Erano anni che volevo visitare le cave e lasciarmi abbagliare da quel candore ma questo incontro mi ha lasciato molto di più. Ho compreso il vero valore di un materiale tanto pregiato e riconosciuto a livello globale che ha scritto pagine importanti della storia dell’arte, del design e del nostro Paese e soprattutto ha influenzato la natura del luogo, la cultura e le famiglie di chi ha dedicato la propria esistenza a questo oro bianco.

Tutto il territorio delle Alpi Apuane è caratterizzato dalla presenza di immensi giacimenti di marmo pregiato e famoso in tutto il mondo, la cui escavazione, secondo le testimonianze storiche, risale almeno al 155 a.C.! Uno dei maggiori giacimenti, poco distante dalla città di Carrara, è quello delle Cave di Fantiscritti che si chiamano così grazie ad un bassorilievo romano di tre divinità che la popolazione locale identificava come bambini, in dialetto “i fanti”, seguiti da iscrizioni incise sotto, “gli scritti” appunto, hanno contribuito a questo fantasioso nome.
La visita si articola in due momenti: il Marble Tour con Davide a bordo della jeep fino alla sommità della montagna e il percorso alla Cava Museo in compagnia di Walter Danesi che illustra storia, tradizione e aneddoti legati a questo leggendario materiale.
Partiamo alla volta della montagna che raggiungiamo in jeep con una strada sterrata in pendenza e quì si presenta il primo livello di difficoltà dato che camion, scavatrici e altri mezzi pesanti percorrono strette salite trasportando un peso inimmaginabile. Si superano diverse cave, la zona ne conta circa 300, e arrivati in cima si gode una magnifica vista panoramica che si estende fino al mare di La Spezia. Da questo punto si possono osservare i diversi giacimenti tra cui il più prezioso di tutti quello più bianco che viene lavorato solo in quantità limitate. La montagna ha cambiato irrimediabilmente la sua conformazione negli anni ma sebbene questo, considerando che l’attività dura da più di 300 anni, l’ambiente circostante non è stato danneggiato e gli effetti non hanno impattato sulla stabilità circostante inoltre oggi ogni azione è regolamentata e non è possibile aprire ulteriori cave.
E’ come entrare in un gioco dei playmobil con i mezzi arancioni che si stagliano dallo scenario, i cavatori, che iniziavano a lavorare sin da bambini erano considerati manovalanza oggi il loro know-how è riconosciuto e viene tramandato di padre in figlio. E’ un mestiere molto duro, pericoloso (più in passato che oggi grazie ai controlli e alle costanti misure di sicurezza che oggi tutelano i lavoratori) e prevede grande attenzione perchè anche oggi sebbene siano cambiati i macchinari il processo è ancora in parte manuale ed è necessaria una conoscenza specialistica.
Ma come avviene l’estrazione? Il marmo viene tagliato dalla parete a blocchi con un cavo di acciaio diamantato, prima si usava una sorta di seghetto, ci si impiegano giorni per farlo, quando si stacca dalla parete cade e ovviamente la rottura è assicurata dato il peso, a seconda delle venature interne e delle fratture si creeranno delle parti di diverse dimensioni che potranno essere vendute intere per progetti artistici o scultorei, anche se è sempre più raro, o per l’arredamento e l’architettura.
Non si effettua l’estrazione quotidianamente e solitamente quando sono previste richieste specifiche si procede con un’ordinazione che richiede mesi di attesa. Gli scarti che inizialmente presentavano un problema, perchè scorie complicate da smaltire, oggi sono diventati risorse fondamentali per le aziende di cosmesi che utilizzano la polvere di marmo per prodotti di grande distribuzione come il dentifricio.

Ma non è finita quì perchè movimentare questi grandi blocchi è estremamente complesso, dal tempo dei Romani fino a pochi decenni fa si praticava la lizzatura per spostare i blocchi dai fronti di cava fino ai piazzali. Fino ai primi decenni del Novecento il trasporto si effettuava anche con l’uso di carri trainati da buoi, i quali, stremati per l’enorme sforzo, talvolta morivano lungo il percorso. Una volta raggiunto il litorale, i blocchi erano trasportati sulle imbarcazioni.
Scopriamo tra le tante una curiosità: nel 1928 fu prelevato il più grande blocco di marmo della storia marmifera, un monolite perfettamente integro destinato alla realizzazione dell’obelisco in onore di Mussolini visibile ancora oggi a Roma presso il Foro Italico. Immaginare questo immenso parallelepipedo scendere con i buoi dalla montagna, attraversare Carrara e arrivare al mare sembra impensabile per le tecnologie del tempo eppure la dimostrazione è ancora tangibile.
Risale invece al 1876 l’apertura della Ferrovia Marmifera, che tento invano di sostituire gradualmente il trasporto tramite buoi; infatti occorsero molti anni per un sistema che sostituisse la lizzatura: nell’ultimo dopoguerra si smantellò la Marmifera e si costruì una rete viaria nei bacini marmiferi, permettendo ai mezzi gommati di caricare i blocchi direttamente in cava e di portarli nei luoghi di trasformazione. Oggi si è fatto un enorme passo avanti e la tecnologia nelle cave ha compiuto grandi progressi inserendo una serie di sistemi di lavorazione all’avanguardia nell’innovazione tecnologica in campo mondiale.


L’utilizzo del marmo ha legami nobili con il mondo dell’arte, dell’architettura e urbanistica si pensi agli esempi più tipici del Rinascimento come il Battistero di Firenze, il Duomo di Santa Maria del Fiore, le basiliche di Santa Croce e Santa Maria Novella, la Cattedrale e il Battistero di Pisa, il Duomo di Siena fino alle straordinarie opere di Michelangelo, che solitamente soggiornava per mesi a Carrara prima di trovare il “giusto pezzo”. Ovunque ti giri in Italia il marmo è sinonimo di bellezza sempiterna e altissimo valore artigianale che il nostro Paese può vantare. Una consapevolezza che deve essere compresa e difesa.

Durante la stagione primavera/estate dopo il tour si può partecipare ad un aperitivo nel suggestivo scenario delle cave a quota 1000 metri! Spritz, americano o un analcolico con crostini al lardo di colonnata (ovviamente!), focaccia e salumi, cosa si può desiderare di più?! Per prenotazioni clicca quì

Foto di Marco Greco