi ai canederli di pane napoletano in un viaggio di gusto e sapori che attraversa Paesi e Regioni esaltando ogni elemento che come un piccolo concerto mantiene il piatto sempre equilibrato e al tempo stesso speciale. “Io credo ardentemente che ogni cucina abbia i propri segreti professionali che possono essere combinati per realizzare qualcosa di unico” sostiene lo chef Patrick Kreidl.

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Patrick ti fa innamorare di ciò che stai degustando, ti fa comprendere ogni sfumatura di sapore che nasce da esperimenti, raccolta di prodotti nei boschi, spezie lontane ed esperienza culinarie nei luoghi più reconditi del globo… Restiamo totalmente affascinate dalla sua passione che guizza costantemente nei suoi occhi mentre racconta di aceti, fermentazioni e strane invenzioni per produrre nuove e inaspettate preparazioni.

Infatti il prossimo passo da BECHO, sarà la creazione di un sustainable market con prodotti di piccole realtà che seguono la filosofia di Patrick del no waist, no borders, no limits e condividono gli stessi valori etici scegliendo un processo di produzione sostenibile. “Oggi i consumatori sono sempre più consapevoli e attenti agli acquisti etici, al supermercato ma anche fuori casa. Per i ristoratori si apre una nuova strada per soddisfare queste nuove esigenze, per questo motivo BECHO offrirà prodotti handmade, gli stessi assaporati durante il pasto infatti potranno essere acquistati. Salse, aceti faranno parte di uno studio/laboratorio sulle tecniche di fermentazione e preparazioni specifiche, una sorta di bottega che permetta a chiunque di ricreare lo stesso sapore nella propria cucina!” La proprietaria, Martina Lucatelli.

Inoltre ricordiamo che il recupero e riutilizzo sono presenti anche negli arredi del locale che hanno subito un lavoro di restauro manuale e in questo modo hanno ottenuto una nuova vita. L’attenzione alla scelta dei materiali, perlopiù biodegradabili, e infine parsimonia nell’utilizzo di acqua e risparmio energetico.

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Durante la nostra degustazione abbiamo provato moltissimi piatti ed è difficile selezionarne alcuni ma sicuramente dovete soffermarvi sui seguenti: strepitosi i falafel di legumi umbri, aioli alle erbe e vinegrette di pistacchio e menta, una preparazione mediterranea ma che in questa variante ha sprigionato in me ricordi di campagna, di nonni di cose buone della terra. La selezione di pesci marinati che mi hanno riportato al pesce giapponese freschissimo e “burroso”, i canederli di pane napoletano, rafano e aglio orsino cavallo di battaglia dello chef. E poi il dolce “tiramisù perso in Giappone” una leggera spuma di mascarpone, nasconde biscotti al miso, funghi shitake e caffè di the macha arrostito (si esiste il caffè di macha che non conoscevamo). Menzione speciale al burro nocciolato che viene servito con un fragrante pane napoletano lievito madre all’inizio del pasto come nella migliore tradizione francese.

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Una sfida importante, un progetto serio eppure semplice, una cucina studiata ma accessibile a tutti e un conto onesto ma soprattutto un luogo in cui tornare.

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Via Savona 17

T. 02 83644371