Il periodo a casa ci ha concesso di dedicarci a lunghe telefonate e video call e abbiamo fatto qualche domanda ad Arianna Lago, fotografa italiana che passando da Londra si è stabilita a Los Angeles l’anno scorso. Come ogni mestiere quello della fotografia ha subito un brusco arresto che è stato per tanti un motivo per fare riflessioni e valutazioni della propria storia personale e professionale.
Ho conosciuto Arianna a Londra anni fa e sono sempre stata affascinata dal suo immaginario, dal modo in cui la sua camera cattura immagini, persone, colori e oggetti di uso comune che divengono composizioni meravigliose. La distanza (Milano/Los Angeles) ci ha separate per un lungo periodo ma la quarantena ci ha dato modo di chiacchierare senza problemi di fuso e di tempo. Così un giorno su facetime è nata questa intervista.

Come ti sei approcciata alla fotografia e da quando ti ritieni una fotografa professionista
Ci sono stati vari episodi che mi hanno avvicinata alla fotografia. Il primo è stato osservare mio zio che era un fotografo di scena, poi l’attrazione per gli album e le foto di famiglia… Mi attraeva, ma mi spaventava allo stesso tempo, soprattutto ero spaventata dalla parte “tecnica”. Finchè un giorno ho preso in prestito, per un progetto d’arte, la macchina fotografica del papà di un’amica. Ho scattato la prima fotografica con i Nirvana in sottofondo e quando ho visto il risultato ho capito che era la mia strada. Poi però ho studiato sound design a Londra! Finito il corso di studi ho rubato la macchina fotografica di mio padre e sono partita per l’India dove ho iniziato a scattare e appassionarmi alla materia.

Da li ho iniziato a lavorare in post-produzione pubblicitaria e a seguire dei corsi di fotografia part time, poi i primi lavori per brand di amici: le mie foto le mettevo in tumbrl (molto 2000)! E a questo punto mi contatta un agente da cui arriva il primo vero lavoro pagato. La gavetta è stata lunga ma dopo tanto anni posso lavorare solo come fotografa.

Italiana, trapiantata a Londra e attualmente residente a Los Angeles. Come hanno influito queste tre “sedi” sulla tua vita professionale e sulla tua estetica
Dall’Italia ho assorbito sicuramente il 70 % dell’estetica che riproduco. Da Londra sicuramente non la luce, perché non essendoci mai si scatta molto in interno e in studio, quindi la città insegna a lavorare su editoriali e set insieme ad uno staff numeroso di persone: gli shooting sono molto strutturati e si lavora principalmente con la moda. A Los Angeles ho riscoperto la Natura, fonte di ispirazione e soggetto preferito quindi ho ripreso a lavorare molto in esterno.

I tuoi soggetti preferiti sono
Non ho soggetti preferiti ma l’immagine che amo di più creare è un’immagine in cui gli elementi (anche umani) sono in equilibrio con la natura.

Il progetto preferito
Un lavoro per un brand di candele e profumi perché mi è stata data estrema libertà a livello di direzione artistica ed è stato una sfida rappresentare una fragranza attraverso delle immagini e attraverso le emozioni che quelle immagini suscitano.

Ho avuto spazio per l’improvvisazione e il risultato è stato sorprendente.

Come stai affrontando questo periodo, come sta cambiando il tuo modo di lavorare e la tua percezione dell’immagine e come sta cambiando per te il mondo della fotografia.
Ho riscoperto il mio archivio, ho riguardato tutto e riordinato. E’ stata importante come pausa per fare un bilancio del mio lavoro e “sistemare le coordinate”. Le limitazioni ci cambiano ma possono arricchirci.

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