Lo abbiamo seguito ovunque, da Londra ad Atene e Parigi, non perdiamo una sua foto condivisa sui social che in questi anni ha testimoniato il suo costante impegno sociale e politico. Ai Weiwei non si è chiuso nel suo studio creando oggetti e manufatti ispirati ad un mondo immaginario, i suoi lavori urlano libertà, parità e coraggio!
La mostra Around Ai Weiwei. Photographs 1983-2016 in mostra alla Camera di Torino fino al 12 febbraio e realizzata in collaborazione con Eni, mostra una selezione di più di 30 anni di scatti che raccontano il percorso artistico e il suo attivismo nel dibattito culturale, sociale e politico, cinese e internazionale.
Un’immensa collezione digitale di oltre 10.000 fotografie da cui sono stati selezionati 80 scatti e alcune installazioni che testimoniano come la tecnologia gli abbia permesso di comunicare al mondo senza filtri superando la censura cinese. Una lucida riflessione sul modo in cui l’ambiente contemporaneo lo abbia trasformato, piuttosto che interrogarsi su “chi” Ai Weiwei sia diventato.
“In un panorama di mostre che presentano le opere monumentali di Ai Weiwei abbiamo concepito questo progetto – racconta il curatore Davide Quadrio – espressamente per riorientare lo sguardo del pubblico verso gli elementi documentari che circondano la vita dell’artista, in quanto testimonianze del suo affascinante viaggio come uomo, creatore e attivista.”
L’esposizione si apre con l’opera Soft Ground, un tappeto lungo 45 metri con la riproduzione fotografica in scala delle tracce lasciate da carri armati di Pechino che ricordano quelle dei carri inviati a Piazza Tiananmen durante le proteste del 1989. Come una guida introduttiva seguiamo il tappeto scorrendo le immagini della vita di Ai Weiwei nel contesto newyorkese dal 1983 al 1993.
La mostra prosegue in ordine cronologico e per capitoli tematici: le opere video Chang’an Boulevard (“Viale Chang’an”) e Beijing: The Second Ring (“Pechino: il secondo anello”) che documentano le trasformazioni che hanno investito la capitale cinese nei primi anni 2000 e l’inedito documentario, una rarissima video-intervista condotta da Daria Menozzi, Before Ai Weiwei (1995) che mostra l’artista coinvolto in un dialogo intimo dopo il soggiorno newyorkese.
La serie Beijing Photographs 1993-2003 (“Fotografie di Pechino, 1993-2003”) che illustra l’architettura, l’urbanistica e i mutamenti strutturali di una città verso la globalizzazione. Emblematica è una fotografia del 2003 dal titolo The Forbidden City during the SARS Epidemic (“La Città Proibita durante l’epidemia SARS”).
Accompagnano il percorso una serie di ready made che simboleggiano la declinazione contemporanea di oggetti di utilizzo quotidiano e lavorazioni tradizionali che dimostrano l’attenzione dell’artista per l’eredità storica e le innovazioni contemporanee.
L’ultima sezione offre un’anteprima di uno degli ultimi progetti di Ai Weiwei: Refugee Wallpaper, una intera stanza ricoperta di 17.000 immagini scattate durante l’emergenza rifugiati che si sta dispiegando in Europa, Medio Oriente e altrove. Un’opera monumentale che vuole portare lo spettatore ad interrogarsi sulle implicazioni dell’attivismo dell’artista che ha vissuto in prima persona il dramma del singolo utilizzando i social network come media ufficiale.
28 ottobre 2016 – 12 febbraio 2017
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, 10123 Torino