VILLA LE LAC LE CORBUSIER

Una poesia in forma di casa

Questa rubrica nasce da una comune sensibilità verso i luoghi dell’abitare, il fascino delle dimore altrui, la casa come guscio pieno o vuoto che rispecchia l’identità di ognuno.

“La petite maison abrite le vieux jours de mon père et de ma mère, après une vie de labeur.”

Novant’anni fa Le Corbusier progettò Villa Le Lac, una residenza di 60mq per i suoi genitori, una poesia in forma di casa.

Una residenza meno imponente di molti altri progetti che hanno reso il grande architetto uno dei più influenti della storia e del movimento moderno. Forse nessuno al tempo avrebbe immaginato che un giorno sarebbe stato questo mini-monumento un manifesto umanista, una narrazione fatta di immagini, segni e simbologie che ripercorrono la vita del genio dell’urbanistica contemporanea.

Questo progetto contiene tre dei cinque punti che Le Corbusier ha indicato come centrali nell’architettura moderna: il tetto-giardino, la pianta libera, la lunga finestra. Ma il dettaglio più esemplificativo è quello della funzionalità.

Ph. Federico Torra

Testi di Modalità Demodè

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Poco più di sessanta metri quadrati “con l’occhio sul lago e un giardino sulla testa” la Villa è una piccola scatola illuminata dal sole, nascosta sulle rive del lago Lemano a Corseaux, vicino Vevey, in Svizzera.

Torniamo al 1924 quando i genitori di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, che tutti conosciamo come Le Corbusier, si trasferirono nella casetta che il figlio aveva voluto, cercato e pensato per loro.

In questo caso l’idea dell’architettura nasce prima del luogo stesso “Ho preso spesso il rapido Parigi-Milano e, con la planimetria in tasca, abbiamo cercato il terreno per molto tempo. Ma un giorno, dall’alto delle montagne, abbiamo scoperto il posto adatto”. Questo modus operandi accompagnerà l’intero lavoro del progettista, infatti il suo principale contributo all’architettura moderna consiste nell’aver concepito la costruzione di abitazioni ed edifici come fatti per l’uomo e costruiti a misura d’uomo.

Machine-à-habiter, macchina per abitare, nata dal bisogno primario dell’uomo di ripararsi, ritrova in questa struttura la perfetta realizzazione dell’espressione corbuseriana, un meccanismo armonico e funzionale ideato per un padre smaltatore di quadranti d’orologio e una madre pianista.

Il paesaggio diventa parte integrante della costruzione con il panorama come elemento progettuale, i muri del giardino proteggono uno spazio interno a cielo aperto mentre la lunga finestra a nastro lascia entrare il lago, le valli e le Alpi nella vita della casa.“L’architettura si cammina”: le planimetrie lasciano il posto all’esperienza dei luoghi.

L’interno è stato progettato per due persone avanti con gli anni le cui attività quotidiane sono state calcolate secondo uno spazio minimo, preciso e misurato: soggiorno, camera da letto, sala da bagno, salotto, cucina, lavanderia e guardaroba. Il salone, concepito come cuore della casa funzionale e pratico, custodisce ancora molti oggetti originali, come la ribaltina e il comò disegnati in gioventù dallo stesso Le Corbusier e la poltrona reclinabile di madame Jeanneret.

All’interno dell’abitazione il paesaggio partecipa in maniera quasi prepotente, ponendosi in continuità con l’abitazione, diversamente all’esterno la situazione si ribalta: nella stanza all’aperto, vi è un alto muro su cui si apre una sola bucatura di forma quadrata, come fosse una cornice sul paesaggio e un invito alla contemplazione del luogo.

Questa abitazione essenziale e purista potrebbe essere letta come un testamento spirituale non finito o, meglio, rimaneggiato e rivisto negli anni successivi: l’abitare come scarnificazione fino a comprendere i bisogni primari. L’insediamento, il delimitare i confini, l’escluderne altri, il guardare “Ho 77 anni e la mia morale si può riassumere nelle parole bisogna fare. Vale a dire agire con modestia, esattezza, precisione”.

Villa Le Lac rappresenta un progetto fondamentale per capire l’opera di Le Corbusier che pone il punto su alcuni elementi basilari della sua estetica come l’attenzione rigorosa alla proporzione, l’uso del piano libero per interni, la funzionalità di ogni spazio, l’orientamento legato all’uso della finestra a nastro e il giardino pensile. Questi sono i motivi che spingono alla progettazione di un edifico “puro”: funzioni specifiche connesse a spazi calibrati in base alle necessità dell’uomo.

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