Mollo tutto e scappo, può essere una frase ricorrente specie quando siamo sopraffatti dalla frenetica monotonia della quotidianità. Per molti rimane un pensiero, per altri diventa un chiodo fisso fino alla decisione di abbandonare la routine per un periodo più o meno indeterminato. Ed è così che la voglia di percorrere itinerari poco battuti, di confrontarsi in maniera autentica e partecipativa con la vita delle comunità locali, di addormentarsi sotto piogge di stelle e svegliarsi tra le dune del deserto o davanti all’impetuosità dell’oceano diventa una scelta di amore per la vita.

Promotrici di stili di viaggio lenti e responsabili, siamo andate alla ricerca di una serie di spiriti liberi che hanno fatto del viaggio lungo e consapevole la propria casa.
In questo primo episodio abbiamo virtualmente raggiunto i Flores on the Road, Martina e Roberto, milanesi per scelta e sudamericani di origine che da un anno e mezzo sono partiti in un viaggio alla scoperta delle proprie radici.

Presentatevi
Siamo Martina e Roberto (34 e 40 anni). Entrambi di origini sudamericane, vivevamo a Milano prima di decidere di comprare un van e con quello girare centro e sud America.

Com’é nata l’idea di lasciare tutto e partire?
Entrambi abbiamo sempre avuto due sogni paralleli: io (Roberto) quello di percorrere la parte sud della Panamericana che dall’Alaska si snoda lungo tutto il Sudamerica, mentre Martina di esplorare le Ande alla scoperta delle proprie radici culturali. Siamo sempre stati i tipi con lo zaino pronto per viaggi più o meno lunghi, ma questa volta abbiamo deciso di vivere diversamente e di fare un’esperienza da nomadi a tempo indeterminato. Nel 2017 eravamo in Messico, per la precisione alla Laguna Bacalar e, per la prima volta, abbiamo visto dei ragazzi viaggiare e vivere a bordo delle loro jeep e van. Lì è scattato qualcosa dentro di noi, da quel giorno le nostre teste hanno iniziato a frullare diversamente e quando siamo tornati in Italia non facevamo che pensarci. E così ci siamo dati sei mesi per capire se fosse un desiderio concreto o meno. I primi giorni di Gennaio 2018 abbiamo deciso: molliamo tutto e partiamo! Per fortuna eravamo entrambi sulla stessa lunghezza d’onda.

Da quanto siete in viaggio e per quanto ancora?
Siamo partiti il 20 settembre 2018, in treno da Bergamo a Roma e da Roma a Los Angeles in aereo. Credevamo di fare l’intero tragitto in un anno e mezzo circa, ma ci siamo accorti che i nostri ritmi sono dettati dalla scoperta lenta dei paesi e delle culture che incontriamo lungo la strada. A volte ci fermiamo in un luogo più a lungo del previsto, a volte lavoriamo, c’è sempre qualcosa che stravolge i piani, quindi staremo decisamente in giro ancora un pò, diciamo inizio 2021?!

Quali paesi avete in programma di esplorare e quale quello che vi ha lasciato il ricordo più bello?
Fin da subito sapevamo che avremmo iniziato il nostro viaggio in California dove abbiamo comprato il van, che il primo paese sarebbe stato il Messico per poi attraversare tutto il centro America e arrivare fino a Sud toccando quasi tutti gli stati del Sudamerica. Dopo tre settimane di duro lavoro, levatacce, docce fredde e pranzi saltati, il nostro van (poi chiamato Jackie) è stato pronto a partire. Il Paese che più ci ha fatti innamorare? Ognuno porta con sé tanti ricordi, tantissimi aneddoti e persone conosciute, ma dovendo scegliere diremmo Messico, Nicaragua, Ecuador e Bolivia. Ad ogni paese siamo però molto affezionati, per un motivo o per l’altro.

Deserto, spiaggia o montagna: dove avete passato la migliore notte e il miglior risveglio?
Ne abbiamo uno per ogni luogo. Nel deserto del Tatacoa, in Colombia, stavamo guidando ed è iniziato a calare il sole, quindi abbiamo accostato e parcheggiato sopra un canyon ed eravamo noi due soli in mezzo al nulla a guardare la famosa “puesta del sol”.

Alle pendici del vulcano Chimborazo, in Ecuador, eravamo a 5.000 metri di altitudine, faceva davvero freddo e abbiamo dormito sotto uno dei cieli stellati più belli che abbiamo mai visto, ammirando dopo tanto tempo la neve.

In Costa Rica, lungo la costa caraibica, dormivamo a pochi passi dal mare e ogni mattina venivamo svegliati alle 5 dai versi profondi delle scimmie urlatrici. Lì abbiamo anche imparato a riconoscere i versi delle are scarlatte in volo in coppia sopra le nostre teste. L’alba era pura emozione! Oltre a questi abbiamo tanti altri posti speciali in tutti i paesi.

Cosa avete imparato durante il viaggio nel confronto con le popolazioni locali?
Dalle popolazioni abbiamo imparato sicuramente quattro cose: la gentilezza, la generosità, l’educazione e l’allegria. Mai in questi mesi abbiamo visto qualcuno di cattivo umore o scontroso. Pur avendo poco, a volte quasi niente, la gente è gentile e aperta, sorride sempre e ti offre il poco che ha col cuore in mano. Da noi, invece, nella vita più agiata e colma di beni materiali, la gente è spesso arrabbiata, ha sempre da ridire e spesso non sa nemmeno dire “grazie” e “buongiorno”. Sono lezioni di vita quotidiane, preziose per chi sa coglierle. Abbiamo ancora molto da imparare.

Cosa fate per finanziarvi il viaggio?
Da quando siamo in viaggio Martina porta avanti qualche lavoro da freelance come grafica e illustratrice mentre insieme abbiamo svolto un lavoro stagionale in un campo agricolo. Abbiamo anche una piccola raccolta fondi in corso avviata poco prima di partire grazie alla quale abbiamo quasi interamente auto-prodotto delle canvas in tela con un’illustrazione di Martina e le vendiamo o barattiamo quando possiamo. Ad ogni modo cerchiamo di mantenere le nostre spese il più basse possibili. D’altronde non ci serve molto, spendiamo soprattutto in carburante e cibo.
Se volete regalarci qualche chilometro di viaggio, potete farlo qui

Quali sono le tre cose del van da cui non vi separereste mai?
Avendolo interamente immaginato, progettato e costruito con le nostre mani e con la poca esperienza in falegnameria, siamo affezionati ad ogni centimetro del nostro van. Ciò da cui non ci separeremmo mai è la sensazione di libertà euforica che ti da questo stile di vita. Dovendo scegliere qualcosa di materiale diremmo: il nostro letto (è fisso, non va aperto e richiuso per muoversi) che è davvero comodissimo e ci permette di guardare panorami sempre nuovi ad ogni risveglio; le nostre mappe appese al soffitto, dove segniamo l’itinerario che abbiamo percorso in ogni paese; il pannello solare, che ci permette di utilizzare il frigorifero, il rubinetto, le luci la sera e caricare i computer.

Come si conduce una vita sostenibile e rispettosa dell’ambiente in van? Quali le piccole accortezze quotidiane?
Il nostro stile di vita è particolarmente ridotto all’essenziale, ma abbiamo scoperto che non è frustrante, piuttosto è una liberazione dall’eccesso e ne siamo contenti. Nel nostro piccolo lottiamo contro gli sprechi, soprattutto di acqua (che è un bene primario e vitale) e di cibo. Acquistiamo prodotti locali dai piccoli produttori che di base sono famiglie o bambini che vendono i loro raccolti sul bordo delle strade di campagna. Usiamo una borraccia con filtro che rende potabile l’acqua e non ci serve comprare mai nessuna bottiglietta in plastica. Ogni volta che lasciamo un posto non rimane nessuna traccia del nostro passaggio e spesso portiamo via anche altra sporcizia trovata. Abbiamo riscoperto il piacere del riutilizzo, del riciclo creativo, del riparare e del baratto.

Che impatto sta avendo la vita di van sulla vostra relazione di coppia?
Siamo sempre stati due spiriti indipendenti e allo stesso tempo molto uniti. Stare insieme ventiquattr’ore su ventiquattro in spazi ristretti può non essere sempre facile, ma abbiamo imparato a gestire le situazioni critiche e cerchiamo di vivere tutto in modo costruttivo. L’empatia tra di noi è sicuramente diventata molto solida e profonda. In van si impara insieme ad affrontare le avventure quotidiane in un modo nuovo e probabilmente anche a vivere di più alla giornata.


Quali sono i consigli che vi sentite di dare a chi vuole seguire la vostra scelta?
Non abbiate paura di fare il primo passo, che è il più difficile, perché sono i cambiamenti e le difficoltà a farci crescere e a renderci forti. Non preoccupatevi del giudizio altrui, siete voi i soli ad avere i parametri per giudicare se è la scelta giusta.
Il nostro motto, che è anche sulle nostre borse, è “si haces lo que amas, logras lo que quieres” e significa che se fai quello che ami puoi arrivare dappertutto. Non abbiate quindi paura di conoscere prima di tutto voi stessi in profondità e poi andate, il mondo diventerà la vostra casa.

Come vi possiamo seguire nel viaggio?
Ci trovate su Instagram come @flores.ontheroad e potete vedere le illustrazioni e foto di Martina nel profilo @martina.burgoa
Per chi può, invece, vi aspettiamo in SudAmerica 😉

