La Sicilia è una meta completa per il mare, il cibo, le tradizioni e la cultura affascinante che non attinge solo da un passato di grandi dominazioni ma elabora nuovi concetti, luoghi intrisi di rituali che oggi assumono una identità contemporanea.
Il Teatro Andromeda rappresenta perfettamente questo passaggio infatti il capolavoro visionario del pastore-scultore Lorenzo Reina nella sua disadorna essenzialità ha un fascino primitivo, simbolico, rappresentato dal tipico recinto siciliano in pietra per il gregge che in questo luogo metafisico assume le sembianze dello spazio scenico circolare.
Per raggiungere questo posto surreale abbiamo attraversato l’entroterra da Palermo verso sud inoltrandoci in quei territori sconnessi dove i turisti non si addentrano, in cui le strade non sono ben asfaltate e il suolo è arido, chilometri in cui si incontrano solo pecore, colline e cittadine fantasma, un viaggio catartico verso un indirizzo che non sappiamo cosa potrà davvero offrirci.
Siamo in Contrada Rocca, sui monti di Santo Stefano Quisquina, piccolo borgo d’origine medievale in provincia di Agrigento. Titubanti dall’ingresso seguiamo un sentiero di campagna osservati dalle statue di Reina che quasi come un gioco in un luna park abbandonato ci indicano la strada. Una parete di mattoni delimita questo spazio atemporale, cosmogonico, in cui il fruscio della fresca brezza è il solo suono che ci sveglia dalla sospensione. Dalla porta, ad oltre mille metri di altezza, si osserva tutta la vallata, il mare del Canale di Sicilia, l’isola di Pantelleria… Verso l’orizzonte fino a quelle che si suppone siano le Colonne d’Ercole e per un istante immaginiamo di essere dèi mitologici.
Un confine tra passato, presente e futuro superato dall’arte che si innesta nella natura in totale armonia e rende omaggio all’opera di un uomo che ha visto oltre trascendendo la materia e ha scelto di regalare questa opportunità a chiunque varcasse il Teatro Andromeda.
Ma questo non è solo un luogo è la storia straordinaria di una persona, Lorenzo Reina nato e cresciuto nelle campagne siciliane era destinato ad essere un pastore, costretto ad interrompere gli studi in terza media per aiutare nei campi il padre infortunato, ha continuato come autodidatta e le sue compagnie durante il pascolo sono state storia, filosofia, arte, astronomia, scienze naturali. Un giorno l’incontro fortuito con questa terrazza sull’infinito ha reso chiaro il suo intento, ha immaginato e costruito con le sue mani un teatro dedicato alla Costellazione di Andromeda. Il teatro in pietra più alto del mondo: centotto doppi cubi di pietra, che visti dall’alto formano stelle a otto punte, giacciono sparsi davanti al proscenio e una volta occupati dagli spettatori si percepisce la vibrazione che unisce cielo e terra.
Andateci e restate fino al tramonto, lasciatevi trasportare dalle sensazioni, perdetevi con lo sguardo verso i confini, vivete la libertà di un momento in cui vi sentirete seduti sul mondo.
Lorenzo Reina ha ottenuto il riconoscimento che difficilmente un architetto spontaneo avrebbe potuto aspettarsi di ricevere: l’invito a partecipare, come primo progettista non laureato in architettura nella storia della rassegna, alla XVIa edizione della Biennale Internazionale di Architettura di Venezia. Un piccolo ma importantissimo esempio di volontà
Foto di Marco Greco