A PASSO LENTO PER LE EOLIE

Chiacchierando con Al Numero Zero e Nesos Trekking di Lipari

Viaggiare vuol anche dire ricongiungersi con le proprie terre d’origine mettendo le radici in piena natura e relegando le caotiche città a un lontano ricordo. In questo nuovo episodio di interviste dedicate agli spiriti liberi che hanno deciso di cambiare vita abbiamo chiacchierato con due realtà di Lipari che hanno fatto dell’immersione nella natura e di uno stile di vita scandito dai ritmi lenti, la loro casa.

Abbiamo incontrato Luigi Mazza di Al Numero Zero, romano, che ha voluto riportare un po’ di vita su uno dei duomi vulcanici dell’isola eoliana rimettendo in sesto la casa abbandonata della famiglia materna: qui dal 2012 ha creato un’azienda agricola oltre che un buon retiro per viaggiatori lenti che amano il piacere delle cose e sensazioni semplici come svegliarsi col canto del gallo, raccogliere il cibo negli orti per preparare un’insalata o una bruschetta, fare lunghe camminate o andare al mare a piedi nella spiaggia sotto casa.

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Ci siamo poi spostati nel centro di Lipari dove ha sede l’associazione Nesos Trekking fondata circa 20 anni fa da Pietro Lo Cascio, a cui si sono aggiunti negli anni Flavia Grita e Carmelo Mustica. Da queste quattro mura costellate di cartografie e foto nascono le idee per far scoprire ai turisti più avventurosi il prezioso patrimonio naturalistico dell’arcipelago con escursioni tematiche e di differente difficoltà organizzate dalla primavera all’autunno.

AL NUMERO ZERO

Cosa ti ha fatto scegliere di mollare la vita in città e trasferirti in un’isola?

Una delle sensazioni negative che ricordo della vita in città era che dovessi aspettare il verde del semaforo per poter andare da un punto all’altro e fermare i miei passi in caso di luce rossa: a questo non mi ci sono abituato mai. Amo spazi aperti e incolti, con animali liberi e orizzonti senza palazzi, sognavo passi incerti su sentieri che spesso non portano da nessuna parte. Alla vita sul pizzo di un’isola ci si deve abituare necessariamente, si dipende dall’acqua piovana, dal vento e dal sole. Niente di tragico, credo sia più difficile dover scandire le proprie giornate in base al traffico e agli orari di ufficio.

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Come cambia la vita sull’isola nell’arco delle stagioni?

L’inverno è lungo e buio, umido e apparentemente infinito, ma ci si consola con la stufa a legna, buone letture e del buon vino rosso. La primavera è un risveglio di colori, mentre le colline dell’isola rifioriscono arrivano i viaggiatori più interessanti con zaino in spalla e scarpe dalle suole ben scolpite. L’estate è calda e spesso ti porta a sperare in quei venti occidentali che nei mesi precedenti hai detestato, ma una nuotata in genere mette le idee al proprio posto. L’autunno è come una nuova primavera, ma col mare caldo, i pomeriggi freschi e spesso i primi funghi porcini.

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Accogli persone da tutto il mondo che sono viaggiatori più che turisti e che sono alla ricerca di un’immersione totale nella natura, cosa impari da questi confronti?

Al Numero Zero non è un albergo né un B&B, né tantomeno un resort o un agriturismo: è una semplice casa in campagna per chi ama andare al mare ma stando in campagna, o viceversa. Ho la fortuna di ospitare viaggiatori che amano la natura e il cammino lento, che sanno apprezzare un pomodoro appena colto e gli animali o una spiaggia deserta senza servizi e il silenzio; viaggiatori che sono a proprio agio con la carenza di acqua e che adorano non aver niente da fare. Da loro ho imparato e imparo sempre che c’è un pezzo di umanità che potrebbe cambiare il mondo semplicemente vivendo a un ritmo più lento, sempre e non solo in vacanza, spostandosi a piedi o in bici, mangiando cibo locale e di stagione e impiegando il tempo libero con la lettura di un buon libro.

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Progetti che stai portando avanti e nuove idee per il futuro prossimo.

Riportare gli asini sull’isola dopo un’assenza di trenta o quarant’anni è stato un grande traguardo. Io ne ho portati due e ne ho fatto nascere un terzo, il piccolo Pan, proprio in piena pandemia. In collaborazione con Nesos continuiamo poi a promuovere quello che abbiamo denominato scekking, una pratica di cammino lento con gli asini in giro per l’isola oltre a percorsi legati alle fasi dell’agricoltura come ad esempio a settembre quando proporrò ai miei ospiti un giro dai vignaioli della zona alla scoperta dei processi della vendemmia. Ho inoltre diverse nuove idee, ma ne realizzo sempre una su dieci. Sono anche scaramantico, quindi non le rivelo. Di una però posso dire qualcosa: sto provando a realizzare un piccolo agricampeggio per viaggiatori un po’ matti che amano dormire tra la vigna l’orto e le stelle, come moderni pastori o viandanti senza meta.

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NESOS TREKKING

Raccontateci chi siete e come è nata l’idea dell’associazione

Pietro: sono un naturalista specializzato in biologia della conservazione, con un passato presso il museo di zoologia dell’Università di Firenze. Per me è stato una sorta di ritorno alle origini: parte della mia famiglia è nativa dell’isola, che ovviamente frequento da quando sono nato. Per una serie di motivi circa 20 anni fa mi sono ritrovato a soggiornarvi per un anno, finché ho capito che non sarei tornato in città e mi sarei dovuto inventare qualcosa di adatto alla mia formazione, all’esigenza di trascorrere molto tempo all’aperto circondato da paesaggi di queste isole che amo. Così nel 2001 è nata Nesos.

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Negli anni si sono aggiunti prima Flavia, architetto di formazione con una grande passione per la natura e l’archeologia, e successivamente Carmelo, un passato come ingegnere e amante dell’escursionismo. Per tutti noi i sentieri della vita ci hanno portato alle Eolie, facendoci capire che il nostro posto era qui.

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Accompagnate le persone attraverso habitat molto diversi che spaziano da campi fumarolici, sommità di vulcani, sentieri boschivi, passando per siti archeologici. Sebbene sia difficile stilare una classifica, quale tra le sette isole è quella in cui tornate sempre volentieri?

Pietro: Personalmente faccio fatica a sceglierne una. Ognuna possiede un linguaggio e un fascino diversi. C’è però un luogo che amo più di ogni altro: le pianure di Alicudi. Ogni volta che torno lassù, avverto la stessa identica emozione della prima volta che le ho “scoperte”, mi sento un piccolo essere umano al cospetto di una natura possente e di un tempo che trascorre con velocità variabile.

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Flavia: Ci ho messo molti anni a capire qual è l’isola che più mi rappresenta. Nel 2013 ho avuto l’opportunità di assistere agli scavi archeologici del villaggio di Filo Braccio a Filicudi. Da qui proviene una tazza ceramica (esposta nel Museo Archeologico di Lipari), su cui è incisa la storia delle colonizzazioni delle isole nell’Età del Bronzo: un sacerdote o una divinità circondata da imbarcazioni e dal mare alza le braccia in segno di preghiera o ringraziamento. Io ci vedo un uomo felice di essere arrivato su questi scogli.

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Carmelo: Senza dubbio Panarea è la mia preferita. La più piccola e forse, dopo Stromboli, la più famosa per un certo tipo di turismo modaiolo tutto parei e aperitivi, nasconde agli occhi dei più un tesoro naturalistico fuori dal comune. Basta infatti percorrere pochi passi fuori dal centro abitato per scoprire un universo selvaggio fatto di falesie a picco sul mare, rari endemismi floricoli, paesaggi terrazzati che rivelano le origini contadine ormai dimenticate e quasi rinnegate.

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Come associazione vi rivolgete non solo ai turisti ma anche alle comunità locali al fine di sensibilizzarle in merito alla salvaguardia della biodiversità eoliana. In quali progetti siete coinvolti?

Portiamo avanti ormai da tempo due progetti non strettamente rivolti ai turisti. Conosci le tue isole? è un ciclo di passeggiate alla scoperta dei luoghi ormai dimenticati dagli abitanti che ha raccolto tantissime adesioni dal 2006 a oggi o il Darwin Day, giunto alla decima edizione, occasione per parlare di temi ambientali e scientifici spesso legati all’insularità e alla biodiversità. A queste attività si aggiungono numerose lezioni in aula e sul campo per le scuole locali, conferenze e svariati progetti di ricerca a cui collaboriamo.

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Nuovi progetti o idee che vorreste sviluppare in un futuro prossimo.

Abbiamo preso recentemente in carico l’Erbario eoliano, piccola struttura museale dedicata alla botanica creata e abbandonata anni fa a Salina, che contiamo di riaprire quest’estate. Il progetto che però più ci sta a cuore al momento è l’aggiornamento della cartografia e documentazione sui sentieri delle isole, fondamentale per percorrerle e scoprirle in tutta serenità.

Il futuro prossimo prevede poi l’avvio di un progetto di conservazione della lucertola eoliana, specie endemica sull’orlo dell’estinzione, oltre alla speranza che venga istituito il Parco Nazionale a cui siamo convinti di poter dare un contributo significativo alla realizzazione e alla sua gestione.

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