Cosa ci è rimasto di questo Fuorisalone 2018? Sicuramente la voglia di tornare a divertirsi con quel glamour tipico degli anni ’70-’80! Il design, in un dialogo costante con la sorella moda, si sta muovendo da qualche tempo nella direzione del club alla disperata ricerca di nuovo che oggi coincide con il desiderio di sporcare le cose, contaminarle con altre discipline, produrre pezzi unici ed edizioni limitate.
L’immaginario legato al mondo della notte è più vivo che mai e lo raccontano quattro esempi di note aziende e designer che si sono cimentati con le sperimentazioni legate all’estetica della disco.
CLUB UNSEEN
Nessuna insegna, si vociferava fosse nella zona di Piazza Tricolore, dovevi essere invitato per conoscere l’indirizzo. Club Unseen si trovava in via Giovanni Raiberti 2, all’interno di un vecchio magazzino poco invitante dall’esterno ma come le migliori venue insegnano l’esclusività si sposa con l’inaspettato!
Arianna Lelli Mami e Chiara Di Pinto, creative director di Studiopepe, immaginano un ambiente in antitesi: morbido e asettico al tempo stesso con tonalità pastello, materiali freddi come i neon e superfici specchiate, volumi geometrici e architetture radicali. Un progetto nato per contrasto un po’ locale anni ’70 un po’ Milk Bar di Arancia Meccanica. Due mani sbucano dalla parete servendoti un cocktail, studiato da Andrea Vigna, e ti abbandoni sui sensuali divani guidato dalle note musicali… Lasciateci sognare!
DISCO GUFRAM
Non poteva che essere Gufram il portavoce della Febbre del Sabato Sera! I locali negli anni ’70 vivono la sperimentazione del radical design, con interni flessibili e partecipativi e proprio Gufram fu uno dei produttori di questi arredi visionari come quelli del Piper di Torino.
Al Fuorisalone ha scelto una versione contemporanea della discoteca firmata Charely Vezza e arredata da Atelier Biagetti che interpretano la serie storica degli imbottiti, Rotganzen che gioca con il simbolo per eccellenza della discoteca: la disco ball che si scioglie su tavolini e cabinet e GGSV con i tappeti “neon”.
THE DINER
Pulp Fiction, Happy Days, Beverly Hills, Twin Peaks… E l’elenco potrebbe essere lunghissimo, hanno tutti in comune un luogo: il Diner americano. Nel tunnel dei magazzini raccordati della Stazione Centrale abbiamo vissuto un viaggio attraverso gli States immaginato dall’architetto David Rockwell che, in collaborazione con il magazine Surface per il suo 25mo anniversario, presenta The Diner, il ristorante pop-up ispirato al simbolo dell’America tra contemporaneità e nostalgia dove gustare i piatti della cucina a stelle e strisce tra hamburger, caffè lunghi, milkshake e cheesecake.
Il ristorante è suddiviso in tre sezioni ognuna dedicata ad una regione americana con elementi, tonalità e materiali caratteristici. La zona centrale con le scritte al neon, gli sgabelli al bancone e i noti frame cinematografici alle pareti ricorda gli anni ’50, la sezione East Coast Luncheonette è invece un omaggio all’eleganza e la sofisticatezza neyworkese mentre il tropical corner rimanda alla West Coast tra piante, area relax e amache in stile La la land.
CHEZ NINA
Un nightclub temporaneo nel Quadrilatero della moda dall’atmosfera onirica progettato dall’architetto e designer India Mahdavi, come celebrazione della complicità con Nina Yashar, fondatrice di Nilufar Gallery.
Un luogo privato dove geometrie rigorose incontrano forme sinuose e femminili in cui si entra in punta di piedi e i rumori sono assorbiti dal velluto degli arredi nelle tenui colorazioni, tavoli in vetro acido a contrasto con pareti dai pattern geometrici a cura del maestro francese del wallpaper de Gournay. Una selezione di luci e mobili vintage della collezione di Nina aggiungono il tocco personale come la rara lampada di Angelo Lelii, lampade a sospensione di Hans Agne Jakobsson, le poltrone “Casa e Giardino” di Gio Ponti e un importante tavolo di Joaquim Tenreiro; tra i contemporanei, uno scenografico paravento e alcuni sgabelli disegnati da Martino Gamper.
Foto di Federico Torra e Modalità Demodè
Alla prossima Design Week noi intanto ci riprendiamo la notte!
Una notte estetica
un inconscio fragile
la finzione scenica
psicanalizzatemi
una nuova immagine
per un sogno complice
non è più credibile la normalità (…)